Resta ferma Kate! Esattamente come sei ora. Farò il tuo ritratto, perché per me tu sei stata sempre come un angelo.
Furono queste le ultime parole di William Blake rivolte alla moglie Catherine Boucher, sposata appena ventenne contro la volontà paterna. Si racconta che persino nel suo ultimo giorno di vita Blake lavorò senza concedersi neppure un attimo di riposo; si spense attorno alle sei di sera, dopo aver completato il ritratto di Kate e averle giurato che le sarebbe rimasto accanto per sempre.
William Blake morì il 12 agosto 1827 svanendo piano nell’ombra di un’epoca che non gli aveva mai tributato gli onori che meritava. Aveva sessantanove anni; da tempo soffriva di “tremori improvvisi” e si era ammalato di una grave forma di itterizia. Il funerale fu celebrato cinque giorni dopo, Catherine riuscì a dare degna sepoltura al marito grazie al denaro prestatale dal pittore John Linnell, amico fraterno del poeta.
William Blake fu sepolto, dopo un’intima e breve cerimonia alla presenza di pochi conoscenti, nel cimitero di Bunhill Fields dove riposavano anche i suoi genitori.
Solo molti anni più tardi, nel primo Novecento, il lavoro prodigioso e visionario di William Blake iniziò a essere apprezzato dal grande pubblico, venendo valorizzato da studiosi accademici e critici.
La riscoperta tardiva di Blake si lega in parte alla storia del ritrovamento del suo inseparabile taccuino, che utilizzò per tutta la sua vita, ed è oggi il più prezioso manoscritto autografo del poeta inglese. Il taccuino di Blake, che dopo la morte del poeta fu conservato dalla moglie Kate, è ora custodito nel Dipartimento di Manoscritti della British Library di Londra come una reliquia e considerato patrimonio nazionale.
Scopriamo l’affascinante vita del grande poeta inglese William Blake che morì in miseria e misconosciuto ed è oggi considerato un genio visionario capace di precorrere i tempi e le correnti letterarie.
William Blake: la vita
William Blake nacque il 28 novembre 1757 in una famiglia benestante di Londra. Il padre James era un ricco commerciante di maglieria, mentre la madre Catherine, donna colta e raffinata, si occupava in prima persona dell’educazione dei figli.
Il piccolo William non frequentava la scuola e fu istruito in casa. Sin dalla più tenera età mostrò una spiccata inclinazione per l’arte e fu quindi mandato dal padre a una scuola di disegno dello Strand per incoraggiare il suo talento. Nel 1772 fu assunto come apprendista presso l’incisore James Basire per cui Blake iniziò a lavorare su schizzi preparatori destinati a libri di antiquariato.
In quel periodo il futuro poeta trascorreva lunghi pomeriggi a disegnare all’interno dell’Abbazia di Westminster di Londra: il chiaroscuro della cattedrale e il suo stile gotico incisero profondamente sulla produzione artistica di Blake. Alla passione per il disegno William alternava quella per la poesia: era infatti un avido lettore, soprattutto delle opere di Ben Jonson ed Edmund Spenser. Di carattere schivo e solitario passava lunghe ore in solitudine dedicandosi alla lettura e alla pittura, sue attività predilette.
Terminato l’apprendistato presso James Basire, Blake iniziò a ricevere le prime commissioni come incisore professionista. In questo stesso periodo un suo acquarello venne esposto al pubblico nella prestigiosa Royal Academy.
Nell’agosto del 1782 William Blake sposò Catherine Boucher che sarà la compagna della sua vita sino all’ultimo istante. La ventenne Catherine era una ragazza analfabeta, figlia di un povero fioraio ambulante. William se ne innamorò perdutamente e andò contro il volere della famiglia pur di sposarla. Fu lui a insegnare alla giovane Kate a leggere e a scrivere trasformandola così nella sua più fedele aiutante. Insieme alla moglie William iniziò a dirigere una piccola impresa editoriale che purtroppo non ebbe lunga durata.
L’anno successivo al matrimonio Blake diede alle stampe la sua prima opera Poetical Sketches (1783). L’obiettivo finale del poeta era combinare testi poetici ed illustrazioni in un tutt’uno, come dimostra in modo significativo il titolo della raccolta. In quegli anni Blake andava affinando nella sua tipografia un particolare tipo di stampa che in seguito avrebbe definito “stampa miniata” che accostava disegni e pagine testuali sulla medesima lastra.
Con quel sistema, da lui definito “illuminated printing”, pubblicò la sua successiva raccolta: Songs of Innocence (I canti dell’innocenza) nel 1789. L’opera sarà seguita da Songs of Experience (1794) (I canti dell’esperienza), considerata il necessario completamento della prima. In questi canti Blake si proponeva di indagare il passaggio dall’infanzia all’età adulta descrivendo l’innocenza perduta.
leggi anche
William Blake: Canti dell’innocenza e Canti dell’esperienza. Caratteristiche e poesie più famose
Link affiliato
Alla prolifica attività poetica William accostava, come sempre, la pittura. In questi stessi anni iniziò a realizzare grandi stampe a colori raffiguranti i temi della Bibbia.
Nonostante lavorasse indefessamente Blake riusciva a stento a guadagnarsi da vivere: il successo non gli arrideva, né come incisore né come poeta. Sarà l’incontro con il pittore John Linnell, nel 1818, a garantirgli una dignitosa sussistenza economica. Linnell divenne il suo mecenate e commissionò a Blake alcuni dei suoi più importanti lavori, come le miniature della Divina Commedia di Dante che il pittore tuttavia non riuscì a portare a termine a causa della morte prematura sopraggiunta nel 1827. Del progetto rimasero un totale di 107 acquerelli in diversi stadi di elaborazione. Le illustrazioni dantesche di William Blake sono considerate ancora oggi un’opera pregevole: si riconosce al pittore e poeta la capacità geniale di interpretare criticamente l’opera di Dante attraverso il disegno.
È oggi ritenuto il maggiore anticipatore del simbolismo e il precursore della corrente romantica.
William Blake: le opere
Fin da ragazzo William Blake raccontava di avere delle “visioni”. Spesso queste immagini si concretizzavano nei suoi dipinti. Una volta il poeta disse di aver visto il volto di Dio fuori dalla finestra e di aver gridato.
In un suo saggio il poeta William Wordsworth affermava che probabilmente Blake fosse pazzo, aggiungendo tuttavia che la sua follia lo attraeva più delle opere di Walter Scott e Lord Byron.
Blake sosteneva che le sue poesie fossero ispirate direttamente dagli arcangeli che in seguito leggevano quanto aveva scritto. Forse la forte spiritualità delle sue opere è da ricercare proprio in questa ispirazione di matrice religiosa.
Scopriamo le principali opere di William Blake:
- Songs of Innocence: pubblicati nel 1789 col sistema inventato da Blake della stampa miniata. Si propongono di narrare l’età dell’infanzia.
Delle brevi liriche contenute nel volume la più celebre The Lamb (L’Agnello), in cui si può cogliere il riferimento religioso alla figura di Gesù.
- Songs of Experience: pubblicati nel 1794, furono raccolti dall’autore in un solo volume con i canti dell’innocenza, di cui formavano un’antitesi, mostrando i due stati d’animo opposti dell’anima umana. Tra i Canti dell’Esperienza, ricordiamo la celeberrima poesia The Tyger (La Tigre).
- The Marriage of Heaven and Hell: è uno dei libri profetici pubblicato nel 1790. Un’opera che riecheggia i versetti biblici, in particolare quelli apocalittici, combinandoli con una scrittura di stampo aforistico. Attraverso questa opera filosofica Blake esprimeva la propria rivolta verso i valori dominanti della sua epoca.
- The Book of Urizen (1794): questa raccolta, il settimo dei libri profetici, può essere letta come un’indagine sul male. Blake elabora una propria mitologia personale e oscura a partire dal personaggio di Urizen, il cui egoismo ruppe l’Unità Eterna.
- Jerusalem (1820): l’ultima e più complessa opera poetica di William Blake, tratteggia una città umana con molte dimore, il convergere insieme di tutti i popoli in una cultura comune. La nuova Gerusalemme è costruita a immagine e somiglianza dell’Inghilterra, in essa Blake trasfigura Londra afflitta dalla povertà e dalla miseria dell’epoca della rivoluzione industriale. Il poeta rivela un’amara consapevolezza dei mali del proprio tempo e opera un tentativo di redimerli attraverso la parola scritta. Il suo è il punto di vista di chi è vicino agli ultimi, ai poveri e ai maltrattati.
In una poesia dal titolo London, contenuta all’interno dei Songs of Experience, William Blake forniva una realistica rappresentazione della capitale inglese dell’epoca. Il suo non era solo un vagare spirituale, romantico e disincantato, era lo sguardo acuto di chi viveva dentro il proprio tempo e ne avvertiva sulla pelle, come una ferita bruciante, il malessere. Aveva scorto i “segni della debolezza, i segni del dolore” ed era stato capace di trasfigurarli nelle sue visioni che sembravano mistiche mentre invece erano improntate di realtà. Gli arcangeli di Blake non erano vaghi ed eterei messaggeri alati; ma creature concrete che intendevano operare nel mondo a fin di bene.
Vago attraverso le strade monopolizzate,
Vicino a dove scorre il Tamigi monopolizzato,
E noto in ogni faccia che incontro
I Segni della debolezza, i segni del dolore.
Recensione del libro
Poesie
di William Blake
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: William Blake: vita e opere del visionario poeta inglese
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura William Blake
Lascia il tuo commento