8 marzo, Festa della donna: testimoniare per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e sono ancora, in tutte le parti del mondo. Testimoniare quindi per non dimenticare perché l’8 marzo non è solo regalare una mimosa.
Abbiamo scelto tre libri emblematici, l’uno diverso dall’altro, per comprendere l’universo femminile e non solo: “Le ragazze rapite” (la Nuovafrontiera, 2017, traduzione di Angela Ricci, pp. 192, euro 19,00) di Wolfgang Bauer; “Care figlie vi scrivo” (La nave di Teseo, 2017, pp. 247, euro 18,00) di Marisa Bruni Tedeschi; “Nonoche. Dialoghi comici” (Elliot, 2017, pp. 46, euro 7,00, traduzione di Loretta Santini) di Irène Némirovsky.
“Le ragazze rapite”
Nell’aprile del 2014 un commando di Boko Haram attacca Chibok, un piccolo villaggio nel nord-est della Nigeria, e rapisce 276 studentesse. Subito un grido di indignazione si leva in tutto il mondo e, riunite sotto l’hashtag #bringbackourgirls, personalità come Michelle Obama e il Premio Nobel per la pace Malala Yousafzai manifestano il loro orrore chiedendo l’immediata liberazione delle ragazze. Ma ciò che è accaduto a Chibok non è un caso isolato. In questo momento sono migliaia le donne prigioniere nelle mani dei fondamentalisti. Nel luglio del 2015 il reporter della Zeit Wolfgang Bauer è andato in Nigeria per parlare con alcune delle ragazze che sono riuscite a fuggire. Ha sentito dalla loro voce il racconto della vita prima del rapimento, la terribile esperienza della prigionia e il sogno di una vita migliore. Questo reportage traccia un quadro dettagliato del regime del terrore di Boko Haram, e offre uno spaccato senza uguali sulla vita dell’organizzazione. Ma soprattutto restituisce alle ragazze rapite una voce: una voce potente, che parla di dolore e violenza, ma anche di coraggio e di speranza.
“Care figlie vi scrivo”
“Mie care figlie vi racconto quello che non sapete di me, la mia vita all’infuori di voi, i miei segreti”.
In Italia come in Francia, quando si evoca la famiglia Bruni Tedeschi, si pensa subito a Carla, modella, cantante, già Première dame, e a sua sorella maggiore Valeria, attrice e regista. Marisa Bruni Tedeschi non è semplicemente una madre. Pianista concertista, appassionata d’opera, ha condotto una vita da artista. Una donna libera, nata a Torino da madre francese e padre italiano, che ha attraversato un secolo e le frontiere senza conformarsi alle regole della borghesia. La sua giovinezza nell’Italia fascista, la morte precoce del padre e la tenerezza del rapporto con la madre, l’incontro con suo marito Alberto nel 1952, industriale, compositore d’opera e collezionista d’arte, il loro esilio in Francia per sfuggire alla stagione dei rapimenti dell’Anonima sequestri, le sue grandi storie d’amore, tra cui quella con Arturo Benedetti Michelangeli, la sua passione per il pianoforte. Marisa Bruni Tedeschi si confessa con grande sincerità, e ci fa viaggiare con la fantasia: dai tappeti rossi dei grandi festival alla tavola della Regina d’Inghilterra, da un castello in Toscana all’Eliseo a Parigi. E, per la prima volta, racconta della sua famiglia e dell’amore per i suoi figli: Virginio, grande viaggiatore, Valeria e Carla, il suo orgoglio, famose, indipendenti e generose.
“Nonoche. Dialoghi comici”
“Noi siamo quello che siamo, Lulu, ma forse è una buona ragione per trascurare la nostra educazione estetica?”
Nonoche è una prostituta alle prese con i ricchi equivoci di Biarritz, protagonista di queste quattro scenette comiche dal tono beffardo insieme all’amica Lulu: Nonoche al verde, Nonoche al Louvre, Nonoche al cinema e Nonoche dalla chiaroveggente. Due giovinette un po’ galline dei ruggenti Anni Venti del Novecento, che amano inseguire i loro amanti, la chiaroveggenza e le omelette alla pancetta. Autrice ucraina naturalizzata francese, raffinata e prolifica, Irène Némirovsky era allora una studentessa di diciotto anni, iscritta alla Sorbonne, che scriveva per diletto e viveva una vita allegra piena di ammiratori. Già in questi brevi testi sceneggiati si ritrova però il carattere tipico da “piccole belve” dei protagonisti dei romanzi e dei racconti di Irène Némirovsky, nata a Kiev nel 1903 e morta nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1942, quali Gabri di La nemica o Joyce di David Golder. Queste scenette denotano così un dono satirico che fiorirà poi ne Il ballo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Festa della donna: tre libri per l’8 marzo
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Il libro ha un messaggio molto importante, l’importanza della cultura ed è per questo che mi è piaciuto