Abbiamo finito di scrivere il nostro libro. Bene, adesso non ci resta altro da fare che... rileggerlo, correggerlo e verificare se tutto quadra. In pratica, fare l’editing. Sì, perché l’editing, come ben saprete, è una pratica su cui lavorano i redattori di una casa editrice, ma questo non ci dà la possibilità di consegnare il nostro libro dopo aver scritto l’ultima pagina. Anzi, dopo l’ultima pagina avviene l’ultima fase della scrittura di un libro: la fase di editing. Perché è così importante? I motivi sono molteplici.
Incongruenze
Innanzitutto l’editing di un libro ci aiuta a vedere cosa quadra e cosa non quadra nella nostra storia. Abbiamo aperto delle vicende che non si sono chiuse? Ci sono dei personaggi che a un certo punto scompaiono senza lasciare traccia? Ci sono delle incongruenze? Valutando tutto questo potremmo dare una forma ben più organizzata al nostro libro, dandogli una chance in più affinché l’editor possa leggerlo e ritenerlo interessante. Incongruenze evidenti o errori grossolani rappresentano il più caloroso invito all’editor di smettere con la lettura e gettare il dattiloscritto nel cestino.
Grammatica
Le forme verbali, i tempi, errori di battitura o (orrore!) di ortografia, periodi che non si chiudono o che vengono lasciati in sospeso, frasi sconnesse. La fase di editing è vitale affinché il libro sia totalmente corretto dal punto di vista grammaticale. Il libro che andremo a consegnare alla casa editrice deve essere perfetto al 101%. Dopotutto perché un editor dovrebbe avere cura di leggere il nostro libro se prima non ne abbiamo avuta cura noi? Dobbiamo mettere l’editor in condizione di leggere e amare la nostra storia e la grammatica è un principio fondamentale da rispettare affinché questo avvenga.
Contenuto
Ci sono dei personaggi secondari che risultano inutili? Forse è meglio toglierli: se la storia non cambia con la loro sparizione, allora significa che erano davvero inutili. Ci sono dei dialoghi sconnessi da rivedere totalmente? Forse è meglio dare loro un’occhiata: il dialogo in un libro è importantissimo, deve rispecchiare il personaggio e amplificare il concetto che questi ha una sua vita propria, così come un modo di parlare. Quale parte della storia funziona di più e quale di meno? La fase di editing aiuta anche a rivedere il contenuto della nostra storia: dobbiamo armarci di forbici, ago e filo quando arriviamo a questa fase. Dovremmo essere propensi ad accorciare, ritagliare, incollare, cestinare, allungare qualunque parte della storia che non ci convinca. Dobbiamo essere propensi a "violentare" il nostro processo creativo allo scopo di dargli una forma più corretta e meglio organizzata: svezzare quello che abbiamo partorito e renderlo maturo. Ciò è inevitabile, e chi rifiuta questo processo perché si sente un novello Dostoevskij (e di casi ce ne sono fin troppi) è meglio che cambi aspirazione.
Giudicare con occhio esterno
La fase di editing richiede molta pazienza, spirito di sacrificio e forza di volontà: non è facile quasi per nessuno ritornare su quello che si è scritto e, laddove necessario, operare chirurgicamente. Può ad esempio capitarci di buttare una parte che abbiamo scritto in maniera perfetta perché con il resto del libro non quadra. Doloroso, ma necessario. Meglio tagliare il cordone ombelicale con il nostro libro subito dopo aver scritto l’ultima riga; magari, se non si è ancora pronti, lasciar passare un po’ di tempo, far respirare quello che abbiamo scritto e noi stessi, per poi rigettarsi sulla nostra creatura con occhio vigile e sospetto, guardingo ed esterno, per giudicare al meglio il nostro libro come se fossimo i lettori di un qualunque altro scrittore. Questo è il modo migliore per fare editing e, soprattutto, per non essere subito cestinati dall’editor quando gli capiterà il nostro libro tra le mani.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Editing di un libro: perché è così importante?
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