Chi era Anatole France? Vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1921, in riconoscimento della sua nobiltà di stile e profonda comprensione umana, ma dopo la sua morte fu consegnato a un lungo oblio. Tuttora di lui sappiamo poco, eppure era uno dei massimi scrittori e intellettuali della sua epoca, strenuo difensore della dignità dell’uomo e convinto pacifista. Celebre il suo discorso a favore della questione armena in cui affermò “Un pensiero è già un’azione” richiamando alla responsabilità umana in una ferma denuncia dei crimini perpetuati contro l’umanità.
Era considerato un modello illustre dai suoi contemporanei, leggenda narra che ispirò persino Marcel Proust nella creazione di uno dei personaggi più celebri della Recherche, lo scrittore Bergotte.
Quando morì, il 12 ottobre 1924, l’intera città di Parigi si fermò per i funerali di Stato. All’indomani della solenne cerimonia la sua memoria venne però defraudata dai surrealisti, André Breton, Paul Éluard, Louis Aragon, che nel pamphlet intitolato Un cadavere lo ridicolizzarono sbeffeggiandolo: “Si può schiaffeggiare un morto?” si interrogarono, gettando fango a palate sulla sua persona. Anatole France fu definito uno scrittore dallo stile troppo classico e melenso, “senza inquietudine” come sottolineò André Gide, fautore di una letteratura superficiale basata su un canone ormai sorpassato. La sua opera risentì di queste dicerie, di questa condanna intellettuale: ecco come si condanna a morte uno scrittore, criticando i suoi libri. Fu un giudizio impietoso perché in realtà i romanzi di France contenevano già elementi narrativi sorprendenti - come una forma di realismo magico - che sarebbero diventati di moda verso la fine del Novecento. Inseriva già nelle sue narrazioni personaggi di diverse etnie e religioni, mostrando una lungimiranza sorprendente per un uomo del suo tempo. Anatole France merita davvero di essere riscattato dal lungo oblio che si è disteso come una spessa coltre di nebbia sulla sua persona, perché fu uno scrittore a suo modo profetico capace di intravedere l’avvenire dell’Europa.
Scopriamo la vita e le opere del grande scrittore francese, che ispirò Marcel Proust.
Anatole France: la vita
Anatole Thibault, questo il suo vero nome, nacque a Parigi il 16 aprile 1844. Era figlio di un modesto libraio antiquario, François Thibault, meglio noto all’epoca con il soprannome di France Librarie come amava farsi chiamare. Anatole in seguito avrebbe adottato lo pseudonimo del padre “France” come proprio nome d’arte.
Fin da bambino il piccolo Anatole era solito aiutare il padre nel lavoro quotidiano nella libreria. Sapeva tutto della Rivoluzione Francese, in quanto l’attività paterna era specializzata in libri antiquari e storiografici. Dopo aver ottenuto il baccalaureato nel 1864, France non cessò di dedicarsi all’attività bibliografica, scrivendo anche per numerose riviste dell’epoca. Continuò a barcamenarsi tra il Bullettin du bouquiniste e Le Chasseur bibliographe finché l’editore parigino Lemerre non lo assunse come lettore nel 1867. Il suo incarico, nella casa editrice, era quello di valutare e proporre nuove opere. In questo periodo France riuscì a dedicarsi con più agio alla scrittura, dando alle stampe il suo primo saggio dedicato ad Alfred de Vigny.
Iniziò anche a scrivere poesie su Parnasse Contemporain e, due anni dopo, pubblicò la sua prima raccolta intitolata Poemi dorati (Les poèmes dorés, 1873) dedicati a Leconte de Lisle.
Sulla sua abilità di poeta prevalse però quella di prosatore: presto si fece notare da Gustave Flaubert, uno dei massimi romanzieri dell’epoca, grazie a un racconto intitolato Jocaste e Le chat maigre. Due anni dopo arrivò il suo primo vero successo editoriale con il romanzo Il delitto dell’accademico Sylvestre Bonnard (Le crime de Sylvestre Bonnard, membre de l’Institut, 1881), una sferzante satira del mondo accademico dell’epoca che fu premiata dall’Académie française.
Era ormai divenuto uno scrittore affermato, la cui presenza veniva apprezzata persino negli incontri letterari e nei salotti. In quegli anni si pose in conflitto con lo scrittore Emil Zola, di cui non approvava le posizioni, ma i due si riconciliarono quando scoppiò lo scandalo dell’Affare Dreyfus, Anatole France fu tra i primi ad appoggiare Zola nella sua posizione innocentista rompendo definitivamente il rapporto con altri intellettuali.
Al caso Dreyfus anni dopo Anatole France avrebbe dedicato uno dei volumi della sua tetralogia sulla Storia contemporanea (1897-1901) in cui narrava senza censure miserie e ipocrisie della società del suo tempo.
Anatole France: le opere e l’impegno pacifista
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Anatole France non si tirò mai indietro sulle questioni di libertà intellettuale, fece sempre udire la propria voce soprattutto in difesa delle battaglie civili. Prima dell’Affare Dreyfus aveva preso posizione contro i massacri perpetuati dal sultano Abdul Hamid contro gli ameni cristiani.
Nel 1901, con altri intellettuali, fondò il giornale Pro-Armenia. France scrisse lunghi articoli in cui condannò il dispotismo dell’impero Ottomano e partecipò a diverse riunioni anche a livello internazionale per discutere la causa. All’indomani del genocidio degli armeni gridò una frase divenuta celebre alla folla parigina:
L’Arménia sta spirando, ma essa rinascerà!
Nel 1916 in occasione della manifestazione Hommage a l’Armenie, Anatole France difese la sicurezza e l’indipendenza dell’Armenia richiamando gli alleati a occuparsi della questione. Il suo impegno intellettuale e politico non venne mai meno, neppure quando prese posizione contro l’alleanza tra la Francia e la Russia zarista.
La libertà dell’uomo per lui fu sempre una questione prioritaria e di massima importanza.
In una delle sue ultime opere, scritta a settant’anni, La rivolta degli angeli (La révolte des anges, 1914, riedito in Italia da Lindau nel 2017, traduzione di Alessandra Baldasserroni), Anatole France ribadì il suo impegno narrativo con una frase visionaria pronunciata dall’arcangelo rivoltoso per eccellenza, Satana:
La guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta.
Anatole France scrisse quel libro, uno dei suoi ultimi, come un grido di rivolta. Sentiva risorgere l’impeto dei nazionalismi, l’ascesa delle proteste bellicose che preparavano il terreno alla Prima guerra mondiale. Immaginò di combattere quel nuovo impeto di militarismo nazionalista impugnando, come di consueto, una penna.
Nel perimetro della sua personale trincea di carta France immaginò la battaglia primigenia, quella tra angeli ribelli guidati da Lucifero e Dio, alla base di ogni conflitto universale. Narrando della ribellione degli angeli l’autore dava voce, per la prima volta, alle ragioni dei rivoltosi e sembrava così riscrivere l’ordine religioso, etico e politico. Immaginava una rivolta in cielo per combattere l’origine di quel Male che si faceva strada, come un cancro insanabile, sulla terra.
Come scrittore illuminato Anatole France sapeva che la letteratura aveva l’obbligo di andare al cuore delle cose, di spiegare una realtà tragica e imprevedibile attraverso l’immaginario del possibile. Tenne fede al suo impegno fino all’ultimo respiro.
Anatole France: il modello per il Bergotte di Proust
Leggenda narra, ma ormai sono pochi i dubbi i proposito, che Anatole France fu il modello principale di Marcel Proust nella Recherche per la creazione del personaggio di Bergotte.
France era infatti uno degli scrittori preferiti di Marcel Proust che lo designò come tale persino nel famoso Questionario di Proust dove rispondeva alle domande più personali.
Marcel incontrò Anatole France per la prima volta nel salotto di Madame Arman de Caillavet. Proust aveva all’epoca diciotto anni e, nel vedere il suo idolo, provò la stessa sorpresa del narratore della Recherche quando lo conobbe in casa Swann.
Il dolce Cantore dai candidi capelli
Proust, come il Narratore, inizialmente non riuscì a conciliare l’immagine immaginaria di Bergotte con l’immagine reale. In quella circostanza il Narratore ode un commento malvagio su Bergotte, gli viene riferito che si tratta di un uomo da cui è meglio prendere le distanze, ma in realtà scopriremo che si tratta di uno dei personaggi migliori di Alla ricerca del tempo perduto. Il paragrafo dedicato alla sua morte e alla contemplazione del lembo muro giallo della Veduta di Delft di Vermeer, è una delle pagine più toccanti della Recherche.
Proprio come Bergotte nella Ricerca del tempo perduto, Anatole France fu l’iniziatore del giovane Proust nel mondo letterario, colui che fece scoprire al futuro scrittore la magia prodigiosa della letteratura.
Fu proprio Anatole France a lanciare Marcel Proust nel mondo letterario firmando la prefazione al suo primo romanzo Les Plaisirs et les Jours (1896) e annunciandone l’uscita sul quotidiano francese Le Figaro. In quello scritto France definiva Proust come “un Petronio innocente”.
Marcel Proust morì due anni prima del suo Maestro e non poté salvarlo dalle critiche dei surrealisti che avrebbero infangato la sua memoria. L’autore della Recherche non ci sarebbe stato quando il feretro di France passava in processione lungo le strade di Parigi.
Era riuscito, tuttavia, a custodire il ricordo più prezioso di Anatole France scrittore, cristallizzandolo in un personaggio, Bergotte, che sarebbe entrato nella storia della letteratura. Ancora oggi non possiamo nominare Bergotte, senza aggiungere “lo scrittore”: lo sarebbe stato sempre, lo sarà per sempre.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Anatole France, lo scrittore Premio Nobel che ispirò Proust
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