È iniziata così, con un colpo di teatro ben riuscito, la presentazione del libro intitolato “Zibaldone Aretino 2”, sottotitolato “racconti, personaggi, storie di Arezzo”, nel tardo pomeriggio di Mercoledì 20 dicembre, presso la Sala Bibliocoop all’interno del supermercato di via Vittorio Veneto, ad Arezzo, Città della Chimera, nell’ambito del ciclo di incontri dedicato alla Toscana da leggere; con l’autore Giorgio Feri che estrae e manovra con notevole abilità il coltello a serramanico di Gnicche, recentemente ritrovato da Claudio Santori, appartenuto al brigante aretino dell’Italia da poco unita, a cui sono state dedicate anche ballate popolari che lo hanno rivestito di un’aura romantica.
Il Brigante però, che in realtà si chiamava Federigo Bobini, è solo uno dei tanti personaggi che riaffiorano alla memoria cittadina, nel corso della presentazione a cui partecipano oltre a Giorgio Feri, Marco Botti giovane giornalista e scrittore, Filippo Nibbi già collaboratore di Gianni Rodari nella “Grammatica della fantasia”, Roberto Parnetti, organizzatore della Giostra dei Rioni di Olmo, frazione a sud di Arezzo, tutti al tavolo dei conferenzieri.
In copertina c’è la ciminiera del Fabbricone Sacfem che cade per lasciare il posto al Parco Pertini o Parco Giotto che dir si voglia, iniziando così la deindustrializzazione, immagine simbolo di una archeologia industriale che avrebbe potuto essere ma che non è stata.
Ecco quindi che i ricordi di Giorgio Feri, una vita in centro storico visto dalla sua Cartaria Aretina, punto di riferimento per studenti e professori, fanno da filo di Arianna che dal passato giunge fino a noi smaliziati postmoderni che oggi perpetuiamo l’identità aretina nel mondo.
Molta sostanza e pochi fronzoli, questo è lo stile aretino di Giorgio Feri che pubblica “Zibaldone Aretino 2”, un libro di oltre 250 pagine altrove introvabile, denso di amici come Gianni Boncompagni ma anche come Gino Innocenti, il cesellatore che inventa la molla a scatto del Buratto della Giostra del Saracino di cui si mostrano pure foto inedite; poi fatti e misfatti della Città d’Arte, tanti contributi di Fabio Fusi, Mauro Mariottini che conduce gli scavi archeologici sul colle del Pionta, con poesie e testi di Filippo Nibbi illustrati dal fratello Mario, con i quadri del Maestro Zenone alias Emilio Giunchi, in un affresco collettivo che ci ricorda chi siamo - la Città d’oro e d’arte, del Petrarca e del Vasari, della Chimera e della Giostra, del buon cibo e della qualità della vita lenta - e come lo siamo diventati.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giorgio Feri di nuovo alla ribalta con “Zibaldone aretino 2”
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