A un’osservazione superficiale, gli scrittori Jules Verne ed Edmondo De Amicis sembrerebbero non avere nulla in comune: l’uno appassionato di avventure e fortunato precursore di sensazionali scoperte scientifiche; l’altro più attento all’aspetto educativo e pedagogico della letteratura per l’infanzia. Eppure l’autore di Cuore, di cui in ottobre (il 21 per l’esattezza) si celebra l’anniversario della nascita, è in realtà un giornalista attento: collabora con La Nazione e il Corriere della Sera. Realizza numerosi reportage di viaggi: tra le sue mete ci sono l’Olanda, Costantinopoli, Parigi, la Spagna e l’America. Proprio gli archivi del Corriere rivelano una trasferta particolare ad Amiens, in Francia, datata 1896. Destinazione: la casa del capitano Nemo in persona, Jules Verne.
De Amicis a casa del mito Verne
De Amicis si presenta con i due figli e nella relazione dell’esperienza che affiderà alle stampe sembra condividerne l’entusiasmo per l’incontro con una personalità non comune. Jules Verne è un mito e non solo per gli adolescenti. De Amicis si confessa lettore vorace e ammiratore del padrone di casa.
Per l’incontro si è fatto raccomandare da un amico, assicurandosi un’accoglienza calorosa da parte dei coniugi Verne che vivono ad Amiens, dove lo scrittore ottantenne prosegue la prolifica creazione dei suoi Viaggi Straordinari.
La casa di Jules Verne ad Amiens
La casa di Jules Verne ad Amiens oggi è un museo e si può visitare, con tanto di sito internet dedicato. Nulla di paragonabile all’emozione di una visita guidata in compagnia del suo illustre proprietario.
Vi era da per tutto un’eleganza severa e semplice. Curiosa la sua stanza di studio: di studio e da letto ad un tempo; piccolissima, una specie di camerino da comandante di bastimento. In un angolo, di contro ad una grande finestra, vi era un gran tavolo da lavoro, col tappeto verde, coperto di libri e di carte, disposti in ordine simmetrico; all’angolo opposto un piccolo letto da campo, stretto e bassissimo, senza parato né guarnizioni, che parrebbe modesto ad uno studente. Su questa specie di branda soldatesca dorme Jules Verne, non so da quanti anni, da poco dopo il tramonto alle prime ore del giorno, d’inverno come d’estate.
Ai visitatori spetta anche il piacere di vedere la straordinaria biblioteca dello scrittore. Centinaia di volumi in tutti i formati e tradotti in tutte le lingue.
Jules Verne descritto da Edmondo De Amicis
Com’è l’autore di Ventimila leghe sotto i mari (Feltrinelli, 2018, traduzione di Stefano Valenti) e Viaggio al centro della terra (Feltrinelli, 2019, sempre nella traduzione di Stefano Valenti)? Un po’ Giuseppe Verdi, un po’ uomo comune. Affabile ma serissimo, e quasi inconsapevole del suo valore.
Se, incontrandolo senza conoscerlo, mi avessero chiesto di indovinare la sua condizione, avrei detto: un generale in riposo, o un professore di fisica e matematica, o un capo di divisione di Ministero: non un artista.
E l’ospite si trova ad affrontare l’emozione comune a molti lettori all’incontro con il loro idolo letterario: un misto di ammirazione e delusione.
Non riconoscevo nulla di comune tra il Verne che mi stava davanti e quello che era prima nella mia immaginazione.
Non mancano le curiosità attinenti al metodo di lavoro e ai ritmi creativi dell’ospite.
Scrive, di regola, due romanzi l’anno, dandone soltanto uno alla stampa perché le pubblicazioni non si affollino; di modo che ne ha sempre parecchi nel cassetto, che aspettano. Va a dormire quasi ogni sera alle otto; la mattina alle quattro è già sveglio e lavora fino a mezzogiorno.
E aggiunge:
Quanto alle cognizioni svariate, che gli occorrono, e che nei suoi romanzi sono profuse, di fisica, di astronomia, di storia naturale, da molto tempo non ha più bisogno di cercarle nelle opere di scienza, che furono, fino dalla sua prima gioventù, la sua lettura prediletta, perché o le ha nella memoria o le ritrova in una raccolta enorme di appunti che egli ha sempre preso e va prendendo continuamente da libri, riviste e giornali, non trascurando niente di attinente a viaggi, a scoperte, a fenomeni, ad avvenimenti e a personaggi singolari, che crede gli possano essere utili in qualsiasi modo per i suoi lavori futuri.
Perché, vedete, codesta gran diffusione è dovuta in gran parte a questo che, nello scrivere, mi son sempre proposto, anche sacrificando l’arte, si non lasciarmi mai sfuggire in una pagina una frase che non potessero leggere i ragazzi, per i quali ho scritto […] e che amo.
Eccolo il punto in comune tra i due. Forse è il motivo dell’immediata simpatia che nasce tra scrittori apparentemente così diversi.
De Amicis e Verne in visita ad Amiens
Insieme visitano la città di Amiens: la cattedrale, il circo equestre, il palazzo di città dove Verne adempie con zelo al ruolo di consigliere comunale, la trattoria dove De Amicis ha pranzato con i figli prima della visita.
Quanti incontravamo, uomini e fanciulli di ogni condizione, lo salutavano con reverenza benché ci fosse forse tra loro più di un elettore che, salutando, distingueva nella sua coscienza lo scrittore dal consigliere.
Resta l’immagine tenerissima di una coppia affiatata e di un’ospitalità non comune. Merito della signora Verne, di cui De Amicis regala un ritratto particolare e toccante. Sua la raccomandazione che commuove:
Veda un po’ lei, signore, di persuadere mio marito ad aver più cura della sua salute. Lavora troppo. È sempre, sempre là al tavolino. Temo che si faccia del male. Non vivo tranquilla.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Edmondo De Amicis a casa di Jules Verne: l’incontro tra due scrittori per ragazzi
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Jules Verne Edmondo De Amicis Curiosità per amanti dei libri News Libri
Lascia il tuo commento