Scrivere una poesia per la Festa della mamma è un’abitudine bella di quando si è piccoli. Insieme al lavoretto, creato con le proprie abili manine, di solito si cerca di scrivere un biglietto ad hoc per la giornata.
Con il passare degli anni, crescendo e diventando grandi, questa abitudine si è pian piano andata perdendo e spesso ci si riduce all’ultimo minuto per scegliere le giuste parole da scrivere sul classico bigliettino d’auguri per la Festa della mamma.
Per ovviare a questo problema e alla mancanza di idee che immancabilmente ci coglie in questi momenti, abbiamo selezionato alcune delle poesie più belle sulla mamma, scritte dai poeti più famosi di sempre.
Dedicare una poesia alla vostra mamma è un gesto estremamente romantico e richiama un po’ quel momento in cui da piccoli tornavamo da scuola con il pensierino nella cartella, quel momento in cui in piedi sulla sedia si recitava la filastrocca della maestra e si mostrava con tanto orgoglio il lavorino creato in classe.
Il rapporto madre e figlio è molto caro agli artisti e non sono pochi quelli che hanno scritto poesie dedicate alla loro, anche non sempre per esprimere amore e benevolenza.
In ogni caso, noi abbiamo cercato le poesie più dolci e più belle, scritte da poeti importanti e conosciuti e che siano in grado di trasmettere un’emozione.
Festa della mamma: le poesie più belle da dedicare alla mamma
La Ballata delle Madri - Pier Paolo PasoliniMi domando che madri avete avuto.Se ora vi vedessero al lavoro in un mondo a loro sconosciuto, presi in un giro mai compiutod’esperienze così diverse dalle loro, che sguardo avrebbero negli occhi?Se fossero lì, mentre voi scrivete il vostro pezzo, conformisti e barocchi,o lo passate, a redattori rotti a ogni compromesso, capirebbero chi siete?Madri servili, abituate da secoli a chinare senza amore la testa,a trasmettere al loro feto l’antico, vergognoso segreto d’accontentarsi dei resti della festa.Madri servili, che vi hanno insegnato come il servo può essere feliceodiando chi è, come lui, legato, come può essere, tradendo, beato,e sicuro, facendo ciò che non dice.È così che vi appartiene questo mondo: fatti fratelli nelle opposte passioni,o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo a essere diversi: a rispondere del selvaggio dolore di esser uomini.Supplica a Mia Madre - Pier Paolo PasoliniÈ difficile dire con parole di figliociò a cui nel cuore ben poco assomiglio.Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.Sei insostituibile. Per questo è dannataalla solitudine la vita che mi hai data.E non voglio esser solo. Ho un’infinita famed’amore, dell’amore di corpi senza anima.Perché l’anima è in te, sei tu, ma tusei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:ho passato l’infanzia schiavo di questo sensoalto, irrimediabile, di un impegno immenso.Era l’unico modo per sentire la vita,l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.Sopravviviamo: ed è la confusionedi una vita rinata fuori dalla ragione.Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…Vergine madre, figlia del tuo figlio - Dante AlighieriVergine madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d’eterno consiglio,tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti si’, che ‘l suo fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si riaccese l’amore,per lo cui caldo ne l’eterna pacecosì è germinato questo fiore.Qui se’ a noi meridiana facedi caritate, e giuso, intra mortali,se’ di speranza fontana vivace.Donna, se’ tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorresua disianza vuol volar senz’ali.La madre - Victor HugoLa madre è un angelo che ci guardache ci insegna ad amare!Ella riscalda le nostre dita, il nostro capofra le sue ginocchia, la nostra animanel suo cuore: ci dà il suo latte quandosiamo piccini, il suo pane quandosiamo grandi e la sua vita sempre.Le Mani della Madre - Rainer Maria RilkeTu non sei più vicina a Diodi noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupendebenedette le mani.Nascono chiare in te dal manto,luminoso contorno:io sono la rugiada, il giorno,ma tu, tu sei la pianta.La madre - Giuseppe UngarettiE il cuore quando d’un ultimo battitoavrà fatto cadere il muro d’ombraper condurmi, Madre, sino al Signore,come una volta mi darai la mano.In ginocchio, decisa,Sarai una statua davanti all’eterno,come già ti vedevaquando eri ancora in vita.Alzerai tremante le vecchie braccia,come quando spirastidicendo: Mio Dio, eccomi.E solo quando m’avrà perdonato,ti verrà desiderio di guardarmi.Ricorderai d’avermi atteso tanto,e avrai negli occhi un rapido sospiro.La mamma - Ada NegriLa mamma non è più giovanee ha già molti capelligrigi: ma la sua voce è squillantedi ragazzetta e tutto in lei è chiaroed energico: il passo, il movimento,lo sguardo, la parola.A Mia Madre - Edmondo De AmicisNon sempre il tempo la beltà cancellao la sfioran le lacrime e gli affannimia madre ha sessant’anni e più la guardoe più mi sembra bella.Non ha un accento, un guardo, un risoche non mi tocchi dolcemente il cuore.Ah se fossi pittore, farei tutta la vitail suo ritratto.Vorrei ritrarla quando inchina il visoperch’io le baci la sua treccia biancae quando inferma e stanca,nasconde il suo dolor sotto un sorriso.Ah se fosse un mio prego in cielo accoltonon chiederei al gran pittore d’Urbinoil pennello divino per coronar di gloriail suo bel volto.Vorrei poter cangiar vita con vita,darle tutto il vigor degli anni mieiVorrei veder me vecchio e lei…dal sacrificio mio ringiovanita!Maternità - Ada NegriIo sento dal profondoUn’esile voce chiamarmiLe viscere mie palpitantiTrasalgono in sussultiChe sono i tuoi baci i tuoi piantiTu sei l’ignotoE formo il tuo cor col mio cuore.A mia madre - Eugenio MontaleOra che il coro delle coturniciti blandisce nel sonno eterno, rottafelice schiera in fuga verso i clivivendemmiati del Mesco, or che la lottadei viventi più infuria, se tu cedicome un’ombra la spoglia(e non è un’ombra,o gentile, non è ciò che tu credi)chi ti proteggerà? La strada sgombranon è una via, solo due mani, un volto,quelle mani, quel volto, il gesto d’unavita che non è un’altra ma se stessa,solo questo ti pone nell’elisofolto d’anime e voci in cui tu vivi;e la domanda che tu lasci è anch’essaun gesto tuo, all’ombra delle croci.Kaddish - Allen GinsbergCon la tua pancia gonfia, con la tua paura di Hitler, con la tua bocca di brutti racconti, con le tue dita di mandolini rotti, con le tue braccia, con la tua pancia.Con la tua voce, con il tuo naso e i tuoi occhi, con i tuoi occhi di senza quattrini, con i tuoi occhi di falsa porcellana, con i tuoi occhi di Russia, con i tuoi occhi di India affamata, con i tuoi occhi da gatta sul tavolo operatorio.Con i tuoi occhi soli, con i tuoi occhi.Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe,gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord:non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno,molti mi devono lacrime da uomo a uomo.So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti,povera e giusta nella misura d’amore per i figli lontani.Oggi sono io che ti scrivo:Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di nottecon un mantello corto e alcuni versi in tasca.Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo.Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti cheportavano mandorlee arance, alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze, di sale,d’eucalyptus.Ma ora ti ringrazio, questo voglio, ell’ironia che hai messo sul mio labbro,mite come la tua. Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come teaspettano, e non sanno che cosa.Ah, gentile morte, non toccare l’orologio in cucina che battesopra il murotutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante,su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi.Ma forse qualcuno risponde?O morte di pietà, morte di pudore.Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater.Preghiera alla madre - Umberto SabaMadre che ho fattosoffrire(cantava un merlo alla finestra, il giornoabbassava, sì acuta era la penache morte a entrambi io mi invocavo)madreieri in tomba obliata, oggi rinatapresenza,che dal fondo dilaga quasi venad’ acqua, cui dura forza reprimeva,e una mano le toglie abile o incautal’impedimento;presaga gioia io sentoil tuo ritorno, madre mia che ho fatto,come un buon figlio amoroso, soffrire.Pacificata in me ripeti antichimoniti vani. E il tuo soggiorno un verdegiardino io penso, ove con te riprenderepuò a conversare l’ anima fanciulla,inebriatasi del tuo mesto viso,sì che l’ ali vi perda come al lumeuna farfalla. È un sognoun mesto sogno; ed io lo so. Ma giungerevorrei dove sei giunta, entrare dovetu sei entrata— ho tantagioia e tanta stanchezza! —farmi, o madre,come una macchia della terra nata,che in sé la terra riassorbe ed annulla.La madre - Edmondo De AmicisVi è un nome soave in tutte leo lingue, venerato fra tutte le genti.il primo a che suona sul labbrodel bambino con lo svegliarsidella coscienza. l’ultimo che mormorail giovinetto in faccia alla morte;un nome che l’uomo maturo e il vecchioinvocano ancora, con tenerezzadi fanciulli, nelle ore solenni della vita,anche molti anni dopo che non è piùsulla terra chi lo portava; un nomeche pare abbia in sé una virtù misteriosadi ricondurre al bene. di consolare edi proteggere. un nome con cui si dicequanto c’è di più dolce. di più forte.di più sacro all’anima umana.la madre.Grazie mamma - Judith BondGrazie mammaperché mi hai datola tenerezza delle tue carezze,il bacio della buona notte,il tuo sorriso premuroso,la dolce tua mano che mi dà sicurezza.Hai asciugato in segreto le mie lacrime,hai incoraggiato i miei passi,hai corretto i miei errori,hai protetto il mio cammino,hai educato il mio spirito,con saggezza e con amoremi hai introdotto alla vita.E mentre vegliavi con cura su di metrovavi il tempoper i mille lavori di casa.Tu non hai mai pensatodi chiedere un grazie.Grazie mamma.La parola più bella - Marino MorettiMamma. Nessuna parola è più bella.La prima che si impara,la prima che si capisce e che s’ama.La prima di una lunga serie di parolecon cui s’è risposto alle infinite,alle amorose, timorose domandedella maternità.E anche se diventassimo vecchi,come chiameremmo la mammapiù vecchia di noi?Mamma.Non c’è un altro nome.Festa della mamma - Stephen LittlewordPer la tua festa dolce mammaho raccolto i fiori più belli del nostro giardinoho colorato il disegno più specialeho cercato tra i ricordi la storia più bella.Tutto questo per fartene dono,anche se, il fiore più bello, i colori più accesi,e la storia più speciale nella mia vita,sei tu, mamma!Auguri, è la tua festa!Per la mamma - Gianni RodariFilastrocca delle parole:si faccia avanti chi ne vuole.Di parole ho la testa piena,come dentro ‘la luna’ e ‘la balena’.Ma le più belle che ho nel cuore,le sento battere: ‘mamma’, ‘amore’.
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ricordo una poesia dedicata alla madre, che diceva pressapoco : il primo ricordo di te era con la tazzina del caffè in mano, la mattina, in cucina, prima di iniziare le fatiche della giornata....non so altro, mi aiutate a ritrovarla?
auguri a tutte le mamme e le mamme delle mamme e tutte le mamme di ogni essere vivente e specie perché ci sanno dare un preciso e unico amore che e legata dalla vita stessa . auguri di cuore a tutte ...
IL MIO TEMA –
TU SEI MAMMA
Tu sei mamma quando, ancora ansiosa, lieta,
grata alla vita, gioisci dinanzi a tuo figlio nato;
sei madre mia quando, ringrazi Iddio, pronta
stringi al tuo petto puro l’altrui Amor voluto.
Sei mamma mia quando, sorpresa all’evento,
sorridi e piangi, ma tutti ci consoli, in seno uniti.(1)
Tu sei mia madre quando, al tuo mal recondito,
patita, nel tuo pallor infine mi abbracci e sospiri;
seppur quivi or stento a ricordar gli affanni andati,
tu sempre sei mamma! m’indichi a rimirar avanti.
Ormai rassegnata all’infausto giorno, ancor più caro
nel cor mi ritorni, madre mia, per sempre, Amore!
Tanto vorrei infonderti vigoria e il mio forte respiro
e lesto coglierne, seppur fugace, un tuo mesto sorriso;
entro nudro e serbo eternamente Amor di figlio.
Or chiusa in lugubre bara e cereo aspetto in viso,
tu madre, sei già in chiesa, quivi, a lutto adorna:
viola il drappo sul portale e ceri accesi nella navata,
d’essenze effimera ghirlanda decora il lustro legno;
sei posta a piè del Crocifisso che lì era quand’eri in vita
e io con te, solo,(2) ho freddo, rivolgo un prego a Cristo;
sono tuo figlio Mamma mia! pronto a cànto dimorerei.
Questo pio sentimento che a te elevo, oh Madre mia,
Amor di più seco recherà solerte chi poi insigno verrà.
Avvilito, davanti a Dio, a capo chino, chiedo la tua pietà:
Se ho sbagliato, perdonami; ma tu ora mi devi perdonare
Oh Mamma! Perché ho sbagliato da te pria schivo,inconscio.
Il figlio Domenico Cazzolla
Missiva
Tu lettor cortese, non badare al libero verso e rime sparse della poesia
esaltatrice che leggi, piuttosto considera la struttura e l’analisi del testo,
di cui i due punti salienti del grido del figlio e del pentimento del figlio e
innanzitutto aguzza la mente al puro messaggio d’intenso sentimento
per “Mamma” che essa reca e cogliene col cuore l’essenza d’Amore
del figlio.
Oggi ti conservo nel mio cuore mamma
mi manchi
Non amo mia madre – mi dicevo
Le sue raccomandazioni
Il suo eterno richiamo al dovere di studiare
Il suo viso sofferente di vedova scorata
Chiudevano le mie ali al desiderio di libertà
Quel padre mancato ci aveva tolto il futuro
Confessavo rassegnata abbracciando colei
Che aveva riversato su di me
Quell’amore perduto
Poi quel giorno arrivò
Davanti ad una lapide fiorita
Piansi disperata tutto l’amore che non le avevo dato
La ringraziavo per avermi insegnato ad amare lo studio
La ringraziavo per la vita che non avevo sprecato
Scoprivo di averla sempre amata
giovanna
Grazie e complimenti per il vostro lavoro.
Mia madre rappresenta quella generazione che nel dopoguerra si rimbocco le maniche e ricostruì il paese assicurando ai figli lavoro, ovunque fosse, e istruzione.
A CUMMARI FILICIA
Madre, ricordo ancora
quel giorno di vendemmia
con te sorridente, e alta,
non perché mai ferma,
ma per meglio godere
dell’allegro desinare
della ciurma, tanta e varia.
I nipotini confabulare
con la fidanzata del figlio laureato,
la sorella venuta apposta da Palermo,
e il cognato da tempo milanese,
e poi gli amici di Bologna,
contenti di far parte della festa.
Cortese con tutti
e attenta nell’ascolto,
con le comari del vicinato
eri amica e confidente,
e alle giovani, novelle spose,
rendevi lieve
il distacco dalla famiglia.
Così un giorno,
impastando gli gnocchi
per noi e per alcune comari
(bisognose dicevi, ma era affetto),
sulla farina per la fatica scivolasti
… e ci lasciasti, per troppo affetto.
Salvatore Belluardo