Addio a TFA, FIT, percorsi post laurea e via dicendo, Bussetti punta tutto sulla laurea, in modo da avere docenti giovani e freschi di studi. Questo sembra emergere in base alle ultime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, che intervistato da Italia Oggi ha spiegato i suoi piani per la scuola e il reclutamento dei nuovi docenti.
Per il Ministro dovranno cambiare i metodi di reclutamento, così da non ripetersi la situazione verificatasi per il 2018/2019. Sebbene i posti a disposizione fossero ben 57mila ben 32mila cattedre sono rimaste vuote.
A pesare sul sistema scolastico è la difficoltà di abilitazione che al momento non risulta neanche chiara. Dopo il TFA, abolito ormai da tempo, si è passati al FIT senza troppa convinzione e attualmente non è ben chiaro in che modo si debba procedere per conseguire l’abilitazione.
Intanto molti aspiranti docenti hanno effettuato esami aggiuntivi, spendendo anche molti soldi in parecchi casi, ma comunque di un concorso non si vede neanche l’ombra.
Dalle parole del Ministro però tutto questo sarà solo un ricordo, dato che si vuole attuare una vera e propria rivoluzione nel campo delle assunzioni scuola. L’idea è quella di abbandonare i percorsi abilitanti post laurea e di passare direttamente a presentare domanda per i concorsi con la sola laurea specialistica. Una proposta che potrebbe anche vedere la riapertura dei concorsi a coloro che abbiano conseguito un titolo di questo genere e sostenuto una serie di esami integrativi.
Lo scopo di tutto ciò è dare alla scuola insegnanti giovani che possano salire in cattedra già dopo la laurea come dice lo stesso Bussetti a ItaliaOggi:
Dobbiamo prevedere una formazione già durante gli anni universitari. Per far sì che si possa andare in cattedra a 26 anni, non a 30 o 40. Con un concorso bandito regolarmente sarà possibile accedere all’insegnamento subito dopo la laurea, senza percorsi di studio ulteriori.
L’idea di base è di affrontare la questione dalle fondamenta e cambiare il tipo di reclutamento perché le norme al riguardo sono state troppe e soprattutto troppo confusionarie. Il Ministro dichiara infatti:
È mia intenzione dare una volta per tutte regole certe. In questi anni sono stati creati troppi percorsi diversi, sono state fatte innumerevoli promesse rimaste disattese a chi voleva diventare insegnante. È arrivato il momento di stabilire un’unica strada d’accesso: concorsi in base ai posti vacanti e disponibili. E vincoli di permanenza per un certo numero di anni. È così che rispettiamo le ambizioni di questa categoria professionale. E restituiamo dignità ai docenti, pilastri della nostra scuola.
Come sempre, e soprattutto per la scuola, però tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Bussetti però sembra deciso a mettere in pratica il tutto sin dal prossimo anno, proprio perché scottato dall’esperienza fallimentare delle assunzioni. I 32mila posti rimasti liberi sono tali perché i docenti abilitati non ci sono e sono quindi costretti ad accettare supplenze e a saltare da una cattedra all’altra. Un vero e proprio paradosso che spiega bene la situazione in cui si trova la scuola italiana: migliaia di precari, migliaia di cattedre vacanti e nessuno con il giusto titolo per poterla richiedere.
Una situazione paradossale, come ha detto in molte occasioni il Ministro, e che lede non solamente la dignità dei docenti, ma comporta anche problemi per la didattica dei ragazzi.
In tutto ciò non è certo che anche il FIT verrà abolito, ma il Ministro dell’Istruzione ha detto espressamente che tre anni per l’inserimento a scuola risultano un tempo eccessivo. Si potrebbe quindi pensare ad una riforma del progetto, ad un percorso di inserimento ideato per coloro che sono neolaureati o simile. Al momento le nostre sono solo ipotesi, dato che Bussetti non si è ancora sbilanciato troppo, ma senza dubbio nei prossimi mesi darà le linee guida del suo programma per la scuola.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: FIT e TFA addio: per l’insegnamento basterà la laurea, parola di Bussetti
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