Addio a Luca Rastello, giornalista e scrittore

Mai come in questa occasione è giusto dire “Se n’è andato troppo presto”. Luca Rastello, scrittore e giornalista di Repubblica, alla vigilia del suo cinquantaquattresimo compleanno, ha lasciato famiglia, lavoro e i suoi lettori a causa di un male incurabile. Doveroso è ricordarlo perché, anche se giovane, molto ha scritto e contribuito alla diffusione non solo di semplici notizie ma di vera e propria cultura di cui rimangono testimoni i suoi articoli ma ancor più i suoi libri.

Nativo della provincia di Torino, laureato in filosofia, era stato inviato della rivista Diario, aveva diretto Narcomafie, mensile di informazione, analisi e documentazione del Gruppo Abele, poi aveva lavorato per l’Espresso ed infine per la redazione di Repubblica. Risale al 1998 il suo primo libro “La guerra in casa” (Einaudi), ispirato alle vicende della ex Jugoslavia, cui fa seguito “Piove all’insù”( Bollati Boringhieri), uno sguardo sul passato. Interessato anche al tema del narcotraffico, scrisse "Io sono il mercato", e ai diritti dei rifugiati, ai quali dedicò "La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani" (Laterza).Gli ultimi anni lo hanno visto scrittore maturo e autore di “Binario morto” (Chiarelettere) scritto insieme ad Andrea De Benedetti e riguardante l’alta velocità e la linea Torino – Lione ma, soprattutto , di lui ricordiamo “I buoni” (Chiarelettere), testo definito da Goffredo Fofi “un grande romanzo frutto del nostro tempo” che affronta un argomento assai delicato, quello delle attività no profit e in generale di coloro che vengono definiti “i buoni” con una denuncia dei compromessi cui essi devono sottostare. Luca Rastello, con quest’opera, si è distinto per la trama, per lo stile ma anche per il coraggio con cui ha messo in luce ciò che, spesso, “non si vuole vedere”.

Si sentirà la mancanza di quest’uomo che tanto ha dato al giornalismo e alla cultura. Possiamo salutarlo dicendogli una parola sola ma dall’intenso significato “Grazie”.