I nomi dei giapponesi Matsuo Bashō e Yosa Buson probabilmente non vi dicono nulla. Ma se vi dicessi che sono tra i massimi autori nipponici di haiku?
Matsuo Bashō, pseudonimo di Matsuo Munefusa, fu un monaco zen del periodo Edo. È considerato un maestro del genere poetico giapponese per eccellenza che, nella sua apparente semplicità strutturale - frutto di ars e ingenium direbbe Orazio - sintetizza l’essenza dello spirito nipponico.
Gli haiku dei due autori che seguono fissano un’immagine della natura che ha suscitato nel poeta un’intima emozione. Il titolo è un optional. I versi non iniziano con la maiuscola, né terminano con un punto a spalancare mondi inesplorati.
Istruzioni per l’uso: non confondete l’apparente semplicità con facilità compositiva e interpretativa. Siete disposti a mettere da parte per qualche minuto l’attitudine razionale di cuore e cervello? Seguitemi.
5 haiku di Matsuo Bashō (1644-1694)
L’alba
l’alba irrompe:
esche d’argento,
lunghe un pollice.
Ecco la folgorazione dello scintillio della luce al sorgere del sole.
Antico stagno
Antico stagno:
una rana vi si getta,
suono d’acqua.
Il quadro presenta una rana nell’atto di tuffarsi in uno stagno. Che incanto il contrasto sonoro tra il rumore dell’acqua e il silenzio plurisecolare dello stagno. Forse un richiamo all’eternità.
Il profumo dei pruni
al profumo dei pruni,
d’improvviso, appare il sole,
sul sentiero montano!
Questa volta la natura si esprime attraverso il profumo dei pruni e l’apparizione del sole, in un’accoppiata sensoriale olfatto-vista. Il cuore sembra scoppiare all’apparizione del sole, mentre ci inerpichiamo su un sentiero montano. Il pruno giapponese, simile al ciliegio, simboleggia speranza e forza perché fiorisce in inverno. Diverso il caso di "E secco è il pruno" in Novembre. Si tratta del biancospino. Nell’impressionismo simbolico pascoliano, questo ramo spinoso allude alla morte.
Il corvo
su un ramo secco,
si posa un corvo,
crepuscolo autunnale.
Un corvo su un ramo secco annuncia malinconico l’arrivo dell’autunno. L’uccello è molto popolare nella mitologia giapponese. Indica gratitudine, affetti domestici, spesso messaggero di buon auspicio. Ricordate, invece, che in Pascoli il corvo e gli uccelli in generale sono arcani messaggeri dell’aldilà?
Autunno
Quest’autunno,
mi sento vecchio,
uccelli tra le nuvole.
La stagione autunnale è la traslitterazione per antonomasia della tarda maturità. Il modello è Mimnermo di Colofone che identifica l’inverno con la vecchiaia. A rinnovare questo topos ci pensa Ungaretti nel primo Novecento. Ricordate Soldati: Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie? Metafora della precarietà dell’esistenza dei soldati, impegnati al fronte.
Un haiku di Yosa Buson (1716-1783)
In quanto poeta e pittore, Yosa Buson spesso pubblicava immagine e testo uno accanto all’altro.
Luna di bambù
mentre accarezza il suolo
della prima neve.
La bellissima leggenda di kaguya-hime (La principessa splendente) dimostra lo stretto legame mitologico tra luna e bambù. La trovate in rete anche in versione cartoon.
Jugen: che cos’è?
Alla base di questi brevissimi componimenti c’è lo jugen. Di cosa si tratta? La parola deriva da yu che significa “confuso” e gen che significa “misterioso”. Pertanto il termine indica qualcosa di vago e misterioso da cogliere con la propria sensibilità, più che leggere applicando coordinate esegetiche. A me questa sembra una differenza basilare rispetto alla poesia occidentale, benché l’haiku non sia un testo descrittivo.
L’haiku - composto rigorosamente da 17 more (non sillabe) secondo lo schema 5+7+5 e articolato in tre versi -, contiene in fondo un richiamo stagionale. Fissa un’immagine dal significato nascosto.
Capire un haiku significa cogliere la bellezza complessiva dell’immagine con la propria sensibilità e l’immediatezza della sensazione trasmessa.
Occorre segnalare la distanza dal simbolo e dall’allegoria medievali che rimandano a valori condivisi. E quella dall’oscurità polisemica di simbolisti, orfici, visionari, ermetici e post ermetici del nostro Novecento. E stare alla larga da un facile sentimentalismo tardo romantico.
Come scrive Roland Barthes:
L’haiku racchiude ciò che vedete e sentite in un minimo orizzonte di parole.
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Il che equivale a dire: il lettore occidentale metta in pausa un’attitudine razionale, per respirare la potenza di immagini non convenzionali, perfetta sintesi di sobrietà, leggerezza, etica ed estetica.
Se l’argomento vi incuriosisce, date un’occhiata a Il giro della prigione di Marguerite Yourcenar i cui capitoli più intensi sono dedicati al Giappone, compresi gli haiku di cui l’autrice era una finissima traduttrice.
Una curiosità sugli haiku
Questa non la sapete!
Questo genere di poesia fu lanciato in Italia nel 1916 dalla rivista letteraria di Napoli "La Diana", dove uscì in contemporanea con alcuni testi di Ungaretti. Per la realizzazione del progetto editoriale fu fondamentale il contributo di Harukichi Shimoi. Carneade, chi era costui? Un professore dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, fondato nel 1732.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli haiku di Matsuo Bashō e Yosa Buson
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