Già in epoca romana le donne cantate dai poeti non erano necessariamente nubili e disponibili perché la donna, la "domina" o più tardi la madonna medioevale, era solo una fonte di ispirazione e poco contava se fosse già impegnata: del resto sia Laura che Beatrice, le muse di Petrarca e Dante erano regolarmente sposate. Ma anche le più celebri storie d’amore del medioevo: Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra o Paolo e Francesca sono relazioni adulterine tra un uomo celibe e una donna sposata con un uomo più anziano. Questo accadeva perché i matrimoni nei ceti più elevati erano generalmente dei contratti tra famiglie e quindi non contemplavano minimamente la possibilità che i due coniugi fossero legati da un sentimento.
Nell’Ottocento l’idea del vincolo contrattuale-matrimoniale viene acclarata da Honorè de Balzac, il grande scrittore francese autore de la Comèdie humaine che in un romanzo della sterminata serie, "La musa del dipartimento", spiega, senza medi termini o falsi pudori, come le unioni matrimoniali nell’ipocrita mondo borghese abbiano ben poco a che vedere con amore o affetto visto che un anziano marito pur di avere un erede è disposto a tollerare di buon grado il frutto di una evidente relazione extra coniugale.
Dickens in "Tempi difficili"( Hard times) fa sposare la figlia di Thomas Gradgrind a un uomo maggiore di lei di trent’anni solo per favorire l’inserimento nell’azienda di questi di suo fratello, quindi, ancora una volta il sentimento è messo da parte per far strada a un mero calcolo speculativo.
La rottura del vincolo matrimoniale, però, anche in paesi che accettano il divorzio, è tuttavia visto come un tabù poiché sia in "Figli e amanti" che ne "L’amante di lady Chatterley", due noti romanzi di D.H.Lawrence, scrittore britannico dei primi del Novecento, le protagoniste continuano a restare sposate pur consapevoli di mantenere un’unione meramente di facciata.
La separazione avrebbe infatti inequivocabilmente danneggiato la parte debole dell’unione che all’epoca era ancora totalmente alla mercé dell’uomo sia egli un coniuge o un qualsivoglia parente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Amore e matrimonio nella letteratura tra Ottocento e Novecento
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