Vi è mai capitato di avere una valanga di idee in mente e non sapere come metterle per iscritto? Ecco qui una riflessione semiseria sui vari metodi per vincere l’horror vacui.
- Scrivere la prima cosa che vi viene in mente. Spesso funziona. All’inizio poteste avere l’impressione di star facendo un pastrocchio ma una volta che avrete riletto il tutto con un po’ di distacco, vi accorgerete che non tutto ciò che avete elaborato era un completo disastro, anzi, vi scoprirete particolarmente creativi. Non sottovalutate questo sistema, partite da una parola a vostro parere importante ai fini della trattazione in questione e cominciate, dispiegate le ali della fantasia. È il modus operandi del poeta romantico, bello e dannato, dello scrittore rampante e talentuoso che si lascia trascinare dal proprio flusso di coscienza. Se questo è il vostro stile di scrittura, probabilmente in questo momento vi sentirete già un po’ bohemièn, perfetto! Siete molto fortunati, non tutti posseggono il dono dell’ispirazione incondizionata delle muse. Avete una gran capacità immaginifica, siete in grado di riempire per ore intere pagine di quaderni senza il benché minimo sforzo. Insomma, la natura vi ha benedetto miei cari Coleridge.
- Creare la scaletta. Occorre ideare l’ossatura del racconto, dell’articolo, del saggio, del tema o chicchessia, abbozzarne la trama o perlomeno avere un’idea a priori di ciò che si sta per scrivere. A questa prima fase segue un complesso e sfiancante labor limae, una sola stesura non basta, bisogna perfezionare il testo fino a renderlo impeccabile. È il metodo più comune, più confortante e forse più efficace. È il metodo utilizzato dal Petrarca per la composizione del “Canzoniere” e di fatto i risultati si vedono. Cari cultori delle humanae litterae, non disperate se non siete celeri come i vostri colleghi maledetti sopracitati, velocità non è sinonimo di qualità e pertanto siate orgogliosi di voi stessi.
- Aggirare l’ostacolo o meglio scrivere “a ritroso”. Avete capito bene scrivere a ritroso. Partite da un nucleo tematico che vi ispira, per poi costruire l’intero testo attorno ad esso. Se si tratta di un racconto, con abile mossa potete liberarvi del problema incipit, semplicemente saltandolo! Se l’attacco vi getta in un baratro di disperazione, lasciatelo perdere, non accadrà nulla di irreparabile. È tanto semplice quanto poco dispendioso di energie, anche se in realtà state soltanto rimandando a domani ciò che siete in grado di fare oggi. Ma forse chissà … lancerete una nuova moda e supererete in bravura i soci maledetti. È il criterio adottato dal surrealista confusionario, affine al poeta romantico ma molto più sconclusionato. Anche voi nel momento in cui scrivete non avete la minima idea di quello che state facendo e se qualcuno si avvicinasse a voi e vi chiedesse “che cosa stai scrivendo?” probabilmente rispondereste “ancora non lo so”? Allora fate parte di questo gruppo!
Qualunque cosa facciate, l’importante è che la facciate con passione. Non sbaglierete.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Come superare la paura del foglio bianco: considerazione semiseria
Penso di appartenere un po’ al primo gruppo, ma soprattutto al terzo. Quando comincio a scrivere, infatti, non so mai cosa succederà poi e la storia la costruisco un po’ alla volta. Oserei dire che i personaggi e la storia vengano fuori da sé e mi sorprendo io per prima (vi prego di non ridere, ma a me succede proprio così!). Il lavoro grosso è infine la revisione: non sono mai soddisfatta e correggo e ricorreggo mille volte, fino a che a un certo punto mi autoimpongo di mettere la parola fine alla revisione e ...allora è come se mi levassi un peso e non volessi più bene alla mia "creatura", in un certo senso è come se me ne distaccassi.
P.S. Ho sempre odiato le scalette, ma ai miei alunni di scuola media dico che esistono, insegno loro come si fanno,...però poi...dico che sono liberi di usarle o no e aggiungo che io, per esempio, non le adopero mai!