È disponibile sulla piattaforma Netflix Vita e Virginia il film diretto da Chanya Button che fu presentato al Toronto International Film Festival del 2018. La pellicola è tratta dall’omonima pièce teatrale di Eileen Atkins, e si ispira al carteggio epistolare, edito in Italia da Donzelli, intercorso tra Virginia Woolf e la scrittrice Vita Sackville-West.
Il lungometraggio indipendente di Chanya Button porta sul grande schermo la tormentata relazione sentimentale tra le due donne raccontando la genesi amorosa del capolavoro letterario che condusse Virginia Woolf al successo, Orlando.
Nel cast troviamo due protagoniste di eccezione, l’attrice australiana Elizabeth Debicki, nei panni della Woolf, e la ex Bond Girl Gemma Arterton nel ruolo di Vita Sackville-West. Merita una menzione anche la brava Isabella Rossellini che interpreta la ieratica baronessa Sackville, madre di Vita.
Al box office statunitense Vita e Virginia ha incassato 4 milioni di dollari nelle prime settimane di programmazione.
Scopriamo più nel dettaglio trama e trailer del film e i parallelismi con la storia vera da cui è tratto.
Vita e Virginia: trama
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Il film di Chanya Button è lento ed emozionante fatto di sguardi e di atmosfere che riprende integralmente i passi delle lettere intercorse nel corso del lungo scambio epistolare tra le due scrittrici.
Virginia Woolf e Vita Sackville-West si conoscono nel 1922. La prima è considerata una intellettuale estrosa e un po’ folle, mentre la seconda è già una scrittrice affermata. Sono entrambe sposate: Virginia con l’editore e giornalista Leonard Woolf, e Vita con il diplomatico Harold Nicolson da cui ha avuto due figli.
Vita non fa mistero della propria omosessualità e conduce, in accordo col marito, una vita matrimoniale libera da ogni vincolo di fedeltà. La sua fuga a Parigi con la scrittrice britannica Violet Trefusis fece molto discutere il mondo letterario dell’epoca e diede scandalo in società. La baronessa Sackville, indispettita dal comportamento libero e volubile della figlia, cerca di tenerla a bada minacciando di sottrarle l’affido dei bambini. L’esistenza di Vita tuttavia deraglia bruscamente quando a una festa conosce la scrittrice Virginia Woolf, per cui nutre una pazza ammirazione. Se ne innamora perdutamente sin dal primo istante, ma l’altra non sembra ricambiare i suoi sentimenti.
Woolf appare come l’opposto di Vita, è intensa, profonda, dotata di un candore quasi virginale. Le due donne sembrano bilanciarsi in tutto in un equilibrio delicato di toni e di gesti: la frizzante esuberanza di Vita Sackville West viene compensata dall’intellettualismo quasi esasperato di Virginia Woolf. La prima è completamente a proprio agio con il suo corpo e la sua sessualità, mentre l’altra sembra vivere in un limbo affettivo e sentimentale da cui non conosce via d’uscita.
La malattia mentale che affligge Woolf viene espressa in momenti carichi di pathos, che mostrano come la donna sia divorata dal demone stesso della scrittura o, forse, del genio. Allucinazioni, visioni, deliri, la nevrosi di Woolf diventa tangibile e reale, e altrettanto veritiera è l’angoscia vissuta dal marito Leonard che tenta in ogni modo di curare affettuosamente i deliri psicotici della moglie. Quella mente malata è infatti la stessa mente geniale che ha creato le pagine intramontabili de La signora Dalloway e Gita al faro di cui viene raccontata la genesi. La scrittura è tutto per Virginia, essenziale come il respiro stesso; eppure la annienta.
C’è una scena in particolare che mostra la scrittrice preda di un terribile episodio di afasia: ciò che pensa è talmente potente, talmente indicibile, che lei stessa non riesce ad esprimerlo a parole e finisce soffocata dalla propria stessa voce. La complessità di Virginia Woolf emerge nel film in tutta la sua grandezza mostrando anche il suo risvolto più drammatico.
La cura - e anche il veleno - per Virginia diventa ben presto la presenza consolatoria e vitale di Vita. L’amore tra le due donne inizia in sordina e, dopo un lungo e fitto scambio epistolare, esplode in una passione travolgente. Vita è per Virginia l’amore felice, che le dà la forza e la voglia di continuare a vivere, ma ne rappresenta anche il rovescio: la gelosia, il tormento, l’ansia della perdita. Vita, d’altro canto, non è capace di vivere una relazione romantica stabile e matura, ma appare continuamente preda della propria irrequietezza e dei propri capricciosi desideri.
Ogni sfumatura dei personaggi viene indagata nella sensibile pellicola di Button che mostra la prospettiva di tutti i soggetti coinvolti nella complicata relazione, anche il punto di vista dei mariti, Leonard e Harold che appaiono costantemente in balia dei sentimenti tumultuosi delle due donne.
Vengono portati alla luce temi delicati, quali l’identità sessuale, il femminismo, il conformismo sociale, il tutto è ammantato da una regia teatrale, dai colori pastello, che indugia sui particolari e sui primi piani dei volti mostrando persino il corrugarsi improvviso di una fronte o l’incresparsi delle labbra.
La narrazione si concentra soprattutto sul personaggio più sfuggente, Vita Sackville West. Vita l’inafferrabile; Vita l’imprendibile, che Virginia cerca infine di possedere nell’unico modo in cui è capace: scrivendo. Quando capisce che l’amata inesorabilmente le sfugge, Virginia Woolf decide di immortalarne il ritratto in un capolavoro letterario. Inizia così la genesi di Orlando, libro che sarà dedicato da Woolf proprio a Vita Sackville West, una riflessione all’avanguardia sul concetto dell’identità di genere.
Orlando è infatti un uomo, ma anche una donna, è una presenza sfuggente che attraversa secoli di storia mutando continuamente, ed è il doppio stesso, riconoscibile, di Vita.
Terminando il romanzo Virginia Woolf riesce finalmente a lasciare all’amata la sua libertà: l’ha trasformata in un personaggio letterario e, in tal modo, sarà sua per sempre, eternata nell’arte. Il romanzo fu pubblicato nel 1929 e consacrò la fama letteraria di Virginia Woolf. In esso la scrittrice esprimeva appieno la propria visione dell’esistenza attraverso un personaggio metamorfico che ancora oggi appare di stupefacente modernità.
Nella realtà, fuori dall’universo della finzione letteraria, l’amore di Woolf per Vita Sackville-West sfuma lentamente in una passione più tiepida, che tuttavia continuerà a tenerla legata all’altra donna sino alla fine della sua esistenza.
Il carteggio epistolare tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West, da cui sono tratte le lettere citate nel film, è stato pubblicato in Italia da Donzelli editore nel 2019 con il titolo Scrivi sempre a mezzanotte. Lettere d’amore e desiderio con un saggio introduttivo a cura di Nadia Fusini.
Vita e Virginia: trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Vita e Virginia”: su Netflix il film dedicato alla genesi del capolavoro di Virginia Woolf
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