Il filosofo Cioran ci attrae in modo formidabile, perché ha avuto una vita divertente e disperata, perché i suoi aforismi sono diventati di moda e forse ci piace questo rifiuto della vita come routine.
Il lavoro, ad esempio, per il Nostro è stato un evento terrificante che gli ha portato via solo un anno, in cui ha fatto il professore in un paesino. Lasciamo che lo dica lui:
"Nella mia vita non ho fatto niente. Ho esercitato una professione solo per un anno, quando sono stato professore in un liceo in Romania. Ma da allora non ho mai più lavorato ed ho vissuto quasi da studente. Considero questo il mio più grande successo. La mia vita non è stata un fallimento, perché sono riuscito a non fare niente."
Questa cosa bislacca fa sorridere, tenendo conto delle opere significative che ci ha lasciato, da L’inconveniente di essere nati o Al culmine della disperazione, ma Cioran fa l’umile e preferisce addirittura pensare che per tutta la sua lunga vita è stato uno studente fuori corso.
Anni e anni vissuti in Francia, poche le lettere che scrive ad amici rumeni, a poeti, a intellettuali e un’intervista rilasciata nel 1983 a Jason Weiss.
Due bellissimi libri sono appena usciti per Mimesis edizioni, "Il nulla" e "L’intellettuale senza patria", che vi invito a leggere.
La storia del lavoro e del non considerarsi un intellettuale è da imputare all’insonnia e in questo articolo parliamo solo di quella, terribile, angosciante, iniziata all’età di diciannove anni:
"Non era semplicemente un problema di salute, era qualcosa di più profondo, in effetti, è stata l’esperienza fondamentale e più grave della mia vita. Tutto il resto è secondario. Quelle notti insonni mi hanno aperto gli occhi e, a causa loro, tutto è cambiato per me."
Cioran è stato angosciato da un’insonnia orribile, si è imbottito di sonniferi o girava per Parigi per ore fino a quando vedeva le prime persone che andavano a lavorare.
Ha provato a suicidarsi mille volte, ha odiato alla follia le persone che dormivano. Dormire è una cosa naturale. Guai a prendere in giro gli insonni (chi scrive ne sa qualcosa), una cosa da vigliacchi.
In quest’intervista meravigliosa presente nel libro Mimesis "L’intellettuale senza patria" troviamo parole tremende:
"Veda, c’è un gruppo di insonni, con una sorta di solidarietà reciproca, come fra persone che hanno la stessa malattia. Ci capiamo subito, perché conosciamo quel dramma. Il dramma dell’insonnia è che il tempo non passa. Sei sdraiato nel mezzo della notte e non fai più parte del tempo. Ma non sei neppure nell’eternità. Il tempo passa così lentamente che diventa un’agonia. Tutti noi, in vita, siamo trascinati dal tempo, perché siamo nel tempo. Quando sei sdraiato, sveglio, in quel modo, sei fuori dal tempo. Così il tempo trascorre al di fuori di te e non riesci a tenerne il passo."
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’insonnia del filosofo Cioran
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