Io non so come sarà la nuova scuola dopo il coronavirus, so solo che la tecnologia questa volta è entrata nella scuola con quella dignità che non le era mai stata riconosciuta, anche perché molti docenti non alfabetizzati consideravano fosse normale non utilizzare strumenti di cui non conoscevano neanche le basi e affidarsi esclusivamente alla sempreverde lezione frontale in classi spesso disattente e annoiate.
L’insegnamento di sapore gentiliano, privo di strumenti mediatici, imperando nella maggior parte delle scuole spesso non ha saputo rendere interessanti le lezioni: basti pensare anche solo alla famosa LIM che resta perlopiù inutilizzata nelle classi.
Oggi tutti, dico tutti e non solo i docenti giovani che si presume sappiano di tecnologia, hanno dovuto fare i conti con strumenti che hanno imparato a utilizzare: accanto a un proporsi da un tablet o da un computer la prof o il prof di oggi ha imparato a fornire documenti storici, a navigare su internet alla ricerca di materiali che meglio illustrino quanto si va spiegando, a correggere con griglie temi e ricerche, a evidenziare con sottolineature colorate o in grassetto frasi scorrette o lessici inadeguati.
La correzione dei compiti è diventata un’operazione stimolante sia per chi la esegue che per chi ne è destinatario e… tanto altro ancora.
Quando alunni e prof ritorneranno in classe guardandosi negli occhi, parlandosi con quell’emozione che solo lo stare insieme di presenza dà, non potranno fare a meno di utilizzare quegli strumenti tecnologici che saranno diventati familiari per uno studio finalmente avvincente.
Navigare non sarà considerato più un semplice disperdersi tra le insidie di una rete minacciosa, ma un’intelligente ricerca del sapere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La scuola dopo il Coronavirus: la tecnologia strumento per la didattica
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