Ilaria Beltramme nasce a Roma nel 1973. Appassionata della sua città e di storia dell’arte, è anche
traduttrice di fumetti e romanzi. È ancora convinta che il Tevere sia una divinità. Per Newton
Compton ha pubblicato ‘101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita’, ‘101 perché sulla
storia di Roma che non puoi non sapere’ e ‘Roma in un solo weekend’. Per Mondadori l’anno
scorso esce ‘Caccia ai tesori nascosti di Roma’.
Ilaria, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo
4 chiacchiere contate.
Vai!
- Prima chiacchiera: Hai scritto quattro libri che raccontano Roma; non che sia sbagliato, ma
uno non bastava? Ricevi un vitalizio dal comune? Vuoi entrare nel Guinness World Records
come autrice del maggior numero di libri su Roma? Ne prevedi altri?
Comincio dall’ultima domanda. Ne sto finendo di scrivere un altro sempre per Mondadori,
sempre su Roma. Stavolta parlerò del cibo nella cultura romana. È una raccolta di ricette e di
approfondimenti/storie gastronomici. No, nel Guinness entreranno prima di me molti altri autori
romani (tipo Rendina, Jannattoni). Il Comune non mi pensa neanche di striscio. E si vede che
non sei romano! (sei romano?) Si dice che a Roma non basta una vita, figurati se bastano quattro
libri!!! Scherzi a parte, la cosa è cominciata per amore (nei confronti di Roma, nessun gossip) e
poi è continuata perché la Città Eterna è un vaso di Pandora, appena la scoperchi ti travolge con
mille angoli, milioni di storie, di ombre e sfumature che sono ghiottissime se – come me – vuoi
far nascere un’altra narrazione (questa l’ho rubata a Vendola) della capitale che si allontani dai
toni maestosi dello sciovinismo romano tipico e dagli accenti leggermente “fascisti” che a volte si
assumono parlando di romanità. La mia è una missione: rivelare la fragilità di Roma.
- Seconda chiacchiera: Hai mai pensato di dedicarti alla narrativa pura? Hai qualche romanzo
in cantiere, che non sia uno storico su Roma?
Lo farò quando avrò qualcosa da dire in termini puramente narrativi, ma non perderò il sonno se
nel giro di un anno non scriverò un romanzo. La voglia di dedicarmi a cose un po’ più letterarie me
la tolgo comunque, perché il mio approccio alla città è narrativo. In ogni caso, “Roma in un solo
weekend” è stato un primo esperimento. Non è un romanzo storico, ma un romanzo-guida; una
storia che porta in giro per Roma. Mi è piaciuto moltissimo pensarlo e poi scriverlo, ma non voglio
staccarmi dal racconto della città per il momento. Per ora va benissimo leggere i romanzi degli altri!
In giro ci sono scrittori fantastici!
- Terza chiacchiera: Tessi le lodi di Roma, ma, come ogni grande città e pure piccola, ha i
propri luoghi oscuri, gli angoli e le esperienze da evitare. Mi scrivi una contro-guida super
sintetica in questa terza chiacchiera dal titolo: ‘Un paio di cose da non fare a Roma mai e poi
mai nella vita’?
Prima cosa: mai prendere il Raccordo Anulare alle otto e mezza in una mattina di pioggia e di
sciopero del trasporto pubblico (è tipo la Tempesta perfetta).
Seconda cosa: mai andare a pagare le bollette alle poste nel giorno in cui versano le pensioni senza
portarsi dietro un libro da leggere.
- Quarta chiacchiera: Tu che hai vissuto parecchi anni in Inghilterra e in Spagna, c’è una città
che ami non quanto Roma, ma quasi? Quanto hanno contato i legami affettivi nella decisione
che hai preso di tornare a Roma definitivamente?
Mi è piaciuta tanto Londra. Ma l’amore vero è scattato in Spagna, a Cadice (Càdiz) dove ho abitato.
La città non è affascinante e ricca come Siviglia, ha un centro storico minuscolo e una periferia
sconfinata e anonima. Ma ha un’anima forte e antica (come Roma) e ti parla (come Roma) dai
baretti, nei tramonti (prego notare l’afflato da innamorata). Poi a Càdiz c’è il flamenco, che lì è
una cosa ancora viva, come se a Roma non si fosse persa la tradizione degli stornelli nella vita
quotidiana. E poi si affaccia sull’Oceano e senza il mare io non so stare.
Càdiz mi manca come se ci fossi nata. Lì ho lasciato amicizie che spero mi accompagneranno tutta
la vita e ricordi indimenticabili. Una volta mi hanno detto: “Noi gaditani nasciamo dove ci pare”,
che è il segno di un’accoglienza molto generosa. Se pure non sei nato lì, puoi aspirare a sentirti
figlio di quella città se la rispetti. E – per una straniera – è un pensiero dolcissimo.
Queste cose una volta succedevano anche a Roma. Ora è un po’ più difficile, colpa dei pregiudizi,
dell’ignoranza, di una cultura xenofoba che risolve tutti i problemi e semplifica le riflessioni.
Peccato.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il
mio invito, facendoti molti in bocca al lupo per il tuo futuro. Se vuoi lasciare un messaggio al
mondo intero, o qualche anticipazione qui puoi farlo.
Leggete, godete, mangiate, amate soprattutto le cose difficili, che sono le più belle! E poi, comprate
i miei libri, cazzarola!
Foto: Zoe Sonenberg
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ilaria Beltramme
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4 Chiacchiere (contate) con... Ti presento i miei... libri Ilaria Beltramme
Brava Ilaria!! I gaditani nascono dove gli pari e vivono dove vogliono.