Marco Munaro, uno dei fondatori dell’associazione per la poesia e casa editrice Il Ponte del Sale, risponde ad alcune domande che gli abbiamo posto e spiega qualcosa in più sul suo lavoro. Prima di iniziare con le domande Munaro ci ha spiegato però il significato del nome scelto:
"Il Ponte del Sale è un’associazione culturale per la poesia. Il nome si dice contenga il destino di chi lo porta e noi lo abbiamo scelto per i molteplici significati simbolici che il Ponte ed il Sale esprimono. Passaggio cruciale e pericoloso, prova iniziatica e contatto tra due mondi opposti (il ponte); sapere-sapore (il sale): entrambi significano “legame”, vuoi nell’accezione sacrale vuoi nell’accezione sociale (spesso non separabili). Il sale veniva offerto nei sacrifici, ma anche usato per sancire i patti: un patto di sale, in oriente, significava un patto indissolubile come sangue. L’acqua benedetta è salata e il sale, così prezioso nella conservazione dei cibi, salvava dalla pellagra. Per il sale si sono combattute guerre e costruite strade. Il costruttore di ponti era detto Pontefice.
Ma al di là di questi e di altri possibili richiami simbolici, per noi molto importanti, abbiamo voluto riferirci ad un toponimo della nostra città, quando ancora Rovigo era un’immagine del mondo, poi tradita, oltraggiata e rimossa. Il Ponte del Sale collegava Piazza Grande al Duomo, non lontano dalla Pescheria dove giungevano da Chioggia le barche col sale e il pesce. Rovigo era solcata dall’Adigetto e manteneva un legame molto forte con il mare. Un’iscrizione sul Ponte del Sale, datata 1583, ricordava al viandante che il Ponte collegava le due rive nelle quali la città era divisa dal quieto fiume, e lo esortava al cammino. Urbem rodigum, placidus quam dividit amnis, hic tibi pons iungit, carpe viator iter"
Ora che abbiamo più chiaro il motivo di questa scelta andiamo a scoprire di più su questa casa editrice e sul suo modo di lavorare.
- La vostra non è solo una casa editrice, ma anche – e forse soprattutto – un’associazione culturale. Quando e dove è nata, per iniziativa di chi, e con quali obiettivi?
Il Ponte del Sale – associazione per la poesia nacque nel 2003 a Rovigo per iniziativa mia e di altri poeti e scrittori veneti: Maurizio Casagrande, Luciano Cecchinel, Pasquale Di Palmo, Sergio Fedele e ne entrò subito a far parte mia moglie, Mariacristina Colombo, che cura la veste grafica delle diverse collane. Questi soci fondatori costituirono anche il nucleo redazionale originario poi variato, perché alcuni ne uscirono e altri (Luigi Bressan, Gabriele Codifava e Stefano Strazzabosco) ne entrarono a far parte. Avevo da qualche tempo (dal 1998) stretto una profonda amicizia con Bino Rebellato, editore e promotore di poesia in Cittadella negli anni ’50/’70 del Novecento. Bino era anche poeta (sublime poeta) e grazie a lui maturai l’idea che fosse possibile conciliare l’avventura editoriale con il fare della poesia: da lui compresi che possono essere la stessa cosa.
Promuovere pubblicazioni, incontri, letture, mostre; portare la poesia come presenza viva attraverso le voci poetiche più significative della contemporaneità, senza limitazioni di lingue e cultura; costruire occasioni di ascolto della poesia, in tutta la sua forza di matrice delle arti e custode dei saperi; condividere con gli altri un patrimonio di bellezza che allude ad una forma alta di humanitas: tutto questo poteva essere insieme espressione di dignità letteraria e prova di amicizia.
- Quante persone coinvolge la vostra attività e con quali ruoli? Quanti volumi avete pubblicato fino ad oggi e quali hanno ottenuto maggiore successo di vendite e di critica?
L’associazione ha raccolto fin da subito l’adesione di un centinaio di soci, ma diciamo che sono una cinquantina a costituire i nodi della nostra rete, ai quali bisogna aggiungere i fabbri (i critici, poeti, musicisti, artisti e traduttori) coinvolti negli anni, ai quali mandiamo regolarmente notizie della nostra attività e i libri pubblicati. Proprio in questi giorni Il Ponte del Sale ha compiuto 100 libri, anzi 101. I libri più fortunati sono stati quelli di Beppe Salvia, le poesie di Benn tradotte da Giuseppe Bevilacqua, le Georgiche di Virgilio nella traduzione di Gianfranco Maretti Tregiardini e tutte le poesie di Simone Cattaneo ma farei torto ai libri forse più belli se tacessi quelli realizzati per Rimbaud, Comenio, Dante, Artaud e i libri della collana straniera: poeti meravigliosi come Šebek, Crnjaski, Arturo, Urzagasti, Duraković e Ryzij erano ancora inediti in Italia e ora grazie a noi e all’opera impagabile dei traduttori (verso i quali nutro una gratitudine immensa) sono accessibili nella nostra lingua. Senza contare Rovigo di Herbert, le poesie di Panero, di Gelman, Paz, la traduzione del libro sesto dell’Eneide di Heaney o il quaderno di scritture e sovrascritture di Giorgio Bernardi Perini.
- Avete circoscritto la vostra operatività alla poesia, arte poco remunerativa in termini economici e di diffusione. Come mai questa scelta di campo d’azione così selettiva e controcorrente?
Ho almeno in parte già risposto alla domanda, aggiungo che il moto di naturale simpatia che si prova nei confronti di chi scrive poesia ci ha spinto a desiderare di diffonderla, a testimoniarne l’importanza culturale e a fare una casa della poesia, piccola ma adatta ai poeti e ospitale per tutti e specie per quelli meno noti e che meritavano di essere riconosciuti e apprezzati.
- In che modo promuovete le vostre pubblicazioni? Credete nell’utilità dei festival, delle kermesse, dei social, o vi appoggiate a metodi più tradizionali di comunicazione, quali le recensioni, le presentazioni nelle librerie, il passaparola tra i lettori?
La promozione della poesia avviene principalmente attraverso due canali: la distribuzione in libreria, on line o diretta (per singole librerie indipendenti o lettori) e la lettura col pubblico in festival, presentazioni, oltre che sui giornali (la rete di cui parlavo prima: critici, traduttori, poeti). La partecipazione a festival o rassegne in varie parti d’Italia e anche all’estero non ci ha impedito di costruire proprio in Polesine, per alcuni anni, un festival di poesia musica e arte particolarmente apprezzato (Verso il solstizio d’estate) e a Rovigo numerose occasioni di incontro: ricordo una memorabile Cittàpoesia con la partecipazione di 40 poeti e i nostri libri esposti nelle vetrine del centro. Abbiamo realizzato con giovani artisti alcuni book-trailer e cerchiamo di comunicare attraverso i social le nostre iniziative. Tanto ancora ci resterebbe da fare. La via è lunga e il cammino resta malvagio.
- Quale aspetto particolare dei vostri prodotti librari vi rende maggiormente riconoscibili al pubblico: la qualità dei testi selezionati, la grafica, i contributi critici?
Abbiamo fin da subito puntato sull’eccellenza, a una bella poesia dare la veste più acconcia, la scena più propria. E non sono mancati anche qui i riconoscimenti. Un libro del Ponte del Sale si riconosce per la cura dei particolari. Abbiamo voluto portare nell’editoria contemporanea la sapienza e la tenacia dell’artigiano che tramanda nella sua bottega l’amore per la cosa ben fatta. Una bottega senza la quale non sarebbe stato possibile l’Umanesimo, il Rinascimento e nessuna opera del Duomo.
- Come vi muovete in ambito regionale e cittadino? Potete contare su appoggi da parte delle amministrazioni pubbliche, e in che modo riuscite a mantenere attivo il vostro bilancio?
Fin da subito, oltre al fondamentale sostegno dei soci, ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile continuare nella nostra opera senza la collaborazione delle principali istituzioni del nostro territorio (ma anche di altre città), il Comune, la Provincia, la Regione, i Conservatori, le Accademie, le Università, le Fondazioni e le associazioni culturali più dinamiche e attive con le quali di volta in volta siamo venuti in contatto per singoli progetti. Il bilancio resta attivo grazie alla generosa condivisone di tanti che hanno creduto e credono nella bontà della parola di Hölderlin: riportare i poeti in città. E di Petrarca editore di se stesso: Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia Poresti arditamente Uscir del boscho, et gir in fra la gente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista agli editori de Il Ponte del Sale
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