Nell’anniversario della sua morte avvenuta il 18 maggio 1988, si vuol ricordare Enzo Tortora, giornalista, conduttore televisivo e anche politico.
Chi era Enzo Tortora - Nato a Genova nel 1928 da genitori di origine napoletana, questi si era presto trasferito presso il capoluogo ligure ove, agli inizi di carriera, aveva collaborato con la Compagnia teatrale goliardica Baistrocchi, poi con Paolo Villaggio, anch’egli genovese, ed era entrato in RAI a soli ventitré anni. Primo spettacolo radiofonico a lui affidato è stato “Campanile d’oro” cui ne hanno fatto seguito altri di successo anche e soprattutto sul grande schermo. Negli anni Cinquanta ricordiamo, ad esempio, “Telematch” e “Campanile sera”. Dopo un breve allontanamento alla televisione svizzera, Tortora torna in RAI con “Il Gambero” e con la conosciutissima “Domenica Sportiva”. Poi ancora ulteriori vicissitudini lavorative fino a quando il giornalista genovese passa, nel 1977, alla conduzione di “Portobello” programma televisivo da lui ideato, una sorta di inusuale mercatino ispirato al più famoso di Londra, quello di Portobello Road. Purtroppo la conduzione di questo spettacolo di grande successo viene interrotta da un fatto assai grave che ha dato origine a quel periodo di accadimenti denominato “Il caso Tortora”.
La vicenda giudiziaria di Enzo Tortora - Tutto ha avuto inizio il 17 giugno 1983 dallo stesso Tortora così definito
“E’ un giorno che ricorda a me molto e che siglò non solo la discesa del buio dentro di me, bensì buio anche su un certo modo di fare giustizia”.
Enzo Tortora è infatti stato accusato di reati assai gravi sulla base unicamente di dichiarazioni fatte da alcuni condannati per reati legati alla mafia e da testimoni poco attendibili; è stato per questo arrestato e imputato di “associazione camorristica e traffico di droga”. Solo dopo un doloroso iter giudiziario e burocratico che non gli ha evitato, comunque, alcuni anni di prigione e di arresti domiciliari, il giornalista è stato dichiarato innocente ed è ritornato in televisione, divenendo in seguito anche eurodeputato. Quel periodo in cui l’Italia si era “spaccata in due” tra innocentisti e colpevolisti e in cui la stampa aveva pubblicato e commentato ogni singolo fatto, senza il dovuto rispetto per chi aveva subito tante accuse, ha lasciato il segno nel giornalista che alla vicenda è sopravvissuto solo cinque anni perché tali fatti lo avevano colpito nel corpo e nell’animo causandogli una grave malattia.
I libri di e su Enzo Tortora - Tra i libri di lui e su di lui ricordiamo “Applausi e sputi. Le due vite di Enzo Tortora” (Sperling & Kupfer) di Vittorio Pezzuto, pubblicazione che della triste vicenda parla e che così ha commentato Leonardo Sciascia, soprattutto in merito al ruolo che ha svolto la stampa in tale vicenda:
“Bisognerebbe, comunque, che gli interessati ne traessero almeno un’immediata lezione: e cioè che i giornali non durano un giorno, che non tutti finiscono nei convogli destinati alla combustione. Anche scrivere su un giornale è, direbbe Orazio, come scrivere sul bronzo”.
Ecco ancora “Enzo Tortora. Per una giustizia giusta” (Kaos) ed “Enzo Tortora . Dalla luce del successo al buio del labirinto” (Aliberti) di Daniele Bianchessi, caporedattore news di Radio 24 che ha scritto un libro che non è solo una biografia bensì un racconto fatto su vari piani narrativi in cui la storia pubblica s’intreccia a quella giudiziaria, sullo sfondo di un’Italia in pieno boom economico.
Del giornalista stesso ricordiamo “Cara Silvia. Le lettere per non dimenticare” (Marsilio), volume che raccoglie le lettere che Tortora inviò a una delle figlie dal carcere di Regina Coeli, da quello di Bergamo e dalla sua casa di Milano, dove scontò gli arresti domiciliari.
Infine va menzionato “Come volevano le stelle. Enzo Tortora. Giustizia dimenticata” (Seneca Edizioni) di Maria Rita Stiglich: un racconto di fatti, incontri e personaggi alla ricerca di una risposta ad un destino non favorevole.
Vogliamo ricordare Enzo Tortora con quella frase con cui, anni dopo, davanti a una standing ovation, ha ricominciato Portobello:
“Dunque, dove eravamo rimasti?”.
Con ciò si vorrebbero cancellare le sofferenze subite dal giornalista e soprattutto si desidera sperare che il lavoro della Giustizia, assai delicato, proceda nel modo più corretto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ricordiamo Enzo Tortora attraverso i suoi libri
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