Pablo Neruda è uno dei poeti più letti e citati in occasione di San Valentino, la festa degli innamorati. Tutti sanno che se si è in cerca di una frase d’amore bisogna chiederla a lui, il poeta premio Nobel per la Letteratura nel 1971, che l’amore ha saputo cantarlo ed esprimerlo come nessun altro in tutte le sue molteplici declinazioni e sfaccettature.
Ma chi era il grande amore di Pablo Neruda? Nella festa più romantica dell’anno è più che lecito porsi questa domanda e cercare una risposta.
Possiamo rintracciare la musa ispiratrice e amante di Neruda nella sua terza moglie, Matilde Urrutia, che alla loro love story dedicò anche un libro La mia vita con Pablo Neruda (Passigli editore, 2021). Dal loro appassionato epistolario è stato tratto il celebre film Il postino (1994), diretto da Michael Radford con protagonista Massimo Troisi.
A Matilde, Neruda dedicò una delle sue più celebri raccolte di poesia Cento sonetti d’amore che reca infatti sul frontespizio la dedica:
All’amore di Matilde e ai garofani
Nella donna amata il poeta cileno vedeva una versione simbolica in miniatura della sua patria: era lei la destinataria ideale di tutti i suoi canti e dei suoi sentimenti.
Scopriamo chi era Matilde Urrutia e come conobbe il poeta cileno.
Matilde Urrutia: chi era la musa di Neruda
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Matilde Urrutia era una nota cantante lirica cilena. Lei e Pablo Neruda si incontrarono per la prima volta nel 1946 durante un concerto all’aperto nel parco forestale di Santiago del Cile. Il poeta aveva quarantadue anni, Matilde trentaquattro.
Li presentò un amico comune, Mutual Mends, che ha rilasciato una delle più preziose testimonianze di quel folgorante incontro. L’amore, pare, li trafisse come un fulmine in un cielo estivo.
Neruda se ne innamorò all’istante. Desiderò avere un’avventura con questa cantante dalla risata così impetuosa. E l’ebbe. Ma non durò a lungo. Lui aveva troppo lavoro da fare al tempo e la donna che rideva come il canto degli uccelli si allontanò.
Tutto finito, dunque? A quanto pare no, perché il destino compie dei tragitti imprevedibili: certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Tre anni dopo Pablo e Matilde si incontrarono di nuovo, stavolta in Messico. Lei aveva fondato una scuola musica nella capitale messicana, mentre lui in quel periodo era malato e costretto a letto da una tromboflebite. Matilde scoprì che si trovava nei paraggi e decise di andare a trovarlo. Si prese cura di lui, gli sprimacciò i cuscini, gli pose una benda bagnata sulle tempie, gli diede le medicine: ma Neruda non la riconobbe subito, aveva la febbre alta e del resto era circondato da parecchi amici e, soprattutto, da molte donne in quei delicati momenti. A poco a poco però inizio a ricordare della “cantante della risata impetuosa come un grido d’uccello” e scoprì che lei gli era accanto.
La loro relazione iniziò così, mentre lei lo accudiva durante la convalescenza. Fu un amore segreto perché all’epoca Neruda era ancora sposato con la sua prima moglie, l’artista e intellettuale argentina Delia del Carril. Il poeta iniziò a chiamare Matilde con il nomignolo affettuoso di “Rosario” che in qualche modo le rimase addosso. I due, quando erano separati, si scambiavano lettere appassionate oggi custodite in un prezioso carteggio: lui era solito firmarsi Tu Tuyo, che sarebbe traducibile in italiano come “Il tuo tuo”. Neruda le scrisse anche una splendida poesia che portava il suo nome, divenuta la lirica di apertura di Cento poesie d’amore:
Matilda, il nome di una pietra, di una pianta o di un vino
Nell’estate del tuo nome, i limoni esplodono
Su questo nome partono le navi dei boschi,
Ah quel nome scoperto sotto un lillà viola
Un nome simile all’ingresso di un tunnel sconosciuto
Invisibilmente collegato a tutta la bontà del mondo.
Matilde fu la sua infermiera, la sua musa, la sua amante e, infine dopo molti anni vissuti in clandestinità, nel 1966 divenne civilmente sua moglie.
Un’importanza cruciale nella loro storia d’amore la ebbero i mesi trascorsi insieme a Capri, che ispirarono a Neruda una delle sue raccolte di versi Los Versos del Capìtan (I versi del capitano, Ndr) che lui stesso definì “un libro d’amore appassionato e doloroso”. Tra le più belle liriche di questa raccolta troviamo Il tuo sorriso, poesia d’amore e di salvezza dedicata proprio a Matilde.
Il soggiorno a Capri di Neruda con Matilde fu d’ispirazione per il romanzo di Antonio Skármeta, El cartero de Neruda (1986) dal quale fu tratto il celebre film Il postino.
Pablo Neruda: i versi ispirati da Matilde Urrutia
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Nel 1949 la relazione tra Neruda e Matilde si consolidò ulteriormente. I due soggiornarono in Italia, a Capri, nella villa chiamata “Lo studio”.
La dimora era stata prestata a Neruda dall’amico Edwin Cerio, che in una lettera il poeta cileno ringrazia sentitamente per avergli offerto quel nido-rifugio d’amore dove lui e “Medusa” - altro nomignolo di Matilde, a quanto pare ne aveva molti - avevano potuto vivere insieme per la prima volta, toccando il paradiso con un dito.
Nous croyons au Paradis après notre vie à Capri
Così scrisse Neruda a Cerio, in seguito nelle sue memorie avrebbe aggiunto:
Per la prima volta vivemmo insieme nella stessa casa. Non potemmo mai più separarci. Finii lì per scrivere un libro d’amore, appassionato e doloroso: “Los versos del capitán”.
In un’altra lettera successiva il poeta cileno parla di un altro rifugio d’amore: nella località balneare di Atlantida, a est di Montevideo. A questo punto Neruda ha appena pubblicato Los versos del Capitán (I versi del capitano, 1952) e invita il suo editore napoletano, Paolo Ricci, a soggiornare con lui in Cile, rimarcando la presenza della donna - Matilde, sempre nascosta dal suo nomignolo - che a quanto pare è ancora con lui:
...dopo il mio viaggio ho incontrato qui la mia Medusa che mi ha portato il meraviglioso libro. Non l’avevo visto. Vi ringrazio mille volte. È impressionante, tutto è bello e singolare, le vignette, sono pazzo di gioia, anche Medusa... Abbiamo rubato all’esistenza alcuni giorni qui in una spiaggia subtropicale. Nessuno sa che sono qui. Amici come te sono in altri continenti, è incredibile, ma è vero...
Paolo Ricci era stato l’unico a pubblicare I versi del capitano in un’edizione clandestina di appena 44 copie. Pablo Neruda decise per l’occasione di mantenere l’anonimato e non firmarsi con il proprio nome, per conservare il segreto di quel libro che era, soprattutto, un tributo sensuale alla sua amante.
L’ultima poesia di Pablo Neruda a Matilde
Il rapporto tra Pablo e Matilde proseguì per oltre ventiquattro anni, senza sbavature o incrinature, fino alla morte del poeta. Viaggiarono fianco a fianco per tutti i Paesi del mondo, in tutte le città, superarono tutti i confini. Infine stabilirono la loro casa in una località affacciata sull’Oceano Pacifico, denominata Isla Negra, che si trovava lontano “dall’affollata città nervosa e dalla complessa esistenza degli altri”.
In questo nido di pace e intimità Neruda trascorse gli ultimi anni della sua vita. Nel 1973 il colpo di stato militare guidato dal generale Augusto Pinochet cambiò le sorti del Cile, decretando la fine del governo democratico di Salvador Allende, e infranse per sempre i sogni e gli ideali del poeta. Il 23 settembre 1973, esattamente dodici giorni dopo il golpe, Pablo Neruda morì in circostanze misteriose. Oggi è stato provato che il poeta cileno - il cui vero nome era Ricardo Reyes - fu, di fatto, avvelenato dagli agenti di Pinochet e non morì a causa di un cancro alla prostata come riportò all’epoca il certificato di morte ufficiale.
Matilde Urrutia, distrutta dal dolore, chiese alla sua morte di essere sepolta accanto a lui.
Neruda prima di morire le aveva dedicato un’ultima poesia che ora sembra prefigurare il prolungarsi del loro amore oltre il varco dell’eternità:
Matilda, amore mio, tieni le labbra aperte
Perché così può il tuo ultimo bacio
seguirmi nella morte
Morirò abbracciando il grappolo del tuo corpo perduto
E quando la terra riceverà il nostro abbraccio,
andremo insieme in un’unica morte
e in un bacio eterno.
Ora Pablo Neruda e Matilde Urrutia riposano l’uno accanto all’altra nella tomba posta in fronte all’oceano, sull’Isla Negra, lambita dai flutti dell’onde. La loro lapide è ricoperta da un sontuoso tappeto di fiori e di erba. La terra aveva infine ricevuto il loro abbraccio e aveva concesso a quell’amore eterno di rifiorire.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Matilde Urrutia, il grande amore di Pablo Neruda
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