In occasione del primo anniversario della barbara uccisione della studentessa Giulia Cecchettin, uno dei femminicidi che maggiormente hanno coinvolto l’opinione pubblica anche per la presenza costante della famiglia della ragazza, nelle figure del padre Gino e della sorella Elena che non mancano di testimoniare sui media l’importanza dell’attenzione/prevenzione/consapevolezza da parte di tutti per cercare di contrastare una situazione oltremodo drammatica nella quale troppe donne sono coinvolte rimanendo vittime talvolta ignorate, l’uscita del libro di Maristella Lippolis Donne che non muoiono (Vallecchi, Firenze, 2024) è un bel messaggio.
“Donne che non muoiono”: uno strumento per trovare la forza
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Servono i libri a combattere quello che non si può che definire un dramma sociale di proporzioni difficilmente accettabili? L’autrice, molto coinvolta nei temi della violenza sulle donne e nelle tematiche che riguardano il modo di fare rete per opporsi a una troppo superficiale attenzione di molta parte dell’opinione pubblica, con questo romanzo mette insieme una serie di storie di donne vittime rassegnate, offendo attraverso lo spunto della pagine scritta un suggerimento per chi non ha la forza, la consapevolezza, l’energia di prendere in mano la propria vita danneggiata, minacciata, spesso anche conclusa nel sangue come ci insegna la storia degli ultimi anni.
Cosa succede tra le mura domestiche di insospettate vite di coppia? Che riesce a rompere muri che sembrano inaccessibili, per portare aiuto a donne che nel silenzio di case apparentemente insospettabili subiscono violenze psicologiche e fisiche insopportabili?
“Donne che non muoiono”: trama e personaggi
Maristella Lippolis ambienta a Pescara, città di mare, il suo plot che vede protagoniste un gruppo di donne diverse per età, per professione, per origine sociale, mettendo insieme le loro storie, tutte diverse, tutte difficili, alcune drammatiche.
Melania fa la commessa part-time in un supermercato ma è molto attenta alle clienti che si avvicinano alla sua postazione di cassiera. Tra loro vede una donna dall’atteggiamento guardingo e rassegnato, con cui quasi per caso inizia un rapporto; partendo da un caffè, a poco a poco Romina si apre e racconta la sua vita di paura, di solitudine, di botte da parte di un uomo che aveva creduto di amare ma che si è rivelato possessivo, geloso, violento, tendendola quasi prigioniera in un apparente stato di benessere, malgrado i lividi che troppo spesso compiono nel suo corpo. Unica attività concessa: la spesa al supermercato e le faccende domestiche.
Romina e Melania diventano complici di un atteggiamento di consapevolezza, mentre anche Melania, ci rivela la scrittrice, è stata vittima di un gravissimo episodio familiare: sua madre, sospetta, è stata uccisa dal compagno violento ma mancano le prove. In città intanto in una libreria si incontrano Alice, Dina, Caterina, che sono intenzionate a creare nella tranquillità di un posto protetto, tra una tazza di tè e un calice di vino, un gruppo di lettura e di consapevolezza della condizione in cui molte donne stanno vivendo.
Ci sono tanti libri, tanti film, tante poesie che ricordano alle donne che non sono davvero sole, che intorno alla loro paura si può creare una rete di amicizie protettive, incoraggianti, decisive per combattere l’isolamento e la paura. Tra le amiche della libreria compare anche una poliziotta, Valentina, che ha capito quanto i mezzi legali a disposizione di donne abusate siano purtroppo inadeguati in troppe circostanze. Lei metterà a disposizione del gruppo di amiche della libreria la sua esperienza ma anche suggerimenti di azioni molto coraggiose, anche se altrettanto pericolose per la loro incolumità.
Mentre a casa di Romina la situazione precipita e ne farà le spese il marito violento, Nicola, deciso a uccidere la sua vittima predestinata ma fermato da un gatto nero, Micianera, che gli si avventa procurando un incidente mortale, un altro episodio di cui è vittima Margherita, una vivaista, può diventare un potenziale femminicidio. Le nostre amiche amanti dei libri riusciranno nel loro intento di solidarietà, appoggio, difesa ma anche impegno fisico nel contrastare un potenziale assassino. I libri salvano, afferma Maristella Lippolis.
Libri che salvano, libri che ci hanno salvato... a volte basta una breve frase che ci spalanca all’improvviso un mare di intuizioni.
Libri, scrittori e scrittrici contro la violenza sulle donne
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E così le nostre lettrici scelgono autori e autrici, anche insospettati, che possono salvare: ecco Stephen King, che in Rose Madder racconta di una donna che riesce a scappare da un marito poliziotto sadico ; poi Miriam Toews, la scrittrice canadese autrice di Donne che parlano. Ancora Le figlie della Donna di Rame di Anne Cameron, anche lei canadese. Un racconto poco noto di Roald Dahl, Il cosciotto d’agnello, è un altro degli efficaci suggerimenti di lettura.
Non mancano due autrici italiane un po’ dimenticate, Alba de Cespedes e Anna Banti, a confermare quanto da tempo anche non recente le donne scrittrici aiutino a prendere consapevolezza della violenza di troppi maschi nelle storie di coppie che spesso si concludono nel sangue nei modi più efferati.
Acidi, coltelli, pistole, fuoco di cui donne inermi restano vittime: donne che muoiono. Olimpia, Cinzia, Caterina, Margherita, Valentina, Alice, Dina, Amelia, Marianna, Agnese, Romina, Melania, donne combattenti perché solidali e rese consapevoli, sono “donne che non muoiono”. Un libro in più, questo di Maristella Lippolis, per convincere a denunciare, a telefonare, a farsi aiutare, a rompere il silenzio e la rassegnazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Donne che non muoiono” di Maristella Lippolis: il potere dei libri contro la violenza sulle donne
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