Galileo Galilei ha avuto un ruolo fondamentale nella fondazione della scienza moderna, in particolare nell’affermazione del nuovo sistema eliocentrico a discapito del vecchio sistema geocentrico tolemaico.
A lui va il merito di aver definito il metodo scientifico, fondato non più sull’aristotelismo, ma sull’osservazione empirica dei fenomeni della natura.
In tal senso Galilei ha reso la scienza moderna indipendente sia dalla filosofia che dalla teologia ridefinendo così i rapporti tra scienza e fede.
La rivoluzione di Galileo Galilei
Il sistema geocentrico concepiva l’universo come un insieme finito il cui centro fisso e immobile era la Terra ed, inoltre, sosteneva una netta separazione tra mondo celeste, eterno e immutabile, e mondo terrestre, soggetto al mutamento e alla trasformazione.
Durante la rivoluzione scientifica Niccolò Copernico nega la centralità della Terra proponendo un nuovo sistema cosmologico, fondato sulla centralità del sole, la cosiddetta rivoluzione copernicana.
Questa ipotesi apre la mente dell’uomo a nuove riflessioni facendolo non più indugiare su particolari aspetti del suo intelletto che culminavano sempre nella metafisica ovvero nell’accettazione di astratte congetture, avallate dal principio di autorità della Chiesa, ma mettendolo di fronte alla possibilità di un universo infinito e di nuovi mondi abitati, come nel caso di Giordano Bruno, oppure facendogli prediligere l’osservazione diretta dei fenomeni della natura non disgiunta però dal ricorso al linguaggio della matematica per poter esprimere in modo logico e coerente i risultati di detta osservazione, come nel caso di Giovanni Keplero che scopre che le orbite dei pianeti intorno al sole sono ellittiche.
In questo contesto storico si colloca l’opera di Galileo Galilei che, grazie al telescopio, scopre le fasi di Venere, le irregolarità della superficie della Luna e il moto dei satelliti intorno a Giove.
Galileo Galilei e la nascita del moderno metodo scientifico
Con Galilei nasce il moderno metodo scientifico, fondato non più sui principi aristotelici considerati incontrovertibili, ma sulle “sensate esperienze” e sulle “necessarie dimostrazioni”: ogni nuova scoperta deve essere confermata da teorie matematiche verificate attraverso esperimenti.
Galilei ribadisce l’importanza dell’insegnamento morale della Bibbia, ma secondo lui bisogna distinguere le affermazioni delle Sacre Scritture relative alla fede da quelle riguardanti i fenomeni naturali: se la Bibbia contraddice le leggi dei fenomeni naturali deve essere interpretata in modo non letterale, ma simbolico, quindi non in contrasto con la realtà delle scoperte scientifiche:
Stante, dunque, ciò, mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di par dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima essecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accomodarsi all’intendimento dell’universale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al nudo significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all’incontro, essendo la natura inesorabile ed immutabile, e mai non trascendente i termini delle leggi impostegli, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi d’operare sieno o non sieno esposti alla capacità degli uomini; pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio, non che condennato, per luoghi della Scrittura che avessero nelle parole diverso sembiante; poi che non ogni detto della Scrittura è legato a obblighi così severi com’ogni effetto di natura, né meno eccelentemente ci si scuopre Iddio negli effetti di natura che nei sacri detti delle Scritture [...]
Questa soluzione fu considerata eretica all’epoca di Galilei poiché attribuiva alla neonata scienza un’autorità di leggere i testi sacri superiore a quella della Chiesa, anche se ciò era limitato all’osservazione dei fenomeni naturali.
Galilei cercò diffondere le proprie scoperte comunicandole al vasto pubblico e, a tale scopo, utilizzò non più il latino, ma il volgare in cui attribuì un preciso significato a termini di uso corrente bilanciando, allo scopo di rendere chiare le dimostrazioni scientifiche, l’uso della ipotassi con quello della paratassi e valorizzando l’ironia per poter più facilmente confutare le tesi dei suoi avversari.
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