I demoni di Montequarzo di Sarah Mataloni

Montequarzo è un paese incuneato tra la Basilicata e la Calabria, un luogo fermo nel tempo e bloccato dai suoi stessi meccanismi, cuore del romanzo I demoni di Montequarzo di Sarah Mataloni (Edizioni Efesto, 2024). Un piccolo centro abitato da gente comune che conserva con cura le antiche tradizioni e le usanze tramandate da una generazione all’altra. L’estate però Montequarzo si anima di fiere culturali, mercatini dell’usato, concerti all’aperto e rassegne.
Ma il vero gioiello del paese, visitato da studenti ed esperti del settore, è la libreria antica un tempo appartenente ai Cinci, una delle famiglie più abbienti e benestanti di Montequarzo, che per volontà di Maria Cinci, ex attrice di cinema ed amante di tutte le arti, è stata donata al Comune. Con il passare del tempo l’imponente palazzo è stato, quindi, trasformato in biblioteca comunale.

Insomma, un posto molto tranquillo almeno fino alla morte di Aldo Giannurzi, il quarantottenne proprietario dell’unico negozio di alimentari del paese. Capace di conquistare il favore dei suoi clienti, Aldo si era guadagnato la fama di lavoratore instancabile, amato da tutti per via il suo temperamento gioviale e per la sua capacità innata nel gioco delle carte: aveva vinto tutti i tornei di tressette organizzati nelle serate estive della cittadina. Rimasto vedovo tre anni prima, pur non essendo particolarmente avvenente piaceva molto alle donne per la sua naturale simpatia e la grazia innata a saper ironizzare su qualsiasi situazione.
Gradualmente, il sospetto e la diffidenza si diffondono tra gli abitanti, stimolati da strani e inspiegabili fenomeni connessi alla morte del povero Aldo e ancor di più dopo il secondo decesso, quello di Stefania Gelsi, trovata esanime sul divano di casa dalla ragazza delle pulizie che le faceva la spesa ogni giorno.

L’ispettore Andrea Cinzuri interroga i possibili sospettati e uno dei primi a essere ascoltato è il proprietario del bar Ginko, Gennaro Forti - con una reputazione pessima in paese per via di traffici poco chiari -, perché conosce tutti dato che il suo locale è il centro vitale del paese. E a seguire Sofia, che lavora a part time nella biblioteca comunale, una giovane donna che tenta di risolvere i suoi problemi di stabilità psicologica dovuti a un trauma affettivo avvenuto in passato. Sofia ama il suo lavoro perché le permette di avere tempo libero per dedicarsi alle sue passioni: la lettura dei grandi classici e la visione di film in bianco e nero. Delicata e introversa, non è riuscita a costruirsi una rete sociale ma dispone di poche amicizie sulle quali può contare ciecamente.
La sua amica del cuore, con la quale condivide ogni momento della sua vita, è Valeria, in grado di starle vicino nonostante le sue debolezze. Dietro l’aspetto sensuale strafottente, Valeria gode di un senso artistico ed estetico molto sviluppato. Gestisce insieme a un socio più grande il negozio di abbigliamento lasciato in eredità dalla mamma, poco vicino Montequarzo, ma la sua passione è la fotografia dove mette tutta sé stessa, tanto che nei suoi scatti vibra un certo stile, classe e un pizzico ironia.

Il romanzo, alternando i ritratti introspettivi di alcuni dei protagonisti a momenti più crudi, si sviluppa sul doppio binario dell’approfondimento psicologico e delle indagini del commissariato di zona che ricerca disperatamente un colpevole tra i suoi abitanti, impresa non facile perché questi demoni sanno nascondersi molto bene.
Il paese di Montequarzo ovviamente non esiste, ma l’autrice, Sarah Mataloni, è convinta che tutti i paesi - come racconta anche la cronaca degli ultimi anni - possano essere in potenza dei Montequarzo. Perché se è vero che la metropoli con il suo senso di straniamento può esasperare un disturbo della personalità, far sì che una persona sofferente e ignorata dalla massa diventi un’assassina, è anche vero il contrario. Un microcosmo dove tutto sembra tranquillo, immutabile, in cui le reazioni degli abitanti sembrano improntate a una serena stabilità, a volte si trasforma in un carcere dei sentimenti, una polveriera dove basta una scintilla di malessere per scatenare un’esplosione. Per liberare, insomma, i propri demoni.