Scrivere un libro si può fare da due diversi punti di vista. Oggi affrontiamo le due principali impersonificazioni dello scrittore: l’onnisciente e il lettore.
Vi è mai capitato di avere un’idea per un libro e di volerla buttare subito sulla carta? Di avere quel fremito del tutto particolare che vi obbliga a sedervi davanti al computer (o alla macchina da scrivere, se fa più poetico) e alla pagina bianca con quel cursore che lampeggia e che sembra dire, intermittente, "Scrivi! Scrivi! Scrivi!" Perché l’idea ha bisogno di un supporto e quel supporto si chiama carta, che voi dovete riempire battendo freneticamente le dita sulla tastiera finché non vi siete sfogati del tutto.
Scrivere è zen!
Questo modo di procedere, può essere molto valido per un romanzo breve, ma a volte neppure per quello. Prima di scrivere un libro, infatti, bisogna procedere con assoluta calma e tranquillità: a meno che non abbiamo una pistola puntata alla testa, scrivere deve essere una pratica zen della nostra vita. E’ l’unico modo per non impazzire del tutto, soprattutto se avete un lavoro, dovete mandare avanti una famiglia e 24 ore al giorno vi sembrano poche.
Bene, torniamo all’inizio: avete un’idea che vi balla nella testa. Voi dovete solo accendere la musica, ma... attenzione! Dovete scegliere la musica giusta, altrimenti c’è il rischio che l’idea si dissolva.
La prima domanda in assoluto che dovete farvi, prima di ogni cosa, riguarda essenzialmente il vostro stile: è meglio conoscere tutto della storia che sto scrivendo o procedere ignaro fino alla fine? In breve: è meglio essere uno scrittore onnisciente che sa già come va a finire o essere uno scrittore lettore che conosce gli eventi man mano che prosegue con la narrazione?
Scrittore onnisciente o scrittore lettore?
Se la prima scelta è una tra le più frequenti per gli scrittori di professione, la seconda viene spesso utilizzata dagli esordienti o da chi ama scrivere di getto, per poi, alla fine della storia, ributtarsi a capofitto nello stravagante mondo della correzione (dal punto di vista dell’ortografia e di un corretto e coerente svolgimento dell’intreccio). La seconda scelta, tuttavia, risulta sicuramente la più difficile: scegliendo di procedere ignari di cosa capiterà al vostro protagonista, infatti, sarà molto più elevato il rischio di esaurire tutte le idee che avete nella testa e arrivare, dopo una quindicina di pagine, al cosiddetto "blocco dello scrittore". Avete esaurito tutto quello che avete pensato all’inizio e siete ancora all’inizio del vostro libro! Niente di più sbagliato, a meno che non siate professionisti del "problem solving" o siate cultori dell’autodisciplina.
Un esempio pratico
Facciamo un esempio pratico, con un’idea di romanzo (o racconto).
“Durante una convention di maggiordomi, uno di loro viene ucciso. Chi è l’assassino?”
Andiamo adesso a vedere i pro e i contro dei modi in cui vogliamo procedere per scrivere una storia. Una precisazione, tuttavia, è obbligatorio farla: anche alcuni professionisti confessano di scegliere la seconda via, che resta comunque la meno praticata; ciò per dire che non esiste un modo giusto o sbagliato di procedere, bisogna solo essere realisti e consapevoli delle proprie capacità in merito.
Punto di vista dello scrittore demiurgo
Un giallo ambientato in una sala conferenze dove si sta tenendo un convegno internazionale riservato ai maggiordomi. Questa è l’idea, ovvero una semplice frase, attorno alla quale bisogna costruire una storia. Per ora abbiamo solo fango: dobbiamo plasmarlo e trasformarlo in un’opera d’arte. In uno dei libri assolutamente da leggere.
Procederemo dunque facendoci delle domande:
- La storia viene narrata in prima o in terza persona?
- Quanti sono i protagonisti della mia storia?
- Quanti sono i personaggi primari e quanti i secondari?
- Dove è ambientato il racconto?
- Come inizia la storia?
- Come finisce la storia?
- Ma soprattutto, cosa succede tra l’inizio e la fine della storia?
Le risposte a tali domande ci aiuteranno a districare la matassa, cominciando a farci plasmare l’idea per darle una forma. Le domande sopraccitate, inoltre, tenderanno a farci stilare una scaletta, che ci aiuterà a sapere come si svolgerà la storia che vogliamo raccontare, passo dopo passo. La scaletta sarà molto utile per facilitare il lavoro: senza alcun dubbio, il processo di scrittura di un romanzo, se utilizziamo il punto di vista dello scrittore onnisciente, sarà caratterizzato da una maggiore lentezza all’inizio (durante la fase di preparazione, studio, ricerca e schematizzazione) e da una maggiore velocità durante la fase di scrittura (perché sappiamo già tutto). Una volta che sappiamo per filo e per segno cosa succederà, non ci resterà nient’altro da fare che incastrare le parole tra di loro per rendere le frasi fluide e leggibili, ma essendo scrittori, questa, vogliamo sperare, non dovrebbe essere una parte difficile.
Nella fase di preparazione del romanzo, inoltre, ha molta importanza anche il genere che stiamo affrontando: ogni genere ha le sue regole, e se siamo abbastanza bravi ed esperti, potremmo anche aggirarle per affascinare e suggestionare i nostri lettori. In un giallo, come tutti sapete, vi sono determinate regole: ovvero, rivelare l’assassino all’inizio non sarebbe un’idea geniale (a meno che non scegliete di raccontare dal suo punto di vista). Bisognerà dunque saper padroneggiare alla perfezione le regole del genere per non cadere nel rischio di annoiare il lettore e per tenerlo ancorato fino all’ultima pagina.
Punto di vista dello scrittore lettore
Avete l’idea: durante una convention di maggiordomi, uno di loro viene ucciso. Chi è l’assassino?
Cominciate a scrivere, perché con il tempo avete cominciato a pensarci: procedete, in breve, passo dopo passo. Durante la giornata, vi fermate ogni tanto a pensare come potrebbe iniziare il vostro romanzo. Quindi, una volta tornati a casa, vi mettete a scrivere tutto quello che avete pensato durante il giorno. Conoscete solo l’inizio e scriverete solo l’inizio. Ad esempio, potreste aver pensato di cominciare dalla descrizione della sala dove si sta tenendo la convention, oppure dall’arrivo alla convention del nostro protagonista, oppure ancora dal delitto. Da lì in poi proseguite a scrivere finché avete esaurito tutto quello che avete pensato durante il giorno e, perché no, anche durante la fase di scrittura.
I giorni che seguiranno farete lo stesso procedimento: da un certo punto di vista, questo modo di raccontare una storia è senza alcun dubbio uno dei più divertenti e avvincenti, ma anche funzionali. Sì, perché voi non siete solo gli scrittori, ma anche i lettori, pertanto, più avvincerà voi, maggiormente avrà possibilità di avvincere chi vi leggerà.
L’importante, per non perdere l’abitudine, è scrivere un po’ ogni giorno (anche una riga, anche una parola), e cercare di tenere a mente, o scrivere su un foglietto, tutto quello che accade, in modo tale da evitare errori e contraddizioni. Insomma, non fate il classico errore dello scrittore alle prime armi che senza pensarci più di tanto opera su una persona che è stata assassinata a pagina 23 una miracolosa resurrezione a pagina 120. O che un personaggio importante fino a pagina 50, sparisca del tutto non lasciando più alcuna notizia di sé (anche per questo scrivere ogni giorno è molto importante).
Come abbiamo già detto, scrivere una storia dal punto di vista dello scrittore lettore è comunque molto più difficile del classico modo demiurgico. Può capitare (ed è capitato) anche ai migliori scrittori di arrivare a un punto della storia in cui l’intreccio era diventato troppo complesso e soprattutto troppo ricco di personaggi. A quel punto l’unica soluzione praticabile era quella di mettere i personaggi di troppo su una strada, aggiungere un tir che sta procedendo ad alta velocità e avviare la carneficina!
Una piccola storia per capire meglio
Uno scrittore in crisi di idee aveva la strana abitudine di fare molti sogni che se tradotti sulla carta si sarebbero sicuramente trasformati in dei best seller. Il problema è che dopo 1 minuto dal risveglio la storia contenuta nel sogno si dissolveva in un battito di ciglia e lo scrittore non ricordava più nulla. Così una notte decise di tenere un blocchetto e una penna sul comodino accanto al letto, in modo tale da scrivere subito la storia del sogno prima che svanisse.
Per molte notti non successe nulla: i sogni erano sbiaditi e confusi, non erano le grandi storie che aveva sognato prima. Poi, una notte, successe: fece un sogno così meraviglioso che, se non avesse avuto sonno, si sarebbe subito messo a scrivere. Finito il sogno, si svegliò, scrisse qualcosa sul blocchetto, e poi si riappisolò soddisfatto: l’indomani avrebbe cominciato il suo più gran bel romanzo.
La mattina dopo lo scrittore si svegliò e prima di leggere il blocchetto, come fanno i bambini con i regali durante la notte di Natale, si godette l’attesa. Fece una lauta colazione, si fece la barba, la doccia, guardò il notiziario, passeggiò un po’ a vuoto, poi tornò in camera da letto, prese il blocchetto e lesse quello che aveva scritto: "Un uomo e una donna si innamorano".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come scrivere un libro: consigli utili e trucchi per iniziare un romanzo
Cari lettori, scrivere un libro e
come scoprire in ambedue i lati della stessa parola, l
intimo di un essere vivente tra di noi. Se la scoperta e´di interesse personale vengono " coinvolti" coloro che hanno lo stesso interesse personale; ma se la scoperta e globale vengono automaticamente sia per controllo che per sapere, anche le altre persone che forse non hanno mai scritto o letto un libro. Io ho scritto un libro: O teneron damore, dedicato ai miei nonni. questo secondo libro, sia in forma creativa ma anche e sopratutto in forma reale, riassumera
i miei ultimi tre anni della mia vita. Per questo ho cercato il vostro aiuto.bellissimo il finale
Salve, i consigli che lei ha dato mi sono molto utili e anche io ho una storia che mi piacerebbe scrivere. Ho già abbozzato qualcosa, macchiando quaderni o fogli bianchi di parole, colorandoli con la mia immaginazione sfrenata che mi cattura come un vortice, da li, poi, sono andata avanti con la mia narrazione. L’unica cosa che non riesco a fare è intraprendere la storia (che so già gli eventi, il corso delle vicende o cosa succede) ma ogni volta che poso la penna sul foglio (o il cursore del computer sulla pagina bianca) i miei pensieri sembrano scivolarmi via dalle dita... so l’inizio ma è l’unica cosa che non riesco a comunicare o scrivere, anche perché non so nemmeno quale frase possa colpire o sia adatta. Come si può fare a cominciare le prime pagine della storia che si vuole scrivere?
Ho terminato da poco il mio primo romanzo, che, scritto con penna e carta, ha riempito sei quadernoni ad anelli. Fin dall’inizio avevo in mente la trama della narrazione, di cui fissavo via via i punti essenziali. Ho scritto in "brutta copia" e ho poi ricopiato in "bella", apportando le necessarie modifiche. E’ stato un lavoro molto impegnativo! Adesso sto trascrivendo i 47 capitoli sul computer.
Il mio consiglio agli altri esordienti è quello di vivere la storia come se fosse un film, osservando gli scenari, i personaggi nei loro movimenti ed espressioni, immaginando i vari toni della loro voce ... Ogni giorno insomma, anche quando non si scrive, cercare di entrare mentalmente nella vita dei personaggi del proprio romanzo emozionandosi, come se tutto fosse reale.
Buona scrittura a tutti !
Bell’articolo, che però è prescrittivo in eccesso.
Ci sono due tipi di scrittori: architetti e giardinieri.
Gli architetti pianificano tutto; le stanze in cui si muovono i personaggi, le macchine che conducono, ecc.
E poi ci sono i giardinieri: essi disossano il terreno, piantano un seme, e l’osservano crescere.
Dire che, prima di scrivere anche una sola riga di romanzo, si debba fare una lunga pianificazione significa escludere scrittori come Stephen King, un convinto giardiniere.
Egli inizia un romanzo senza saper nulla della trama e non si alza dalla sedia prima di aver scritto la parola fine.
Ok, nessuno di noi è Stephen King, ma ci sono centinaia di scrittori minori, anche italiani, che sono giardinieri.
Io penso che tutti siamo un po’ architetti e un po’ giardinieri: anche il più convinto giardiniere ha fatto un po’ di pianificazione nella sua testa; anche il più ortodosso degli architetti, ha lasciato al "momento" alcune decisioni sulla storia.
molto utile
per me e per chiunque voglia scrivere bravi,,,,,,,,,,,
fantastiche idee belle e personali di grande utilità per me