Nel corso dei nostri approfondimenti sul lavoro nelle case editrici e in particolare sulla professione di editor (vedi:Lavorare come editor in una casa editrice), abbiamo intervistato Carmelo Cascone, editor con una significativa esperienza nella collana di per la narrativa italiana di Fazi Editore, al quale abbiamo chiesto cosa significhi lavorare dietro, per e attraverso le parole scritte da un altro.
- Ciao Carmelo, innanzi tutto, raccontaci il percorso che hai intrapreso per arrivare a
diventare editor…
Il mio percorso è stato molto breve e, allo stesso tempo, molto faticoso. Ho deciso di partire dai
fondamentali, iscrivendomi a un corso per correttori di bozze presso l’agenzia letteraria Oblique.
Successivamente, sempre da Oblique, ho frequentato il corso per redattori editoriali, che è durato
tre mesi, durante i quali ho imparato tantissime cose. Dopo il corso ho fatto uno stage, sempre
di tre mesi alla Fazi Editore. Sono partito come redattore, ho poi manifestato la preferenza per
il settore in cui volevo lavorare e, dato che c’era possibilità di inserimento, ho iniziato a lavorare
come editor, cosa che faccio tuttora.
- Fino a che punto può spingersi l’editor nell’intervento sul testo, dove si pone il limite entro
il quale una correzione può considerarsi solo una miglioria e quando diventa invasiva,
secondo te? Ci puoi fare un esempio dal tuo lavoro?
Sono il testo e il pensiero dell’autore a porre i limiti. Se ci sono incongruenze nella trama, se i
movimenti dei personaggi non funzionano, se devo inventarmi delle soluzioni per fare andare
avanti la storia, se devo intervenire di continuo sulla lingua ecc., allora è chiaro che si parla quasi
di riscrittura e, in questo caso, non ci sono limiti. Se il libro funziona bene già al suo arrivo in
casa editrice, allora il lavoro cambia. A quel livello, si tratta di fare un lavoro di sceneggiatura,
di montaggio delle scene, si cerca di dosare i sentimenti e le emozioni che l’autore trasmette,
tenendo d’occhio tutto l’arco narrativo e cercando sempre di rimanere entro stile e pensiero dello
scrittore. L’editing diventa invasivo quando non ci si cura del pensiero dell’autore e si vuole far
passare il proprio punto di vista, i propri pensieri, il proprio stile: in quel caso l’editor diventa uno
scrittore frustrato. Il rapporto con l’autore, in generale, è sempre un po’ sul filo del rasoio. Mi è
anche capitato che alcuni autori si siano risentiti molto per i miei interventi. L’autore, in generale, è
sempre un po’ restio a modificare il suo testo.
- Quali sono le tre caratteristiche professionali di un editor?
Duttilità, sensibilità, decisione.
- Chi è l’autore che ti sarebbe piaciuto, o che ti piacerebbe editare in futuro?
Mi sarebbe piaciuto molto lavorare con Tondelli. Per il futuro, mi piacerebbe lavorare con
un esordiente destinato al successo, con l’autore che ancora non c’è.
- Che consigli daresti ai giovani che volessero intraprendere questo percorso?
Dico, innanzi tutto, di scegliere i canali giusti per la propria formazione. Poi, una volta
individuato il master o corso da seguire, impegnarsi con costanza, dare tutto, crederci
sempre e sperare anche in un po’ di buona sorte, perché anche quella aiuta. Unendo
queste componenti, i risultati arrivano senz’altro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lavorare come editor: intervista a Carmelo Cascone di Fazi Editore
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