Mariano Sabatini, nato a Roma nel 1971, è giornalista e scrittore. Ha lavorato per quotidiani, periodici e web. È stato autore per TMC e per la Rai (Tappeto Volante, Parola mia, Uno Mattina), poi temuto critico Tv, ma gli riesce ancora difficile spiegare alle figlie che sta lavorando quando è davanti al televisore. Ha condotto rubriche su radio nazionali e locali, e come commentatore è molto presente sui grandi network. Ha scritto sei libri, tra i quali “Trucchi d’autore”, “Ci metto la firma”, “È la Tv, bellezza!”, “L’Italia s’è mesta”.
Il primo romanzo di Mariano Sabatini
Esce il 31 marzo in libreria “L’inganno dell’ippocastano” (Salani 2016, pp. 240, 14,90 euro), primo romanzo dell’autore, dedicato “A Marzia, per quelle lenzuola verdi”, che qui esordisce con un noir di classe ambientato in una Roma alto-borghese che sa nascondere bene i suoi segreti e le sue manchevolezze.
Leonardo Malinverno, protagonista del volume, inviato speciale del “Globo”, nuovo quotidiano dell’Urbe, si trova al centro di un intrigo che si svolge nei palazzi romani dove imprenditoria, malavita, informazione e politica appaiono come diverse facce di una stessa medaglia.
“A quasi ottant’anni, la voglia di provare a mettere un po’ d’ordine nella città eterna, amatissima, aveva cominciato a farsi sentire. Fino a diventare l’obiettivo primario”.
Ascanio Restelli, imprenditore di successo nel ramo edile e aspirante candidato sindaco capitolino, nominato un paio di anni prima commendatore dal Presidente della Repubblica, viene trovato assassinato (gola tagliata e due buchi al posto degli occhi), all’interno della sua dimora, una grande villa costruita sul finire dell’Ottocento, simbolo del suo potere, ubicata alle pendici di Monte Mario, “Ucciso l’Ottavo Re di Roma”. L’autore, grazie a uno stile preciso e rapido, si dimostra bravissimo nell’orchestrare una trama perfetta, coinvolgente, che porta alla luce tutte le vicende oscure di una Roma tanto bella quanto sfacciata, tanto ingannevole quanto affascinante, tanto seducente quanto contaminata.
“... i gabbiani planavano sul Tevere, di tanto in tanto lanciando gemiti maligni e tuffandosi in acqua, dopo essere rimasti quasi in sospensione sfruttando la brezza”.
Intervista all’autore Mariano Sabatini
- Mariano, senza voler svelare nulla che possa condurre alla scoperta dell’assassino, vuoi chiarire il significato del titolo del romanzo?
Rappresenta il nodo della storia, perciò devo stare molto attento. La spinta me l’ha data la bella poesia di Primo Levi, semplice e profonda come tutte le cose semplici, “Cuore di legno”, in cui questo albero magnificente viene definito “un impostore ma ingenuo”. L’ippocastano produce, infatti, castagne non commestibili per l’uomo. La forte delusione che una simile scoperta può comportare, soprattutto se ci si sente intimamente inutili come quelle castagne fasulle, può essere destabilizzante. Questo il motore del romanzo.
- Chi è Viola Ornaghi?
Una donna bellissima, complessa, e sfuggente come una gatta. È la protagonista del libro, insieme a Leonardo Malinverno. Entrambi giornalisti, lui di un quotidiano e lei di un settimanale femminile, si trovano al centro di una vicenda più grande di loro. È Viola che scopre il cadavere di Restelli e chiede aiuto all’amico. Il loro legame si rinsalda ma l’amicizia rimarrà tale o diventerà qualcos’altro? Di sicuro Malinverno avrà modo di accorgersi di quanto sia difficile gestire il groviglio di sentimenti ed emozioni anche contrastanti che la vicinanza di Viola gli suscita.
- Titolo di copertina: “Capitale corrotta = nazione infetta”. Nel dicembre 1955 l’inchiesta-scandalo di Manlio Cancogni sull’Espresso denunciava il dilagare della speculazione edilizia a Roma. Le cronache recenti hanno dimostrato che quel vecchio titolo di copertina dell’Espresso resta sempre attuale. Che cosa ne pensi?
È sempre più vero quello che affermava il grande giornalista e scrittore, purtroppo poco ricordato. Ahimè, con la consapevolezza non è diminuito il rischio di sottovalutare il problema delle tante ramificazioni criminali. Con “L’inganno dell’ippocastano” mi sembra di aver dimostrato come i malavitosi di diversa estrazione, mafiosi e no, possano essere legati a filo strettissimo, di qua e di là dall’Oceano.
- “Mafia Capitale”, l’inchiesta che ha travolto Roma, fatta di intercettazioni, indagini, arresti e di tutte quelle implicazioni politiche che hanno rivelato il malaffare cittadino, ha dimostrato che spesso la realtà supera la fantasia?
Mi piace molto quello che, generosamente, ha scritto Maurizio De Giovanni per la mia copertina:
“Occhio, Malinverno. Occhio, perché a rimestare nella melma a mani nude non si sa mai a che cosa si va incontro. Occhio, Malinverno, perché corri il rischio di scommettere senza saperlo sulla tua vita, mettendo in gioco il tuo cuore e il tuo coraggio. Occhio, Malinverno, perché ad addentrarsi nelle tenebre puoi trovarti di fronte a qualcosa di terribile: il futuro. Occhio alla scrittura di Mariano Sabatini, perché dimostra che il romanzo nero italiano è qualcosa di enorme, e ha pure inquietanti doti di preveggenza”.
Mentre scrivevo il romanzo si srotolavano sulle cronache i fatti di Mafia Capitale.
- Se dal tuo libro un regista volesse trarre un film, a chi ti piacerebbe venisse affidato il ruolo di Leo Malinverno?
Ho scritto pensando a Luca Argentero, anche se non è romano. Leonardo Malinverno gli somiglia fisicamente, perché senza dubbio come l’attore piace molto alle donne, gli è vicino come età e soprattutto come carattere. È leggero, ironico, simpaticamente sfrontato. Eppure educato e sensibile. Tutte qualità che mi pare di ravvisare in Argentero, la cui parabola professionale dimostra intelligenza e capacità. Ecco, il mio sogno sarebbe che lui leggesse “L’inganno dell’ippocastano” e decidesse di regalare il suo volto al mio Malinverno.
- È prevista una serialità per l’affascinante giornalista, nuovo protagonista dell’universo noir?
Spero proprio di sì. Sto scrivendo la seconda inchiesta-indagine di Malinverno, sono a tre quarti della storia, e stavolta sarà alle prese con un serial killer.
- Infine, Mariano, una curiosità: per quale motivo ti riesce ancora difficile spiegare alle tue figlie che stai lavorando quando sei davanti al televisore?
È difficile in generale far comprendere che seppure ti diverti e sei soddisfatto di quello che fai, si tratta pur sempre di lavoro. Conrad si chiedeva come poteva far capire alla moglie che quando guardava fuori dalla finestra stava lavorando. Siamo sempre lì.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’inganno dell’ippocastano: intervista all’autore Mariano Sabatini
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