Vacanze romane per le Piccole donne. Il 10 novembre 1870 la scrittrice Louisa May Alcott arriva a Roma: il romanzo delle sorelle March è già un successo e lei ha bisogno di riposo. È in compagnia della sorella May e dell’amica Alice Bartlett. La prima impressione della città non è favorevole:
se questa è Roma devo dire che è un posto sgradevole.
Ma la scrittrice va compresa. Fango e confusione accolgono le viaggiatrici in una grande stazione ferroviaria in costruzione. È sera e il tempo non è favorevole. Piove, d’altronde pioverà per l’intero soggiorno autunnale in città.
“Borse da viaggio. Shawl-Straps”: il libro-racconto di Louisa May Alcott del viaggio a Roma
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La scrittrice racconta quei mesi nel libro Shawl-Straps pubblicato nel 1872 in edizione inglese (in Italia per l’editore Robin nel 2020 Borse da viaggio. Shawl-Straps con il saggio di Raffaella Cavalieri intitolato Piccole donne in viaggio), per bocca della protagonista e sua alter ego Lavinia. Il libro è un resoconto di viaggio in piena regola, secondo la moda in voga tra i letterati impegnati nel Grand Tour, con un’eccezione: l’autrice non vuole annoiare i lettori. E prende le sue precauzioni:
l’unico modo per alleviare questa afflizione ai danni di un pubblico sofferente è rendere il lavoro più allegro e breve possibile.
Niente notizie sulla dimensione delle chiese, dunque, o informazioni riguardanti la popolazione locale o descrizioni di luoghi, ma solo avventure ed esperienze dei suoi vagabondaggi. Louisa May Alcott manterrà la promessa.
Roma è l’ultima tappa italiana per le viaggiatrici. Sono già state sull’isola Borromea e sul lago Maggiore. Memorabile il viaggio in diligenza di notte verso Lugano da cui proseguiranno verso il lago di Como:
Prima il tramonto soffuso che avvolge ogni cosa in un’ombra misteriosa, poi il lento sorgere di una gloriosa luna piena che tocca le cose più comuni con una magica luce.
A Milano Louisa May Alcott paragona il duomo ad una gigantesca torta nunziale. Niente Raffaello per lei:
il caro, vecchio, pio Fra Angelico si adatta meglio a me.
D’altronde è un intellettuale anticonvenzionale, come dimostrano i suoi appunti di viaggio: l’Ultima cena non le trasmette alcun brivido, mentre della Biblioteca Ambrosiana ricorda tutti quegli allegri libri che non si possono toccare. A Firenze le viaggiatrici acquistano pellicce. Il campanile di Giotto ricorda loro una scatola da lavoro.
L’alluvione di Roma del dicembre 1870, raccontata da Louisa May Alcott
In novembre sono a Roma. Nella capitale si sistemano in un appartamento in affitto in piazza Barberini, affacciato sulla fontana del Tritone. E vengono travolte dalla storia. Fedele alla sua promessa e allo spirito pratico che contraddistingue i suoi scritti Louisa May Alcott descrive l’alluvione del 28 dicembre 1870.
Le parti più basse della città erano sott’acqua e molte delle strade più grandi erano già piene di barche come Venezia... Piazza del Popolo era trasformata in un lago con i quattro leoni di pietra appena visibili ... dal cancello aperto entrava un torrente fangoso che trascinava mucchi di fieno, tronchi d’albero e animali annegati.
Il Corso è una profonda e rapida corrente. Ovunque ci sono negozianti impegnati nel tentativo di recuperare le merci, persone affacciate ai balconi che cercano di capire cosa fare, soldati al lavoro per salvare vite e proprietà.
Louisa May Alcott a Roma, tra la visita del re Vittorio Emanuele, catacombe e musei
A chi è di passaggio in città in quei giorni difficili si presenta un altro spettacolo, tutto da descrivere: l’arrivo del re in piena notte, accolto da una folla festante.
Il re non era atteso fino al 10 di gennaio, ma l’animo gentile non poteva aspettare e, non appena la strada fu percorribile, arrivò con 300.000 franchi per vedere cosa poteva fare per i suoi poveri romani.
Il verdetto: Vittorio Emanuele non è brutto come appare nei dipinti che lo raffigurano anche se non è certo un Apollo.
Il tempo intanto migliora e c’è spazio per attività più tradizionali: lezioni di disegno, visite ai musei, gite, tutte accompagnate dal sorriso di Louisa:
Rabbrividirono in gallerie senza fine, facendosi venire crampi al collo per osservare gli affreschi, offendendo i loro nervi ottici per osservare dipinti così vecchi che spesso niente era visibile tranne una gamba color mogano, un volto ad olio... si aggirarono nelle catacombe e ne uscirono ammuffite. Fecero un picnic alla tomba di Cecilia Metella... presero freddo alla luce della luna nel Colosseo, disegnarono alle Terme di Caracalla.
Louisa May Alcott ai Colli Albani: il libro di Stefano Paolucci sulla visita della scrittrice ad Albano
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In primavera cambiano aria e si trasferiscono nella vicina Albano, dove la comunità più raccolta e le bellezze architettoniche e paesaggistiche contraddistinguono un piacevole soggiorno durante il quale la scrittrice completa la stesura di Piccoli uomini. Ma questo è un altro capitolo del viaggio ben raccontato da Stefano Paolucci nel libro Louisa May Alcott ai Colli Albani (edizioni Passamonti, 2020). Il bilancio italiano è comunque positivo, a giudicare dall’invito finale rivolto alle giovani dell’epoca:
Non aspettate nessun uomo, prendete i vostri risparmi e spendeteli in qualcosa di meglio che le raffinatezze di Parigi, i gioielli di Ginevra o le reliquie di Roma. Portate a casa bauli vuoti, se volete, ma la testa piena di idee nuove e più grandi, di cuori più ricchi di quella cordialità che rende tutto il mondo più gentile.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il viaggio autunnale di Louisa May Alcott a Roma in un libro
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