Come si diventa giornalista pubblicista? Che strada bisogna intraprendere per ottenere il tesserino e per iscriversi all’Ordine dei Giornalisti o Pubblicisti?
Eleonora Minna scrive da quattro anni, ma è iscritta all’ordine dal 2011. Ha cominciato con testate locali, occupandosi di cronaca, politica ed eventi culturali e oggi scrive su riviste specializzate d’arte. In questa intervista Eleonora ci regala qualche utile consiglio, raccontandoci il suo percorso.
- Ciao Eleonora, prima di tutto parlaci del tuo lavoro. Che caratteristiche ha? Qual è la differenza tra giornalista pubblicista e giornalista professionista?
Una delle cose che mi ha spinto verso questa strada è stata la possibilità di approfondire argomenti a cui mi sono avvicinata per studio o passione. Viceversa spesso capita di avere a che fare con materie che non hai mai toccato: e quello è il momento in cui un articolo ti “obbliga” ad approfondire.
Per definizione, un giornalista pubblicista svolge la sua attività a tempo parziale, quindi non rappresenta un’attività di lavoro esclusiva. Ma al di là delle definizioni, per diventare giornalista professionista si può frequentare una delle 12 privatissime scuole riconosciute dall’Ordine oppure lavorare per 18 mesi in una redazione con regolare contratto da praticante: niente di più difficile. La strada per diventare pubblicista, invece, per quanto lunga e impegnativa, è decisamente più accessibile.
- Che iter hai dovuto seguire per diventare pubblicista? E’ stato complicato?
In teoria l’iter non è difficile: bisogna accumulare 24 mesi di collaborazione continuativa con una o più testate, regolarmente registrate al Tribunale, ed avere un certo numero di articoli pubblicati che può variare da regione a regione. Ad esempio, l’Ordine dei Giornalisti del Lazio richiede 80 articoli. Nei due anni di lavoro un aspirante giornalista dovrebbe percepire un compenso di circa 5000 €. Ma qui subentra il problema: non solo questi soldi non esistono, le testate non ti pagano, spesso risulta difficile anche trovare un editore che, su questo compenso (inesistente), ti paghi almeno il 30% di contributi; in caso contrario, si è costretti ad autotassarsi. Questo è uno degli ostacoli maggiori che si incontra durante il percorso.
- L’esame finale è stato difficile? Su cosa vertevano le domande?
Per essere preparati a sostenere l’esame, bisogna avere una buona cultura generale. Spesso le domande vertono su fatti di cronaca, su questioni politiche e su nozioni di educazione civica. Anche la storia più o meno recente è argomento d’esame. Poi ci sono domande più specifiche sulla deontologia professionale e sul diritto del lavoro, che forse è la parte più interessante. A me, ad esempio, hanno chiesto cosa vuol dire privacy, che significa tutelare i diritti di un minore o di altre categorie svantaggiate quando si scrive un pezzo, etc.
- Che consigli daresti a chi ha deciso di intraprendere questo percorso lungo due anni?
Consiglio ai ragazzi di scrivere sugli argomenti che più interessano, che sia cronaca, politica, musica o sport. Nella maggior parte dei casi si tratta di un volontariato di due anni, tanto vale farlo divertendosi!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come si diventa giornalista pubblicista? Eleonora Minna ci racconta il percorso da seguire
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