Da bambina lettrice a insegnante, Claudia Graziani ci racconta la Sua esperienza e l’importanza del trasmettere positivamente l’amore per la lettura ai bambini, a partire dai più piccoli. Claudia si chiede: Vogliamo davvero che i nostri piccoli leggano volentieri?
Da ex allieva...
La biblioteca, il libro da portare a casa, un tot di giorni per leggerlo tutto, infine la scheda da fare. Questo l’iter che ai nostri tempi ci proponevano e che, a volte ancora, i nostri figli devono seguire intorno ad un libro. Io lo ricordo bene. Nel mio caso il testo da leggere non era neppure scelto da me, bensì imposto da un’insegnante dai capelli grigi, vecchio stampo e terrorizzante... anche il libro allora diventava tale. Per me è stata un’esperienza negativa, per la quale ho rischiato grosso: per molto tempo infatti avrei volentieri fatto un falò dei libri che mi ritrovavo sul comodino e che ogni sera nemmeno la buonanotte mi facevano assaporare. Se non fosse cambiato qualcosa col tempo, mi sarei giocata un pezzo di vita.
È il motivo per cui, adesso che sto dall’altra parte della cattedra, ho voluto sperimentare altri sistemi. Sono soddisfatta del risultato e ve lo voglio raccontare.
... a insegnante
Nella mia classe il libro di italiano di base è l’unico incaricato di occuparsi della tecnica e della comprensione della lettura: lui è un compito a casa e a scuola; quand’anche i bambini non lo adorino, propone una o due pagine per volta, per cui si può sopravvivere! Ma i libri di letteratura per l’infanzia sono sacri, sono amici e come tali vengono trattati. I bambini devono imparare a rispettarli, ma anche a farsi rispettare da loro, come in ogni bel rapporto degno di tale nome. Non devono essere antipatici, noiosi, ansiogeni. Devono amare i loro piccoli lettori.
Non serve necessariamente saper leggere...
In prima elementare i bimbi non sanno leggere, ma non importa, perché comunque i libri sono compagni affidabili: offrono disegni da copiare, piccole parole qua e là da scoprire e mamme e papà da mettere seduti comodi sul divano per leggere la storia ai loro figli. Dunque non si aspetta gennaio per portarli in biblioteca: ci vanno subito, iniziano a familiarizzare con l’ambiente, con gli scaffali, con le regole del prestito e l’autonomia nel gestirle. In più, se disegnano i personaggi dei libri scelti, nell’aula una parete si colora di Stelle di Laura, di Pimpe, di Giuli Conigli ecc.
La lettura in classe
Intanto la maestra in classe legge a voce alta ogni volta che può. Macina un libro dopo l’altro seguendo un rituale ben preciso: spegne le luci laterali, lasciando acceso solo il neon sopra la cattedra, legge in piedi come se fosse su un palco, cambia le voci quando arrivano personaggi diversi, mostra le figure, si ferma di tanto in tanto per chiedere pareri, ipotesi su quanto sta per accadere, per mostrare come l’uso di parole e tecniche descrittive muove le emozioni di chi legge e ascolta.
E lì avviene una sorta di miracolo. non c’è bambino che non stia buono ad ascoltare, perfino Pierino la peste tace, ma non solo: proprio lui racconta le sue emozioni, le esprime con espressioni del viso e del corpo che non lasciano dubbi. E alla fine il mondo interiore di ogni bambino è stimolato ad uscire per confrontarsi con quello dei compagni. Nessuno più si vergogna di mostrare anche le proprie paure e fragilità, tutti si sentono vicini nella sintonia e nell’amicizia con gli eroi di turno. A quel punto è fatta: si possono fare testi scritti, esercizi di grammatica, disegni e quant’altro di didattico sfrutti il tema del libro letto. E’ sempre gradito. Quando poi il libro torna negli scaffali della biblioteca, diventa molto conteso fra gli alunni che vogliono portarlo a casa e rileggerselo con calma, magari cercando di coinvolgere i genitori per ricreare la magia.
La biblioteca scolastica
Il libro è un amico con cui creare un rapporto intimo: una volta che i piccoli lo sperimentano, anche se non se ne rendono conto, vanno d’istinto a cercare il testo di cui hanno bisogno per esprimere le loro emozioni del momento. In biblioteca allora ci si siede a terra, si mostra ai compagni il libro scelto raccontandone un pezzettino e consigliandone la lettura. Noi di solito ci andiamo l’ultimo giorno della settimana e, dopo aver scelto ciascuno il testo da prendere in prestito, di nuovo la maestra legge in mezzo ai bimbi seduti in terra. A quel punto, nemmeno le peggiori difficoltà ortografiche, in un dettato che racconta l’ultima avventura vissuta nelle pagine lette, possono spaventare. Anzi, è un modo per terminare con soddisfazione una lunga settimana di studio e di fatiche.
A volte capita che un libro scelto non risulti piacevole come sembrava a prima vista. Nessun problema, non occorre leggerlo per forza. Un rapporto d’amore non può essere imposto e la sua interruzione non sarà dolorosa come la fine di un fidanzamento; senza contare che la rottura potrà non essere definitiva, in quanto i bambini crescono e diventano pronti ad affrontare anche i libri che in un primo tempo li avevano scoraggiati.
Nella mia esperienza, più o meno tutti i bambini arrivano ad amare i libri in questo modo. Ed io sono contenta di sapere che un domani avranno delle risorse in più per affrontare la vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I bambini e l’amore per la lettura
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Avrei voluto avere anch’io da piccola una maestra così!!!
Bello!
Trovo molto importante che genitori e insegnanti leggano per e con i bambini, ritengo che sia un’ottima strada per rendere naturale e appassionante la lettura.
Complimenti per quanto narri e ci ricordi Claudia!
Sabrina Costantini
Complimenti Claudia! Sei maestra per tutte noi insegnanti. Con il tuo articolo , così ben scritto, così denso di significato e di spunti reali, metti in rilievo elementi assolutamente indispensabili per un buon lavoro a scuola.
Leggo solo ora quest’ultimo commento, che mi commuove. Grazie.