Giulia Maria Crespi è stata un’importante donna: tra i suoi grandi meriti c’è quello di aver fondato il FAI, Fondo Ambiente Italiano, del quale è stata fino a questi giorni la presidentessa onoraria. Morta a novantasette anni, rappresenta, per tutto un mondo ambientalista, una grande perdita.
Dal 1968, come si legge sul sito delle Cascine Orsine, si è dedicata al tema dell’alimentazione sana, avendo sperimentato, dopo la radioterapia, che in una clinica nei pressi di Basilea si curava il cancro con una nutrizione basata su un’agricoltura biodinamica. Si è battuta contro l’uso dei pesticidi e del glifosato, affinché si arrestasse il progressivo degrado del terreno, delle piante, delle falde acquifere. È stata un’ambientalista autentica, antesignana di tante battaglie e dotata di un grande carisma. Dal 1976 ha perseguito l’obiettivo di riconvertire un’ampia proprietà, che nel tempo era stata coltivata con prodotti chimici, a una totale produzione biodinamica.
Alle Cascine Orsini, nella campagna pavese, si trova, pertanto:
"Una unità biologica dove vivono in equilibrio terra, vegetazione, animali e uomini".
Giulia Maria Crespi: due libri da leggere
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Ma Crespi è stata anche una battagliera sostenitrice dell’unità inscindibile tra l’ambiente e la storia. Nel suo libro, edito nel 2018 per la casa editrice Salani: Le storie di Anna, la bambina che non diceva mai bugie, si trova una bella favola ambientata in un’ansa del Ticino. La protagonista è una bambina che conosce tutte le lingue delle creature viventi. La storia di Anna si conforma a pieno con quel mondo che la Crespi ha voluto costruire con tenacia e forza, dimostrando che è possibile ricreare l’armonia tra l’agricoltura e gli uomini.
Nel libro autobiografico Il mio filo rosso (Einaudi 2015), Crespi racconta invece vicende che hanno caratterizzato la sua vita, ricordando la gestione, quale editrice, del "Corriere della Sera", che abbandonò nel 1974.
Giulia Maria Crespi, proveniente da una delle più importanti famiglie industriali lombarde, dal 1962 era entrata nella proprietà dell’importante giornale italiano, ne aveva caratterizzato con tenacia la linea editoriale, guadagnandosi l’appellativo di “zarina” e aveva fatto scelte coraggiose, determinando la nomina alla direzione di Piero Ottone al posto di Giovanni Spadolini. Il non celato contrasto con Indro Montanelli portò quest’ultimo a definirla “dispotica guatemalteca”.
E il piglio asciutto, sobrio, della sua conduzione hanno caratterizzato il FAI, Fondo Ambiente Italiano, riuscendo a diffondere non solo una cultura ambientalista, ma l’amore per il paesaggio italiano, proteggendo e valorizzando boschi, edifici storici, ville e parchi. Come ben precisato dalle dichiarazioni del Presidente del FAI, il professore Andrea Carandini:
“La chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il Fai è chiamato a seguire per il Bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire".
Il FAI oggi rappresenta una delle più importanti fondazioni no-profit d’Europa con una continua crescita di volontari.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio a Giulia Maria Crespi: due libri da leggere della fondatrice del FAI
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