Il 6 giugno 1875 nella città anseatica di Lubecca, affacciata sul mar Baltico, nasceva il secondogenito del senatore e commerciante di cereali Thomas Johann Heinrich Mann e della nobile Julia da Silva Bruhns: al bambino fu dato il nome di Paul, ma sarebbe passato alla storia con il suo secondo nome che ereditò in omaggio al padre, ovvero come Thomas Mann.
Dopo la morte del capofamiglia, avvenuta nel 1891, i Mann si trasferirono a Monaco di Baviera. Il giovane Thomas Mann viveva con la madre, appassionata di musica e d’arte, e con il fratello maggiore Heinrich cui lo legava un comune talento per la scrittura. Proprio un memorabile viaggio in Italia, compiuto in compagnia del fratello, diede a Mann l’ispirazione per scrivere la sua prima raccolta di novelle che pubblicò nel 1897.
Nell’atmosfera culturale effervescente di Monaco il giovane scrittore ebbe modo di perfezionare la propria arte, entrando nei circoli letterari della città, grazie all’appoggio del poeta Richard Dehmel che aveva riconosciuto nel ventenne Mann grandi capacità artistiche.
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Dopo un inizio incerto e stentato e alcune collaborazioni giornalistiche, tra cui ricordiamo la rivista satirica Simplicissimus, Thomas Mann iniziò a dedicarsi esclusivamente alla letteratura scrivendo il suo primo romanzo che avrebbe avuto il titolo I Buddenbrook (1901).
Il libro, dichiaratamente autobiografico, narrava la storia di un’agiata famiglia di mercanti di Lubecca e del suo lento declino economico. Prendendo come spunto la morte del padre e la conseguente liquidazione dell’azienda di famiglia, Mann raccontò la decadenza della borghesia mercantile europea che divenne riflesso di un’epoca, il cosiddetto “Secolo breve”.
Ottenuto il successo, nel 1905, lo scrittore sposò Katharina Pringsheim (detta Katja, Ndr), figlia di uno degli uomini più ricchi della capitale del regno della Baviera. Nonostante le infauste previsioni dei medici sulla fertilità della giovane moglie di Mann, nove mesi dopo il matrimonio la donna diede alla luce una bambina cui fu dato il nome Erika, che sarebbe diventata una celebre scrittrice e saggista. Solo un anno dopo sarebbe nato Klaus, futuro scrittore e animo tormentato che avrebbe tentato di inseguire le orme dell’illustre padre. A Erika e Klaus avrebbero fatto seguito altri quattro figli Golo, Monika, Elisabeth e infine Michael. Tutti e sei i Mann si cimentarono, in fasi alterne della loro vita, nella scrittura. Tutti però finirono inesorabilmente schiacciati dalla fama irraggiungibile della figura paterna, a eccezione del solo Golo Mann, che riuscì ad affermarsi come storico.
Il romanzo I Buddenbrook ebbe un ruolo cruciale nel determinare la fortuna dello scrittore tedesco. Fu la chiave di volta del successo di Thomas Mann, all’origine dei più prestigiosi riconoscimenti letterari che furono attribuiti all’autore.
Nel 1929 gli fu conferito il premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione.
Principalmente per il suo grande romanzo I Buddenbrook, sempre più riconosciuto come una delle grandi opere della letteratura contemporanea.
Nel 1933, pochi anni dopo aver ricevuto il premio Nobel, Mann fece la sua ultima apparizione pubblica in Germania. Tenne una conferenza presso l’università di Monaco intitolata Dolore e grandezza di Richard Wagner. Nel suo discorso lo scrittore criticò i legami tra il nazismo e l’arte tedesca, dei quali la musica di Wagner per lui era il simbolo più autentico. Le sue affermazioni non furono gradite al regime, proprio nei giorni dell’ascesa al potere di Adolf Hitler.
Per Thomas Mann ebbe quindi inizio la lunga pena dell’esilio. Si trasferì dapprima con l’intera famiglia in Svizzera, a Zurigo, e in seguito negli Stati Uniti dove visse a lungo nei pressi di Los Angeles. Non fece mai più ritorno in patria. Nei suoi ultimi anni tornò a Zurigo, a Kilchberg, dove si spense in seguito a un collasso cardiaco all’età di ottant’anni il 12 agosto 1955.
Le opere di Thomas Mann
Fu dunque il primo romanzo a consacrare la luminosa carriera letteraria di Thomas Mann. Alla saga de I Buddenbrook fece seguito la raccolta di novelle Tristano (in cui era contenuto il celeberrimo racconto Tonio Kröger, Ndr) e ancora l’anno dopo il romanzo Altezza reale in cui Mann smascherava la vita di corte fatta di vane apparenze.
Nel 1912 fu dato alle stampe La morte a Venezia , un romanzo breve considerato tuttora tra le maggiori opere di Thomas Mann. All’epoca il libro suscitò un certo scalpore per l’adombrata pedofilia del protagonista, il maturo Gustav von Aschenbach che si innamora platonicamente di un ragazzo di appena quattordici anni, il giovane Tadzio. La storia di amore e morte, ambientata in una Venezia evanescente e malinconica, sembra riflettere la decadenza dell’Europa. Sullo sfondo il contrasto inconciliabile tra vita e arte che divenne il filo conduttore di tutta l’opera dell’autore tedesco.
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Il 1924 fu l’anno di un altro capolavoro, La montagna incantata, considerato il libro più grandioso scritto nella prima metà del secolo. Straordinaria mescolanza di prosa e poesia, La montagna incantata può essere letto come una metafora della società prebellica e del decadimento dell’alta borghesia europea. L’intera opera può oggi essere letta come una metafora della follia distruttiva della guerra e della cadenza morale dell’epoca.
Recensione del libro
La montagna incantata
di Thomas Mann
Nel 1926 lo scrittore iniziò la tetralogia biblica Giuseppe e i suoi fratelli a cui lavorerà per oltre quindici anni, intrecciando mito e psicologia, ricerca ed epica.
Il 1947 è l’anno del manifesto estetico del Doctor Faustus in cui il protagonista, il dottor Faustus tratto dall’opera di Goethe, diventa allegoria del popolo tedesco che si è alleato con il male decretando così la propria fine.
Recensione del libro
Doctor Faustus
di Thomas Mann
Nel 1951 esce il romanzo L’eletto. In questo stesso periodo Thomas Mann si stabilì definitivamente a Kilchberg, sul lago di Zurigo, dove continuò a lavorare fino alla morte. Nel 1954 pubblicò Le confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull, l’ultimo suo grande successo che narrava, non a caso, le memorie parodistiche di un avventuriero errante ormai in pensione. Mann aveva lavorato al romanzo a più riprese, a partire dal 1906 come dimostrano i suoi appunti, e vi si dedicò nei suoi ultimi anni. Era un’opera intrisa di ironia in cui il grande autore tedesco si serviva della scrittura plasmandola a suo piacimento, giocando per puro diletto con l’invenzione letteraria. Nel personaggio di Felix Krull, ispirato all’avventuriero romano Manolescu, si può cogliere un riflesso di Mann stesso, un mistificatore tutto sommato compiaciuto delle fantasie da lui create. Tuttavia se quelli di Krull erano inganni reali, quelli di Mann non fuoriuscirono mai dall’ambito astratto ed elitario dell’arte.
L’edizione definitiva del libro apparve, incompleta, proprio nell’anno della sua morte. Del resto, ogni grande scrittore lascia almeno un libro incompiuto come sua ultima eredità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Thomas Mann: vita e opere di un gigante della letteratura
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