Tè verde
- Autore: Joseph Sheridan Le Fanu
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Se non ci si limita al piano esclusivo della traduzione soprannaturale, il fantastico (in ispecie il fantastico ottocentesco) è un genere proto-psicanalitico, in quanto genere onirico, interiore. Come rileva Pierre George Castex – citato a p. 25 da Michela Vanon Alliata –, il fantastico è
“collegato in genere con gli stati morbosi della coscienza, la quale, in fenomeni come quelli dell’incubo o del delirio, proietta davanti a sé le immagini delle sue angosce e terrori”.
Nelle sue espressioni più significative, il genere può essere dunque scandagliato attraverso analisi bifocali. Da un lato come
“intrusione repentina del mistero nel quadro della vita reale”
(ancora Castex), dall’altro come proiezione allucinatoria di desideri o terrori inconsci.
Ne sia fulgido esempio questo “Tè verde” di Joseph Sheridan Le Fanu, colonna portante del gotico narrativo (“Lo zio Silas”, “Carmilla”) tradotto e mirabilmente introdotto da Michela Vanon Alliata per la collana di classici inglesi di Marsilio (2017).
Quasi di rimando alla doppia chiave di lettura della storia (visione delirante o realtà?), il racconto si presenta parcellizzato, febbrile, narrativamente a “incastro” (tre voci narranti). Intessuto di un’atmosfera plumbea, allucinatoria, malata, prodromo di una possibile prognosi medica, pre-freudiana. In un angolo remoto dell’omnibus che lo sta portando a casa, una malevola scimmietta nera si manifesta, per la prima volta allo sguardo del reverendo Jennings, costringendolo a un percorso autodistruttivo i cui termini ultimi risultano essere la pazzia e il suicidio.
“Aveva gli occhi socchiusi, ma io li vedevo brillare. Non smettevano di fissarmi. In ogni momento, a ogni ora del giorno e della notte, è desta e mi osserva. E questo non cambia mai” (p. 109).
Tralasciata l’ipotesi trascendentale (l’animale come epifania del diavolo), che cosa può simboleggiare - meta-significativamente - la scimmia del racconto di Joseph Sheridan Le Fanu?
- La parte oscura e persecutoria del proprio super-io? (Jennings è un religioso la cui fede forse vacilla);
- L’insorgere sintomatologico della schizofrenia? (alle allucinazioni visive seguiranno quelle uditive: l’animale finirà col parlargli, ispirargli cose cattive);
- Il frutto (degenere) di rimossi intrapsichici non riconosciuti, oppure una semplice visione ipnotica causata dell’abuso del tè verde?
Minuziosa e gravida di spunti l’analisi dell’inglesista Michela Vanon Alliata nella sua introduzione a “Tè verde”. Doveroso affidarle quindi l’ultima parola (p. 31):
“L’esplorazione del sottile confine fra lucidità e follia, sogno e allucinazione, diventa qui, come in altri racconti, immersione nel mare delle tenebre, approdo a una visione tragica di assurdità e scacco metafisico”.
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