Il legame con il proprio editore può essere speciale. Curiosi di conoscere il rapporto tra i grandi scrittori del passato e la casa editrice Mondadori? Non tutti sanno che è possibile.
Si intitola Q.B. online, si legge Quanto Basta, come la sigla che accompagna le migliori ricette di cucina, ed è un’antologia composta da pubblicazioni periodiche. Consultabile in rete, apre uno spiraglio accessibile a tutti sugli archivi monumentali della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Contiene una selezione di lettere, telegrammi e fotografie: testimonianza del rapporto professionale, ma anche e soprattutto del legame amicale esistente tra la casa editrice milanese e i grandi autori. E spunto per una storia della letteratura mai scritta prima.
Nelle lettere si parla di lavoro, certo: contratti e dettagli delle pubblicazioni; traduzioni, se l’autore è straniero, o scelte grafiche per le copertine. Un patrimonio di documenti il cui scopo dichiarato è suggerire nuovi percorsi di lettura e di ricerca. Ma anche dettagli inaspettati che restituiscono l’umanità dei corrispondenti e il fascino di un’epoca in cui i cellulari erano di là da venire e le comunicazioni mantenevano un garbo raffinato.
Vediamone alcuni esempi che sono chicche di curiosità per gli amanti dei libri.
La lettera di Thomas Mann a Mondadori, prima del viaggio in Italia avvenuto 70 anni fa
Potete leggere qui di quando il premio Nobel per la Letteratura Thomas Mann scrisse per informarsi sulle questioni pratiche del suo imminente viaggio in Italia:
Ancora una piccola domanda esteriore. Penso che tutti gli incontri mondani previsti siano a carattere informale, tuttavia, per sicurezza, vorrei sapere da Lei se in qualche occasione avrò bisogno di un frac. Ma preferisco lasciare questo capo di vestiario a casa.
Arnoldo Mondadori lo rassicura a stretto giro di posta:
No, non è proprio necessario che si porti il frac. Gli incontri mondani si svolgeranno di pomeriggio e nessuno di noi porterà un frac.
Siamo nel 1953: Mann sarà a Roma in aprile, in occasione dell’assegnazione del Premio Feltrinelli. Lo attende una settimana intensa: un ricevimento organizzato da Mondadori ed Einaudi all’Hotel Excelsior, un altro a Villa Farnesina, promosso dall’Accademia dei Lincei, un cocktail nella casa romana della scrittrice Alba de Céspedes e un’udienza speciale di Papa Pio XII. In Italia era già stato da giovane sconosciuto assieme al fratello e nel 1947, sempre ospite della casa editrice. In quell’occasione la famiglia Mondadori aveva aperto allo scrittore le porte della villa di Meina sul lago Maggiore. Di quella visita restano le fotografie dei pomeriggi in giardino e la lettera di ringraziamento spedita da Mann:
Durante tutti questi giorni abbiamo ripensato con riconoscenza alla nostra visita nella Sua bella casa patriarcale, alla gita all’isola Bella e a tutte le impressioni gradevoli del nostro breve viaggio italiano, ricordi questi che non ci lasceranno molto presto. Desidero ancora dirLe quanto la compagnia Sua e dei Suoi, la partecipazione alla vita di una famiglia patriarcale italiana, siano state per noi una vera esperienza, il cui ricordo mi renderà ancor più cara l’edizione di Mondadori dei miei libri.
Le lettere a Mondadori degli scrittori americani raccolte in un libro
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Dear Mr Mondadori: iniziano così molte delle lettere provenienti dagli Stati Uniti. Oggi sono raccolte nel nuovo volume di Cinzia Scarpino che, edito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori a fine 2022 nella collana Biblioteca, racconta La narrativa americana nel catalogo Mondadori 1930-1968. Quelle missive portano in chiusura firme importanti e compongono una sorta di antologia dei principali scrittori americani del dopoguerra: Faulkner, Steinbeck, Dos Passos, Mitchell.
E, naturalmente, Hemingway.
Le lettere tra Alberto Mondadori e Hemingway
Con Hemingway il rapporto travalica fin da subito il semplice e reciproco interesse economico. I giorni trascorsi a Cortina, dove lo scrittore e la moglie Mary soggiornano prima all’albergo Concordia e poi a Villa Aprile, vengono ricordati con piacere da entrambe le parti. In una lettera del 1948 Hemingway accenna scherzosamente al nomignolo che l’allegra comitiva si era data in onore delle serate trascorse insieme bevendo vino locale: Bota, appunto, che in Veneto è la bottiglia. Alberto Mondadori poche settimane dopo gli risponde: gli Hemingway sono a Venezia e l’editore scrive
Spero di essere per Lei un amico e non solo un uomo d’affari.
È l’inizio di una sincera amicizia e di un rapporto epistolare che durerà fino al 1961, tra alti e bassi. Ogni tanto è Mary a scrivere per conto del marito troppo preso dal lavoro. Il 17 maggio del 1950 è sua la lettera con cui assicura l’editore in merito alla futura pubblicazione sotto la sigla Mondadori dei racconti in via di realizzazione. È un continuo alternarsi con Hemingway che interviene con brevi commenti a penna aggiunti al dattiloscritto. Mary scrive:
non c’è alcuna fretta per i racconti; ma, dice Papa, li avrete sicuramente.
E Hemingway:
Li avrete di certo.
Del rapporto tra Hemingway e Mondadori potete leggere qui.
La confidenza di Anna Banti al suo editore
Anna Banti, traduttrice per Mondadori (per cui si occupa di William Makepeace Thackeray e di Virginia Woolf) e poi scrittrice con Le donne muoiono (1952) e la riedizione di Artemisia (1953), si scopre intimorita durante la stesura dei testi per i risvolti di copertina di una nuova raccolta di racconti intitolata La monaca di Sciangai. Così nel maggio del 1957 confessa al suo editore:
un ventennio di esperienze non ha accresciuta la mia abilità di auto presentatrice.
Potete leggere qui del rapporto tra Mondadori e la scrittrice Anna Banti.
Arnoldo Mondadori e Alba de Céspedes
L’editore e l’amico si alternano anche nel rapporto con la scrittrice Alba de Céspedes: un carteggio che unisce note personali a precise indicazioni di lavoro da entrambe le parti. Durante gli spostamenti della scrittrice tra Roma, Parigi e Cuba non si spegne il rapporto epistolare con la casa editrice milanese che ricostruisce oltre quarant’anni di vita intellettuale in un fitto scambio di lettere. Arnoldo Mondadori, ad esempio, le chiede un reportage con tanto di foto sulle riprese del film che in lavorazione a Cuba su Il vecchio e il mare di Hemingway. Tra le carte c’è anche un inedito racconto: intitolato Ritratto in una favola, è dedicato all’editore che risponde:
Cara Alba, le tue parole mi sono scese nel cuore commovendomi profondamente perché solo tu mi hai compreso di dentro.
Potete trovare qui le lettere tra Arnoldo Mondadori e Alba de Céspedes.
Quando l’entusiasmo per un libro può costare un taglio di capelli
Potrete leggere qui di Margaret Mitchell, autrice del fortunato affresco americano Via col vento. L’autrice rimane affascinata dall’edizione italiana firmata Mondadori. Trova la copertina di Tabet “piena di colore e vivace” e la diverte la traduzione di Scarlett in Rossella: ritiene che significhi little Rosie (piccola rosellina). Racconta che il suo parrucchiere, un italiano di seconda generazione, condivide l’entusiasmo per il libro:
Era così entusiasta della traduzione che mi tagliò tutti i capelli mentre ne parlava.
Una tipografia in Paradiso
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Forse per raccontare al meglio la ragion d’essere di questa grande famiglia di editori e scrittori ci vuole il romanzo autobiografico Una tipografia in Paradiso del 1985. A scrivere, questa volta, non è uno dei celebri corrispondenti, ma Laura (Mimma) Mondadori, terzogenita di Arnoldo Mondadori e Andreina Monicelli, a lungo responsabile dei Rapporti Esterni della casa editrice e principale promotrice, nonché presidente della Fondazione. Nel suo ruolo ha sperimentato di persona la magia dell’incontro con le grandi firme del secolo scorso, conservando intatta la freschezza e la vivacità di ricordi personali che si intrecciano strettamente alla vita culturale del nostro paese. Non capita a tutti in fondo di poter scrivere un telegramma ad un premio Nobel per la Letteratura come quello inviato a Eugenio Montale: Mimma Mondadori si scusa per la mancata partecipazione alla cerimonia di consegna e aggiunge
Desidero di tutto cuore caro Montale esserLe vicina con il pensiero. Nel rinnovarLe le mie più sincere congratulazioni per il massimo riconoscimento attribuito alla Sua opera di poeta e scrittore l’abbraccio commossa con affetto e devozione.
È in quel sostantivo, affetto, non distinto dalla devozione, che sta la chiave e il fascino di un’intera esistenza spesa al servizio dei libri.
Potrete sfogliare qui l’incredibile corrispondenza di Mimma Mondadori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dear Mr Mondadori: le lettere tra la casa editrice e i più famosi autori del passato
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