La nostra collaboratrice Alida Airaghi ha intervistato la redazione della giovane casa editrice romana Readerforblind, nata inizialmente come rivista online nel 2015 e specializzata nella narrativa breve.
I fondatori del progetto sono Dario Antimi (editore), Adria Bonanno (caporedattrice) e lo scrittore Valerio Valentini (direttore editoriale). Ma dietro il nome di readerforblind si nasconde anche un intero team di persone preparate e appassionate: Viviana Calabria (social e ufficio stampa), Ernesto Valerio (commerciale), [iQ] design (grafica), Sandro Bonvissuto (curatore di collana).
Ecco come nasce la casa editrice “readerforblind”: sapete che il nome si ispira a un famoso racconto di Raymond Carver? Il perché ce lo svela la redazione nell’intervista che segue.
- Quando e dove è nata la vostra casa editrice, con quali programmi e finalità?
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La casa editrice nasce ufficialmente nel dicembre del 2020 e nel marzo del 2021 esce la nostra prima pubblicazione, I superflui di Dante Arfelli. Abbiamo passato l’intero lockdown del 2020 a studiare e pensare il progetto. Nasciamo a Ladispoli; abbiamo pensato all’eventualità di spostarci a Roma, ma alla fine abbiamo deciso di restare in provincia. Amiamo il nostro territorio e qui una casa editrice neanche c’era. Quindi abbiamo pensato: “Perché no?”. Non ci siamo pentiti, in qualche modo è stato un atto d’amore.
Prima di allora, readerforblind era una rivista online di narrativa breve, insomma, avevamo un sito e pubblicavamo racconti. Lo facevamo dal 2015, ma con il passare degli anni sentivamo di volere di più. Quello della casa editrice è sempre stato un sogno; alla fine è arrivata la giusta motivazione per realizzarlo.
- Avete scelto un nome originale per le vostre edizioni: potete spiegarcene origine e motivazione?
Readerforblind ce lo portiamo dietro dall’inizio, da quando il progetto era una rivista. È un omaggio a Raymond Carver; nel racconto Cattedrale c’è questo annuncio sul giornale: “Cercasi lettore per cieco” – Readerforblind. Viene da lì. Portare avanti per cinque anni una rivista di racconti significa che il racconto lo ami, e parte del nostro amore verso questa forma narrativa deriva proprio da Carver. Quando il progetto è mutato e da rivista è diventato casa editrice, abbiamo deciso di mantenere invariato il nome, un po’ anche per ricordarci da dove – e da cosa – veniamo.
- Quante persone fanno parte della vostra redazione e in quante collane si suddivide la vostra produzione?
In redazione siamo circa una decina, e saltuariamente ci avvaliamo delle competenze di collaboratori esterni. La nostra produzione si suddivide attualmente in tre collane: le polveri, i superflui e le polveri black edition.
Le polveri è la nostra prima collana. Qui trattiamo titoli di narrativa pubblicati nel corso del Novecento e non più ristampati da allora. Nei Superflui ci concentriamo su nuove voci contemporanee e nelle Polveri black edition trattiamo invece opere di grandi autori e grandi traduttori della letteratura.
- Quali sono le vostre pubblicazioni che hanno ottenuto più riconoscimenti e secondo voi per quali motivi? Quali sono i prossimi tre titoli che avete in cantiere?
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Tra i titoli che hanno ottenuto più riconoscimenti troviamo sicuramente I superflui di Dante Arfelli e Cristo fra i muratori di Pietro Di Donato.
Arfelli è stata in parte una sorpresa, innanzitutto perché era il primo titolo e non ci aspettavamo una tale risposta da parte del pubblico e della critica. Abbiamo pubblicato I superflui, per un caso totalmente fortuito, nel centenario della nascita dell’autore; probabilmente c’era grande attesa circa il ritorno di Arfelli nelle librerie, quantomeno da parte di una nicchia affezionata di lettori.
Per quanto riguarda Pietro Di Donato, invece, il discorso è diverso: anche in questo caso c’era probabilmente una certa attesa, ma crediamo che il successo di Cristo fra i muratori sia dovuto al tema che il libro tratta: la storia è d’ispirazione autobiografica ed è raccontata da Paolo (personaggio appunto riconducibile a Pietro Di Donato), che all’età di dodici anni perde il padre per un incidente sul lavoro. Quello delle morti sul lavoro è un tema molto sentito nel nostro paese, ed è vergognoso che oggi come allora si muoia in tali circostanze. Dall’inizio dell’anno ci sono già state sette “morti bianche”. In soli tre giorni, e siamo all’11 di gennaio.
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Nel nostro piccolo, pensiamo sia importante partire dalla sensibilizzazione per creare una sorta di consapevolezza generale, e crediamo che negli ultimi anni questo stia accadendo: sempre più persone non sono disposte ad accettare condizioni di lavoro che non garantiscono sicurezza e sempre più persone si stanno battendo per un cambiamento, perché morire di lavoro non è accettabile.
Circa i prossimi tre titoli che abbiamo in cantiere possiamo dirvi che il 27 gennaio uscirà Nella città l’inferno di Isa Mari per la collana Le polveri. A febbraio, nella collana I superflui, pubblicheremo Il corpo della medusa di Luca Martini, già autore, fra gli altri, di Manuale di sopravvivenza per bambini invisibili (Pequod, 2018) e Mio padre era comunista (Morellini Editore, 2019). Per il terzo titolo ci concentreremo nuovamente su Le polveri, ed è previsto per marzo. Su questa pubblicazione non possiamo dirvi di più, ma ne sentirete parlare presto!
- Attraverso quali canali preferenziali riuscite a pubblicizzare i vostri prodotti e che traguardi vi proponete di raggiungere, a livello di mercato e di incidenza culturale?
Fin da subito abbiamo improntato la comunicazione e la distribuzione su tutti i canali possibili, non trascurando nessuno e cercando di essere presenti tanto nel “reale” (con un rapporto diretto con le librerie indipendenti, con un rapporto diretto con la promozione e con un aggiornamento costante con i buyer delle centralizzate) quanto nel digitale, attraverso lo shop sul nostro sito, la presenza su tutte le piattaforme digitali e una gestione dei social dinamica, ma allo stesso tempo istituzionale. Tutto ciò ci ha permesso di interfacciarci con un pubblico composto da lettori giovani e meno giovani e da lettori occasionali e grandi lettori. Il mercato delle riscoperte, sulla carta, era focalizzato sul grande lettore che ricercava da anni libri oramai giudicati introvabili, ma grazie a questo mix di comunicazione reale e digitale abbiamo constatato che siamo riusciti ad arrivare a una fetta di lettori più giovani (anche anagraficamente) e, appunto, più occasionali; lettori che hanno dedicato ore di lettura a libri di cui magari non sarebbero mai venuti a conoscenza. Questo grazie al lavoro dei librai indipendenti ma anche di catena, che hanno sposato da subito le nostre scelte editoriali.
Questo è anche un po’ quello a cui aspiriamo con il nostro lavoro: far conoscere a più gente possibile grandi autori ingiustamente dimenticati nel tempo e nuove voci contemporanee valide che troppo spesso passano in sordina.
- Vi ritenete più o meno ottimisti riguardo al futuro del libro (cartaceo o digitale) nel nostro paese, dato che la lettura è sempre più minacciata da altri e più aggressivi mezzi di comunicazione?
Ogni mezzo di comunicazione è a sé, e sono diversi. Che in Italia si legga poco purtroppo è una realtà, ma chi non legge non lo fa perché Netflix gli propina un numero indefinito di serie tv tutte insieme – probabilmente queste stesse persone non avrebbero letto o non leggevano nemmeno vent’anni fa. Crediamo che l’intrattenimento non sia solo intrattenimento fine a sé stesso – molte attività provengono da forme artistiche; c’è un tempo per tutto, ed è giusto sia così. In quanti nelle ultime settimane hanno chiuso un cerchio guardando l’ultima stagione di The Walking Dead? È difficile che questo abbia impedito alle persone di leggersi un libro se questo era ciò che volevano fare. Insomma, una cosa non esclude l’altra. Tra l’altro, durante il lockdown del 2020, ci fu una lieve inversione di tendenza. Durante quelle settimane molta gente aveva a disposizione diverse ore di tempo libero e questo tempo proveniva dal non lavorare o dal lavorare da casa, non dalla mancanza di altre forme di intrattenimento.
Anche l’utilizzo dei social, da questo punto di vista, non ci preoccupa più di tanto; nonostante il tempo speso sui social sia sempre maggiore, difficilmente immaginiamo che le persone smettano di seguire le proprie passioni per questo. Se usati bene, inoltre, possono essere un ottimo strumento per seguire case editrici e progetti editoriali validi, in un modo così diretto e interconnesso che è sorprendente, e di certo non auspicabile fino a qualche anno fa.
Concludiamo con un altro spunto di riflessione: alcuni lettori hanno il brutto vizio di giudicare malamente chi legge meno, e questo è il miglior modo per allontanare le persone dalla lettura, anziché avvicinarle.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Casa editrice Readerforblind: intervista alla redazione
Volevo farvi i complimenti ed un "in bocca al lupo" per il vostro impegno e spero che sia un trampolino di lancio per le nuove voci, che come me, amano la letteratura e la poesia. Grazie