La Chiesa armena. Storia, spiritualità, istituzioni
- Autore: Riccardo Pane
- Genere: Religioni
Riccardo Pane insegna presso la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna. Giovane studioso della cultura armena, ha scritto un importante libro intitolato La Chiesa armena. Storia, spiritualità, istituzioni (Edizioni studio domenicano, Bologna, 2011).
Il libro è denso e capace di far amare la civiltà e la spiritualità armena.
L’autore condensa senza alcuna semplificazione gli aspetti più noti, utilizzando delle conoscenze e un sapere elevato.
Essendo un sacerdote della chiesa cattolica tende a unire e a evidenziare le esperienze comuni, cercando di eliminare le controversie.
S’inizia dalla nascita, dalla divisione nel concilio di Calcedonia sulla definizione del monofisismo.
Gli armeni non parteciparono al concilio perché impegnati in guerra, tuttavia si allinearono alle critiche con altre chiese asiatiche, oggi chiamate le chiese precalcedonesi: armena, copta, etiopica, siro-giacobita e siro-malankarese.
Da lungo tempo la cristologia dibatteva sulla natura del Cristo.
Come può Gesù Cristo essere sia Dio, sia uomo?
All’epoca le discussioni furono rilevanti e, prima di arrivare alla definitiva formula dottrinale, molto vivaci.
Apollinare stabiliva un’unica natura di Cristo incarnata nel Dio logos, abbiamo un miscuglio di Dio e di uomo.
La scuola antiochena parlava di distinzione ma non di separazione fra natura divina e umana di Cristo.
Cirillo ammetteva due nature prima dell’unione, per poi unirsi in maniera indivisibile e senza confondersi in una natura dopo l’unione.
Nestorio dubitò del titolo “genitrice di Dio” della Madonna. Per lui Maria è madre dell’uomo, compromettendo il concetto di natura unica di Cristo.
Il concilio di Calcedonia formulò una formula dottrinale certa e chiara:
“Seguendo quindi i santi Padri,
all’unanimità noi insegniamo a confessare
un solo e medesimo
Figlio
Il Signore nostro
Gesù Cristo
perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità
vero Dio il medesimo vero uomo
…
da riconoscersi
in due nature,
senza confusione/senza mutazione,
senza divisione/senza separazione”
…
Anni di divergenze, di lotte, di confronti furono alimentati da poteri e politici desiderosi di prevalere.
Come scrive Hans Kessler in Cristologia, tratto da Nuovo corso di dogmatica, Queriniana, Brescia, 2005 (da cui è tratta anche la formula dottrinale di cui sopra):
“Se si fossero potuti costringere i contendenti a discutere con calma le loro differenze e a definire con precisione i loro concetti, sarebbe senza dubbio risultato che nella sostanza essi erano teologicamente d’accordo.” (Pag. 407)
Giustamente, Riccardo Pane termina il libro con la Dichiarazione comune rilasciata nel 1996 da Giovanni Paolo II e dal katholicos Karekin I:
“(Cristo) è perfetto quanto alla sua divinità, uomo perfetto quanto alla sua umanità. La sua divinità è unita alla sua umanità nella persona dell’unigenito Figlio di Dio, in un’unione che è reale, perfetta, senza confusione, senza divisione, senza alcuna forma di separazione.” (Pag. 124)
Messa a confronto con la formula dottrinale di Calcedonia, l’autore individua lo stesso pensiero.
“Oggi la Chiesa armena, pur rimanendo estranea alla formula del concilio di Calcedonia, ne coglie il contenuto sostanziale.” (Pag. 124)
Il ragionamento di Pane è perentorio, la divisione nasce da una diversa espressione di un medesimo ragionamento. Non prescinde dall’analisi di Cirillo – la cui seconda lettera a Nestorio costituisce un punto fermo per il concilio – per poi soffermarsi a una dota analisi del katholicos Yovhannes Mandakuni morto nel 490.
Ma prima di arrivare a Calcedonia, il libro narra la nascita dell’Armenia e della conversione al cristianesimo nel 301/302, mentre solo nel 380 ci fu la conversione dell’impero romano.
Ci arriviamo con i tanti santi, come l’edificante leggenda di san Gregorio, sopravvissuto per quindici anni nella fossa in cui era stato gettato.
L’orgoglio della decisione fu fondamentale per l’esistenza della nazione armena, perché a essere battezzata fu l’intera nazione, determinando un’indissolubile unione fra l’essere cristiano e l’essere armeno. In Armenia la chiesa predominante è la chiesa armena apostolica, minoritaria è quella cattolica armena, mentre minori sono le protestanti armene.
“… un’ecclesiologia fortemente incentrata sul battesimo e sul dono della fede. Non si tratta solo di una professione di fede individuale. … l’intera nazione armena è stata battezzata, legandosi con patto indissolubile alla propria fede religiosa.” (Pag. 59)
Una volta convertita, l’Armenia si è fornita di un proprio alfabeto, come se fosse un dono di Dio, come se la loro lingua fosse un segno per la loro nazione. La leggenda narra che il Santo Mesrop, inventore dell’alfabeto, fosse paragonabile a un nuovo Mosè:
“… Mesrop … passando attraverso prove spirituali e intense preghiere, ricevette una rivelazione divina.” (Pag. 22)
e come Mosè ritorna al suo popolo con le tavole della legge.
È ragguardevole la nascita della lingua, perché concede un dono divino all’arte del libro e della miniatura. La cultura armena comprende l’importanza della conoscenza e per rendere partecipe l’intero popolo utilizza la nascita di una lingua per la fondamentale attività della traduzione. Si parte dal testo fondamentale, la Bibbia, per poi tradurre opere provenienti da svariate culture.
Il libro è l’elemento unificatore al pari della croce. Gli armeni sono in grado di sviluppare una teologia della croce:
“… teologia della croce … Splendide croci in pietra scolpita e cesellata, arricchite di motivi decorativi e floreali, a indicare il vero albero della vita, costellano il suolo armeno, e svettano sulle innumerevoli chiese … non si è sviluppata un’arte e una teologia dell’icona … perché il posto che nella Chiesa ortodossa è occupata dall’icona, in quella armena è assunto dalle croci di pietra. La pietra richiama l’arido e severo suolo armeno, e l’animo fiero di un popolo provato dalla natura e dalla storia. Ma la durezza … è … trasfigurata dalla vitalità della croce, che fa rifiorire la vita dalla roccia e dal deserto.” (Pag. 56).
La bellezza della croce è la simbologia di un popolo tante volte sofferente, massacrato, denigrato, costretto alla diaspora, eppure orgoglioso e forte, capace di manifestare la propria identità sempre e ovunque.
Lo stesso concetto spirituale è usato da Pane per accostarsi al genocidio subito in Turchia:
“… rilettura che il popolo armeno fa della propria vicenda politico-religiosa in chiave storico-salvifica, dove la relazione a Israele non rimane alla superficie di un’analogia letteraria, ma raggiunge lo spessore dell’identificazione tipologica, in cui l’Israele veterotestamentario funge da anticipo della verità salvifica che ora il nuovo Israele, la Chiesa nella sua porzione armena, vive al presente.” (Pag. 55)
Gli avvenimenti in Turchia durante la prima guerra mondiale sono provati come una consapevolezza del proprio destino, essere considerati alla pari di Israele come popolo prediletto. Questa sorte nasce dalla loro scelta di fede, dimostrata pure durante gli atti violenti subiti.
Il libro è apprezzabile perché dedica un’attenta analisi dei riti, dei sacramenti e dell’organizzazione attuale della religione armena. Per rendere più chiarificante ci concede un confronto con la chiesa cattolica.
Il capo della chiesa armena apostolica è il katholikos:
“Il ruolo del katholikos nella società armena è molto più significativo di quello del papa nel cattolicesimo. Non è infatti solo la guida religiosa, ma è, ed è sempre stato, l’emblema della nazione, il centro unificatore ideale di un popolo disperso …” (Pag. 83)
La chiesa armena apostolica ha gli stessi sacramenti del cattolicesimo. Per Roma tutti i sacramenti armeni sono ritenuti validi.
Le difformità sacramentali sono diverse.
Il matrimonio dei preti, come nella chiesa ortodossa, è una delle caratteristiche più dibattute.
Nonostante la diffusa errata convinzione, i preti orientali non possono sposarsi. È consentito invece di scegliere i soli sacerdoti - ma non i vescovi - anche fra persone già sposate. La differenza è evidente.
Nonostante il riconoscimento della sacralità di Mt 19,3-6 “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”, il divorzio è ammesso per motivi gravi; in questi casi riconosciuti il vescovo può concedere l’autorizzazione.
Il filo conduttore del libro è la lettura del popolo armeno come determinato a rispettare l’antica scelta, mentre altrove la secolarizzazione rende difficile mantenere una tradizione.
La Chiesa armena. Storia, spiritualità, istituzioni
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