Emersa un’agghiacciante verità sul giro di concorsi truccati che riguarda l’Università di Catania e che ha avuto come conseguenza la sospensione di Francesco Basile, rettore dell’istituto, e di altri 9 professori. La richiesta era quella di arresto per queste 10 persone ma, alla fine, il gip ha concesso solamente la sospensione dal servizio. Sono altri 40 i docenti indagati in molti altri atenei italiani. Vediamo i dettagli dell’inchiesta che prende il nome di Università bandite.
Università bandite: i dettagli dell’inchiesta sui concorsi universitari truccati
Sospensione dal servizio per Francesco Basile e altri 9 professori coinvolti nella vicenda dopo che ne era stato richiesto l’arresto dalla procura della Repubblica di Catania. Questa la sentenza del gip dopo quanto emerso dalle indagini che vedono coinvolti altri 40 docenti di una serie di università italiane. L’accusa è quella di coinvolgimento nei concorsi truccati ma la domanda di arresto è stata respinta dal giudice delle indagini preliminari, che ha voluto accogliere solo la domanda di sospensione dall’incarico. Nonostante questo, le accuse rimangono comunque gravissime e a carico di alcuni dei più noti docenti dell’intero panorama dell’ateneo catanese. Nello specifico, si parla di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.
L’inchiesta è stata condotta dalla Digos e coordinata dalla Procura catanese e ha dato i suoi frutti, considerato che ha smascherato un sistema ben collaudato per assegnare certe cattedre a persone già precedentemente scelte. Nelle parole del procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, ciò avveniva “a prescindere dai reali meriti e competenze”. Nel corso della conferenza stampa i pm hanno fatto addirittura riferimento a “metodi paramafiosi” nel gestire ben 27 concorsi di cui 17 erano per professore ordinario, 4 per professore associato e 6 per il ruolo di ricercatore.
Si è parlato di un contesto di scambi di favori in cui la quantità di docenti coinvolti va ben oltre il numero dei condannati, almeno per ora: si tratta di 40 docenti che lavorano nell’ambito di molti atenei italiani, da Nord a Sud (Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona). Durante la conferenza stampa sono state diffuse informazioni per le quali gli esiti dei concorsi erano già predeterminati, “nessuno spazio era lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari”. Il sistema che si era venuto a creare aveva delle precise regole per cui esistevano anche delle sanzioni rispetto alle violazioni commesse, punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del curriculum.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Concorsi truccati all’università: ecco cosa è successo a Catania
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