La storia di Jane Eyre è famosissima e il capolavoro della scrittrice inglese Charlotte Bronte non ha alcun bisogno di essere ricordato. Ma Bertha Mason, l’esotica moglie di Rochester, chiusa in soffitta e descritta soltanto come un animale che ringhia e pesta i piedi in preda a una terribile pazzia, ha con Jean Rhys la voce che le era stata negata. La storia cambia e Antoinette-Bertha diventa l’indiscussa protagonista di questo romanzo postcoloniale della scrittrice caraibica naturalizzata inglese, datato 1966.
Antoinette è una bellissima creola che vive la propria infanzia su un’isola caraibica nel periodo immediatamente successivo all’abolizione della schiavitù giamaicana. Per metà bianca e quindi disprezzabile dai nativi del posto e per metà profondamente legata alla natura e alla cultura caraibica, prova fin da bambina l’esperienza dell’isolamento e della critica razziale: la piccola nativa che diventerà sua amica e guida onirica sarà la prima a scagliarle contro una pietra. Ma le situazioni difficili a cui dovrà far fronte Antoinette non sono finite: la madre è in manicomio, la mami è un’anziana conoscitrice della magia nera e bianca che, per aiutarla e darle serenità, incrinerà definitivamente il rapporto che si è creato tra lei e Rochester, e il marito inglese la strapperà via dalla sua terra per rinchiuderla nel grigiore britannico fino a farla impazzire e a farle compiere un gesto estremo.
L’inizio e la fine del romanzo richiamano molto da vicino Jane Eyre e le protagoniste delle due opere si somigliano davvero molto, quantomeno per le vicende vissute nell’infanzia e nell’adolescenza. Nella prima parte de Il grande mare dei Sargassi, Antoinette è già stata soprannominata Bertha, è segregata in una soffitta ed è vicina al crollo. Bastano poche pagine, però, per tornare indietro nel tempo e conoscere la vera Antoinette e il suo mondo incontaminato, selvaggio e affascinante. I pericoli e le seduzioni esercitate dalla realtà caraibica turbano anche Rochester, giunto sull’isola per volere del padre. Il giovane inglese sta infatti combinando un matrimonio d’interesse con la creola ma non può immaginare di potersi innamorare di lei. Attratto dalle incomprensibili abitudini rituali della moglie e dallo scenario che lo circonda, passa con lei momenti magici, almeno fino a quando la gelosia e la sfiducia non si insinuano prepotentemente nella loro relazione. Vittima di un sortilegio, Rochester prende una decisione definitiva e lascia i Caraibi con Bertha, che non è già più una moglie ma un fardello da portare a casa, una marionetta da rinchiudere in un teatrino di cartone. L’ultima parte del libro è infatti ambientata in Inghilterra, nella casa di Rochester. Le mura spoglie e fredde della soffitta sono l’ultimo spazio vitale destinato a Antoinette-Bertha che spera, piange e sogna finché un abito rosso e i profumi della sua terra risveglieranno in lei un desiderio d’azione e una riconciliazione col passato, anche letterario.
Il grande mare dei sargassi
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