La struggente poesia Un paio di scarpette rosse, scritta dalla poetessa e partigiana italiana Joyce Lussu (nome d’arte di Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti coniugata Lussu, Ndr), ci riporta alla memoria il drammatico destino dei bambini nei campi di concentramento nazisti.
Joyce Lussu fu molto attiva in campo letterario quanto in campo politico, dedicò tutta la sua vita alla lotta contro ogni forma di imperialismo e di dittatura. Di lei Benedetto Croce, curatore delle sue liriche, dirà che nella sua poesia era capace di infondere alle scene narrate una forza inaudita: "Si sono fatte interne, si sono fuse con la sua anima".
Il componimento di Joyce Lussu è uno dei più citati in occasione della Giornata della memoria proprio perché nella sua esposizione piana, lineare e chiara ci restituisce senza sconti tutta la drammaticità di quel che accadde nei campi di sterminio.
Le "scarpette rosse" evocate da Lussu hanno nell’immaginario comune lo stesso effetto del cappotto rosso indossato dalla bambina in Schindler’s List che emerge in forte contrasto sullo sfondo in bianco e nero: complice la forte connotazione visiva, che attrae lo sguardo dello spettatore, rimandano all’evidenza di una tragedia che non può essere in alcun modo ignorata. Una nota di colore, il rosso, che è l’unico barlume di vita in mezzo al grigiore mortifero dei campi.
La poesia di Lussu si serve dell’oggetto inanimato, le scarpette rosse per l’appunto, per evocare uno dei capitoli più atroci dell’Olocausto: la morte dei bambini ebrei.
Vediamo ora più nel dettaglio testo, analisi e commento del componimento Un paio di scarpette rosse.
Un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu: testo
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco".C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu: analisi
La poesia di Joyce Lussu, scritta nel 1945 quando ancora i fatti narrati apparivano di estrema attualità, si focalizza su un oggetto inanimato: un paio di scarpette rosse, di quelle che si indossano solitamente nei giorni di festa. Subito si deduce che le scarpe, un numero ventiquattro, appartengono al piede minuto di un bambino piccolo, probabilmente di soli tre anni d’età.
L’autrice sottolinea il fatto che le scarpette siano nuove - come se questo aggettivo contenesse in sé un’implicita promessa di futuro - e che al loro interno sia ancora ben visibile il marchio della fabbrica in cui erano state acquistate "Schulze Monaco", in Germania dunque, il che sembra rivendicare un senso di appartenenza degli ebrei a quella stessa nazione da cui furono traditi.
Dopo l’accurata descrizione dell’oggetto - che ci permette di contestualizzare le scarpette e capire a chi fossero appartenute - la poetessa si focalizza sul contesto in cui queste "scarpette rosse" sono inserite. Si trovano impilate in cima a un alto mucchio di scarpette abbandonate, il che già evoca uno scenario sinistro, di morte. Segue poi quel nome "Buchenwald" che non lascia alcuno spazio all’immaginazione, è sufficiente pronunciarlo per accostarlo all’idea irreparabile della morte.
Una volta lasciata presagire la vastità della tragedia, Lussu evoca con poche parole dure ed esplicite il destino impietoso del proprietario delle scarpette: il bambino è stato bruciato nei forni crematori del campo di sterminio. Accostando poeticamente un dettaglio inimmaginabile "chissà di che colore erano i suoi occhi" al suo prevedibile "pianto", che ne evoca il dolore e uno strazio che nessun orecchio umano potrebbe sopportare, l’autrice ritorna al tema iniziale delle scarpette rosse numero ventiquattro.
La ripresa ciclica delle "scarpette rosse" permette di dare ritmo al componimento e, allo stesso tempo, di scandire il destino angoscioso del bambino protagonista della lirica.
Nella strofa finale, che ha una funzione riassuntiva delle prime due, si afferma che le scarpette rosse si trovano a Buchenwald e le si accosta al dramma della morte di milioni di bambini.
La conclusione della poesia infatti non fa più riferimento a quel solo bambino proprietario delle scarpette, di cui l’autrice ci ha fatto immaginare il volto e il pianto, ma a tutti i bambini che sono scomparsi nel dramma della Shoah.
Il componimento, creato quasi sotto forma di filastrocca, è infatti rivolto a tutti loro per tutelare la memoria di quei bambini che non diventarono mai grandi e morirono nelle camere a gas.
Un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu: commento
Un paio di scarpette rosse è caratterizzata da una struttura tripartita e dalla ripetizione, scandita, del primo verso che ci permette di leggerla quasi come una filastrocca.
La poetessa ha scelto proprio questo schema semplice e lineare per narrare uno dei fatti più atroci della Storia del Novecento. La morte dei bambini è incommentabile, non si può raccontare, e lei infatti affida l’atrocità dell’avvenimento a un oggetto inanimato.
Sono quelle scarpette rosse, quasi nuove, ad evocare tutto pur senza parlare, perché contengono in sé la disumanità del dramma che si è consumato in quel luogo, ne sono divenute l’emblema proprio come il cappotto rosso di Schindler’s List.
Per rievocare la Giornata della Memoria abbiamo bisogno di simboli, di riferimenti, e la poesia di Joyce Lussu risponde proprio a questa necessità utilizzando un oggetto di uso comune, un paio di tenere scarpine di bimbo, per evocare il significato di un dramma che si è consumato nell’ordinarietà del quotidiano.
Joyce Lussu non conclude la poesia con alcun monito, non rimanda al perentorio "per non dimenticare", non proferisce alcun grido di rabbia o di dolore. Il tono dell’autrice è sempre pacato, non vi è alcuna traccia di odio, nessun impeto di condanna, eppure restituisce tutto il senso dell’orrore.
Lussu ci consegna, nell’amarezza profondissima dell’ultimo verso, la memoria più spietata di ciò che è stato. Forse proprio per questa ragione Un paio di scarpette rosse è considerata, nella sua limpida semplicità, una delle poesie più esemplificative e struggenti sul dramma dell’Olocausto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu: la più struggente poesia sulla Shoah
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