L’antropomorfizzazione delle specie animali attraverso cartoni animati – ma anche giocattoli e oggettistica per l’infanzia – è espressione mistificatoria del pedagogismo alienante dei cuccioli umani. Le stirpi dei Dumbo, Bambi, Topolino, Bugs Bunny parlanti (e pensanti) risultano cioè edulcorazioni di una realtà ben diversa. Una realtà che vede gli animali oggetto dei nostri istinti cannibalici e predatori. La maialina Peppa Pig adorata dai più piccoli non appartiene forse alla razza brutalizzata dai macellai per farne salsiccia o cotolette per i nostri pasti? E che dire dei grandi felini, e dei tristi elefanti dei circhi dopati per il nostro vigliacco divertimento? Auspico il ritorno di una razza di super-rettili che riconduca l’uomo allo status primigenio di preda. Sarebbe il dovuto contrappasso a un’arroganza di specie senza pari.
Prima di Patricia Highsmith e del suo story book Delitti Bestiali, ora ripubblicato in una nuova edizione brossurata da La nave di Teseo, alla rivalsa del mondo animale aveva già pensato Arthur Machen (Il terrore, 1917), fantasticando su un ordine naturale sovvertito dal "disegno" rivoltoso delle bestie (lo stesso che ritroveremo ne Gli uccelli di Daphne du Maurier).
Gli animali in rivolta in Delitti bestiali
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Gli animali in rivolta dei racconti di Patricia Highsmith evidenziano in modo ulteriore il movente giustizialista delle specie vessate. Sulla scorta del tratto psicologico che segna lo specifico della scrittrice americana, le azioni delittuose compiute dagli animali non sono mai fini a se stesse, quanto piuttosto risposta a sopraffazione, coercizione e violenza umane. Calandosi con sorprendente funzionalità nei panni degli animali umiliati e offesi, Highsmith ne tratteggia l’interiorità ferita (in senso lato, anche lo specismo ferito) e perciò alla ricerca di affrancamento e vendetta.
Polli di batteria resi pazzi dalle condizioni di vita cui sono costretti (La resa dei conti). Topi torturati per esclusivo sadismo (Il topo più coraggioso di Venezia). Un elefante reificato a fenomeno da baraccone in modo crudele (L’ultimo spettacolo di Ballerina). Un cammello diventato feroce a seguito dei maltrattamenti del padrone (La vendetta di Djemal). E ancora gatti angariati. Cani lo stesso. Capre private della libertà con (in)umana cattiveria, sono parte del barnum animalesco predisposto da Highsmith per i suoi ennesimi racconti crudeli. Tredici storie perturbanti, nello stile millimetricamente esatto della scrittrice, capace come pochi di sterrare le psicologie (umane o animali che siano), a partire dalle ombre in esse contenute.
Il focus narrativo che inquadra la quasi totalità dei racconti non smentisce infatti la vocazione inconscia della scrittrice: il punto di vista degli animali assassini (il loro sguardo sul mondo, il loro sentire il mondo crudele) è il tratto aggiuntivo che fa di Delitti bestiali un’opera a sé stante. Non solo all’interno del corpus bibliografico dell’autrice ma anche rispetto a romanzi del genere “fauna killer”, solitamente di caratura esclusivamente commerciale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Delitti bestiali: il libro di Patricia Highsmith torna in libreria
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