Il confine tra pittura e poesia può essere sottile, come dimostra Frida Kahlo che nei suoi brevi scritti trasforma le parole in colori stemperandole nell’acqua con delicate pennellate. I diari della pittrice messicana ci restituiscono espressioni metaforiche, inconsuete, neologismi, pensieri incontenibili che si susseguono in una grafia fitta e curata capace di restituirci l’universo sconfinato di una mente artistica.
Frida Kahlo nasceva a Coyoacán, un villaggio alla periferia di Città del Messico, il 6 luglio 1907. Lei però preferiva dire di essere nata nel 1910, l’anno della rivoluzione. Nel suo diario scrive di aver avuto due grandi incidenti nella sua vita che la segnarono irrimediabilmente.
Il primo fu di natura fisica: l’incidente in cui rimase coinvolta il 17 settembre 1925 quando all’uscita da scuola salì a bordo di un autobus che rimase schiacciato dallo scontro con un tram. Le conseguenze dell’impatto furono gravissime per Frida, subì trentadue interventi chirurgici e fu costretta a un lungo periodo di riposo forzato durante il quale iniziò a dipingere. La colonna vertebrale le si spezzò in tre punti e la gamba sinistra riportò undici fratture; nonostante la lunga convalescenza il suo corpo non tornò a essere quello di prima, le conseguenze del trauma subito la accompagnarono per tutta la vita, vinte soltanto da una fiammeggiante forza interiore.
Il secondo incidente fu di natura sentimentale e aveva nome Diego Rivera, artista affermato e punto di riferimento per la cultura messicana dell’epoca. Tra i due scoccò una passione folle e rovinosa. Si sposarono nel 1929 dando origine a una delle coppie artistiche più importanti del Novecento: si nutrivano dell’energia intellettuale l’una dell’altro, creando, dipingendo rivitalizzati dalla linfa vitale scaturita dalla loro unione. Fu un matrimonio costellato da numerosi tradimenti da parte di entrambi, che tuttavia resistette sino alla fine della vita di Frida. Fu una passione tormentosa, salvifica e rovinosa al tempo stesso: il loro incontro fu una benedizione ma anche il principio di una tempesta emotiva destinata a durare un’intera esistenza.
Al marito Diego Rivera la pittrice messicana dedicò una delle più belle poesie d’amore, composta di parole peculiari e fantasiose che si articolano in un susseguirsi di immagini. Poche frasi scritte senza un senso apparente sui tanti fogli che compongono il suo variopinto diario. La scrisse in data 22 gennaio 1947.
Scopriamone testo e analisi.
“Tu piovi, io ti cielo” di Frida Kahlo: testo
Tu mi piovi, io ti cielo.
Tu la finezza, l’infanzia, la vita
– amore mio –
bambino – vecchio
madre e centro –
azzurro – tenerezza.Io ti porgo il mio universo e tu mi vivi
Sei tu che io amo oggi.
Ti amo con tutti gli amori.Ti darò il bosco
con una casetta dentro
con tutto il buono che c’è
nella mia costruzione, tu vivrai
contento – voglio che tu
viva contento. Anche se
ti do sempre la mia
assurda solitudine e la monotonia
di tutta una complessissima
diversità di amori –
Vuoi?
“Tu piovi, io ti cielo” di Frida Kahlo: testo originale
Tú me llueves – yo te cielo
Tú la finura, la niñez, la vida
amor mío – niño – viejo
madre y centro – azul – ternuraYo te entrego mi universo y tú me vives
Eres tú a quien amo hoy
te amo con todos los amoreste daré el bosque con una casita dentro
con todo lo bueno que haya
en mi construcción tu vivirás contento
yo quiero que tu vivas contento.
Aunque yo te daré siempre
mi soledad absurda y la monotonía
de toda una complejísima diversidad de amores
¿Quieres?
“Tu piovi, io ti cielo” di Frida Kahlo: analisi e commento
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La poesia di Frida Kahlo ha gli stessi tratti della sua pittura visionaria, surrealista. Non a caso la pittrice diceva “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”. Nei suoi quadri immaginifici e simbolici si poteva scorgere la radice profonda di un dolore, l’impeto di un ideale o di una passione. Così anche nelle sue parole che si trasfigurano quasi in materia come dimostra il solenne incipit: “Tu mi piovi, io ti cielo” una scrittura diversa che sembra ricalcare lo stile delle avanguardie novecentesche.
Frida Kahlo compone il suo singolare quadro in parole carico di simbolismi che raccontano l’amore nel suo essere assoluto.
L’essenza Diego si trasfigura in immagini: è madre - dunque origine - e centro - quindi equilibrio - e al contempo è anche un bambino da accudire. Diego è azzurro, colore del cielo e dell’infinito, e tenerezza sconfinata. Lei si trasfigura invece in universo, che indica la vastità della sua dimensione interiore che porge all’amato perché possa viverla.
Nella poesia si fa strada tuttavia anche la complessità di Frida che emerge in una dichiarazione d’amore atipica: “ti amerò con tutti gli amori”, che si traduce certo in ti amerò con tutta me stessa, ma in seguito assume anche un significato duplice: non sarai il solo che io amerò, come un avvertimento.
Nel finale infatti Frida non si concentra sui doni che porge a piene mani all’amato, ma su se stessa. E lei si descrive nella sua dimensione interiore di “assurda solitudine e la monotonia” e soprattutto nella complessità dei suoi amori. È anche questo che porge a Diego, i suoi lati oscuri, meno amabili. Nel suo farsi dono si fa anche tormento e in questa doppia sembianza si concede con una domanda:“ vuoi?” Che sembra sottointendere: mi accetti così come sono?
Il grande talento di Frida Kahlo del resto sgorgava appieno da questo dolore, invincibile, che lei seppe trasformare in arte e in amore. L’essere pienamente se stessa significava fare delle proprie ferite un’opera meravigliosa e scioccante, significava consegnarsi nuda al mondo senza alcuna maschera. Ed è proprio per la sua autenticità che ancora oggi la amiamo e la apprezziamo. Si è trasfigurata da donna a mito abitando il semplice privilegio di essere se stessa e creando un lessico nuovo che potesse rappresentarla: “io ti cielo”, queste parole sono solo sue.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Tu piovi, io ti cielo”: la poesia di Frida Kahlo dedicata a Diego Rivera
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