"È curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che le maniere semplici sono quasi sempre prese per indizio di poco conto".
Ho scelto di aprire quest’articolo con un aforisma del buon vecchio Giacomo Leopardi sostanzialmente per due motivi: un po’ perché Giacomo non sbaglia mai (quasi) e un po’ perché il pensiero racchiude nell’essenza il punto focale da cui vorrei partire, ossia la semplicità. Direte voi: e che c’entrano i libri della Gamberale con Leopardi? Poco o niente, giustamente, ma Chiara Gamberale e i suoi romanzi c’entrano con la semplicità di cui Giacomo parla.
È da qualche tempo ormai che si può parlare di vero e proprio "fenomeno Gamberale" o forse sarebbe più opportuno parlare di "fenomeno dei dieci minuti": col suo ultimo romanzo (semi autobiografico) "Per dieci minuti", la giovane scrittrice romana ha dato letteralmente il via ad un vero e proprio gioco collettivo.
Per tutti coloro che ancora non avessero letto il libro - ed ora che siete incappati in questo articolo non potrete più tirarvi indietro - "Per dieci minuti" (Feltrinelli, 2013, 187 pp.) è un romanzo in cui troviamo una protagonista, Chiara, un’antagonista, La-vita-a-volte, e tanti aiutanti. Chiara, smarrita in quel tunnel di malessere che alle volte qualcuno di noi è obbligato ad attraversare - lasciata dal marito dopo diciotto anni di matrimonio, derubata del lavoro che tanto amava, alle prese con una città, Roma, che tutto offre e tutto nasconde, anche i sentimenti più grandi - decide di accettare il "gioco dei dieci minuti" propostole dall’analista: ogni giorno, per trenta giorni, dovrà, per dieci minuti, fare qualcosa che non ha mai fatto prima. Che sia fare dei pancakes, mettere lo smalto fucsia, imparare a guidare, poco importa. Il fine ultimo è quello di svolgere un’attività che fino a quel momento non aveva mai creduto di poter fare, perché assurda, improbabile, assolutamente lontana dalla sua persona. Ecco, questo è ciò che la Gamberale fa, o meglio racconta, nelle fresche pagine di questo libro, ma che muovono a riflessioni importanti. E questo è ciò che hanno fatto milioni di lettori dopo la lettura. Ebbene sì, il gioco sembra essere contagioso, tanto più se si tende a vederlo come una sorta di "panacea" dei malesseri che affliggono i nostri giorni.
"Per dieci minuti" è, in pochissimo tempo, divenuto il libro-guida per chi cercava di rintracciare se stesso, annaspando tra complicatissimi termini medici, incespicando tra ansiolitici e tisane rilassanti, e diventato, insomma, alla fine, il vademecum di chi, con grande sorpresa, è riuscito a trarre un sospiro di sollievo (la parola ai testimoni, e ve ne sono assai) grazie alla semplicità - ed eccolo qui, Leopardi - del racconto di Chiara Gamberale. Semplicità, appunto: la via migliore da percorrere per esporre i propri pensieri, dare sfogo alle proprie inquietudini, condividere malumori e gioie, e, in definitiva, essere in grado di aiutare chi si confronta con noi. Eccolo lì, dunque, il Fenomeno dei dieci minuti: semplice e impegnativo, proprio come questo libro, che, nella sua immediatezza di stile ed estrema fruibilità, permette di correre - magari anche inconsapevolmente - il rischio di ottenere quel che forse stavate perdendo di vista: voi stessi.
Dunque: leggete, giocate e vivete.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chiara Gamberale e il terapeutico “Fenomeno dei dieci minuti”
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