Come funziona la divisione in sillabe? Per comprendere la divisione in sillabe, quali sono le modalità e come si fa è opportuno ricapitolare tutte le principali regole riguardanti la sillabazione. Per questo sarà opportuno ripassare alcuni basilari principi della fonetica, distinguere le differenti tipologie di consonanti e di vocali presenti nel nostro alfabeto e considerare alcuni esempi tratti dall’italiano corrente.
Anche se la divisione in sillabe è un argomento abbastanza semplice richiamare le regole principali di questa pratica è importante non solo per gli studenti che ancora producono elaborati scritti durante le verifiche in classe ma anche per chiunque altro si occupi di scrittura: da quando, infatti, la penna e i fogli hanno lasciato il posto agli editor di testo, la sillabazione è un attività che il nostro PC svolge in automatico o evita del tutto aggiungendo, tra una parola e l’altra, lo spazio necessario per rendere il testo uniforme e lineare (se richiediamo al nostro editor di formattare il testo in Giustificato).
Divisione in sillabe: come funziona?
Per comprendere come funziona la divisione in sillabe è opportuno partire dalla stessa definizione di sillaba:
un’unità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco d’intensità.
I foni sono semplicemente i suoni della nostra lingua ovvero le consonanti e le vocali, il picco d’intensità, in italiano, è, invece, generalmente rappresentato dalle vocali che hanno intensità maggiore dal momento che su di esse cade l’accento. La sillaba, in definitiva, è quindi composta da una o più consonanti raccolte intorno a una vocale.
A sua volta la sillabazione può essere intesa proprio come l’attività che consente di comprendere quali sono le consonanti che, all’interno di una parola, si raccolgono intorno a una vocale. Ciò permette di richiamare una regola preliminare che occorre tener presente prima di considerare altre regole più specifiche: una sillaba può essere costituita anche da una sola vocale (come avviene, ad esempio, nelle parole che iniziano con una vocale, dove la prima lettera può essere separata dalla parte restante della parola) mentre una sillaba non può mai essere costituita da una sola consonante.
Prima di considerare le principali regole della sillabazione consideriamo però come il numero di sillabe può influire sul nome che le parole assumono nelle classificazioni fonetiche:
- Monosillabi sono le parole composte da una sola sillaba;
- Bisillabi quelle formate da due sillabe;
- Trisillabi se costituite da tre sillabe;
- Quadrisillabi sono le parole composte da quattro sillabe;
- Polisillabi quelle formate da un numero di sillabe maggiore di quattro;
Divisione in sillabe: le regole principali
Ecco, allora, quali sono le principali regole per dividere in sillabe una parola:
- La vocale all’inizio di una parola, se seguita da consonante, forma da sola una sillaba: come già accennato sopra, nelle parole che iniziano con una vocale, questa stessa lettera, se seguita da consonante, forma da sola una sillaba. Esempi:
A-li-ce
A-si-no
U-di-ne
a-so-la
- una consonante semplice (ovvero di un solo fonema) forma una sillaba con la vocale che segue (in questo caso si considera consonante semplice anche la x che foneticamente è consonante doppia). Esempi:
di-to
mi-to
te-xa-no
- Le doppie o consonanti geminate (e in questo caso è da considerare come doppia anche il gruppo di consonanti cq) vanno sempre divise. Si tratta di una delle regole più importanti da tenere presenti quando ci occupiamo della divisione in sillabe. Esempi:
mat-to
sac-co
ac-qua
bal-lo
gal-lo
- I digrammi e trigrammi non vanno divisi. Per digrammi e trigrammi si intendono dei gruppi di due consonanti (digrammi) o di due consonanti e una vocale (trigrammi) che, quando pronunciati, producono un unico suono. Sono esempi di digrammi e trigrammi i seguenti nessi: ch, gh, gl, gn, sc, cia, cio, ciu.
Questa regola va specificata ricordando che i gruppi gn gl hanno un solo suono che, pertanto, non può essere scomposto; lo stesso vale per cia, cio, ciu. Esempi:
che-la
gno-mo
gi-glio
a-glio
scia-me
cia-no
cia-o
- i gruppi consonantici formati da b/c/d/f/g/p/t/v + l/r formano una sillaba con la vocale che segue e non si dividono:
cre-ma
plu-ra-le
bru-ma
clo-ro
pru-gna
- i gruppi formati da s seguita da una o più consonanti formano una sillaba con la vocale che segue. Esempi:
sto-ri-co
stra-da
mo-struo-so
- Un gruppo di consonanti qualsiasi, non usato all’inizio di una parola appartenente al linguaggio corrente, viene di norma diviso. Esempi:
stan-co
er-ba
al-to
mal-to
- i gruppi di tre o più consonanti si dividono, generalmente, nel modo seguente: la prima consonante viene associata alla sillaba precedente mentre le altre (due o le altre tre) sono assegnate alla sillaba successiva. Esempi:
sor-pre-sa
ol-tran-zi-sta
sop-pres-sa-ta
- i gruppi di due, tre o più consonanti nei quali l’unione della seconda e della terza (a volte anche quarta) consonante crea un nesso inesistente, devono essere divisi, separando la seconda e la terza consonante. Esempi:
feld-ma-re-scial-lo
tung-ste-no
- Le parole composte, che generalmente seguono le regole valide per le parole semplici possono prevedere una sillabazione etimologica che va a separare il prefisso e la base della parola. Questa regola si applica soprattutto a parole composte con i prefissi dis-, sub-, trans-, iper-, post-, super-. Esempi:
trans-a-tlan-ti-co
su-per-at-ti-co
dis-u-gua-le
Divisione in sillabe di gruppi di vocali
I gruppi di vocali sia che diano luogo a uno iato, sia che costituiscano un dittongo o un trittongo, prevedono regole specifiche.
- Le vocali che danno luogo a uno iato vanno divise. Tali vocali sono quelle che, seppur accostate, a livello fonetico sono pronunciate con l’emissione di due suoni differenti o, meglio, non si contraggono né si elidono, per questo devono essere divise. Sono, ad esempio, casi di iato le coppie di vocali ia (la stessa parola iato, onomatopeica, include al suo interno uno iato), eo, ai, oe. Esempi di sillabazione:
mi-a
pa-e-se
le-o-ne
eu-ro-pe-o
ple-o-na-smo
ma-e-stro
Ga-li-le-a
i-a-to
A-o-sta
a-iuo-la (lo iato, in questo caso è tra la a e la i)
- I dittonghi ovvero i gruppi di due vocali (e le eventuali consonanti che li precedono) non vanno mai divisi in sillabe (unica eccezione a questa regola, presente in poesia, è quella che prevede la sillabazione nel caso in cui la prima delle due vocali sia sovrastata dal simbolo di dieresi). Esempi:
pio-ve
pia-nu-ra
Cio-to-la
Bia-gio
Dia-na
fio-re
- Le parole con i trittonghi seguono, nella divisione in sillabe, le stesse regole previste per i dittonghi: il trittongo non viene mai diviso e se ciò avvenisse sarebbe un errore abbastanza grave. Esempi:
A-iuo-la (in questo caso il trittongo è iuo)
At-tuai
Buoi (non divisibile)
Guai (non divisibile)
Tuoi (non divisibile)
Divisione in sillabe in presenza di apostrofo
Se ci troviamo in presenza di un apostrofo di norma le consonanti finali apostrofate fanno sillaba con la vocale iniziale della parola seguente. Esempi:
nes-su-n’a-mi-ca
sul-l’al-be-ro
glie-n’im-por-ta
Quando c’è un apostrofo a fine di rigo (il simbolo // indica l’a capo) è possibile adottare differenti soluzioni:
del-l’a- // more-re
dell’ // a-mo-re
del- // l’a-mo-re
In quest’unico caso è possibile staccare la parola con la vocale elisa e l’apostrofo (che rimangono nel rigo precedente) dalla parola che inizia con una vocale (che viene spostata, senza sillabazione, nella riga successiva).
È, invece, da evitare la seguente altra soluzione:
dello // amore
La reintegrazione della vocale elisa, infatti, è una pratica che ormai la linguistica considera arcaica e che darebbe vita a una sequenza (dello + parola che inizia per vocale) che, ormai, risulterebbe inaccettabile.
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