La cangura
- Autore: Juz Aleškovskij
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Juz Aleškovskij è nato a Krasnojarsk (Russia) nel 1929, ma tuttora vive negli Stati Uniti. Conduceva nella vecchia URSS una doppia vita: ufficialmente era apprezzato come scrittore di libri per l’infanzia, mentre illegalmente era l’autore di canzoni e di romanzi “non in linea” con il regime.
“La Cangura” (Voland, 2014), scritto clandestinamente e pubblicato dopo l’emigrazione di Juz nel 1979, rappresenta perfettamente il suo stile graffiante e assolutamente originale alla Bulgakov, carico di punteggiatura e colmo di figure retoriche in cui traboccano comicità, satira e qualche volgarità.
La narrazione è un tibidabo visionario-allucinatorio non sempre facile da seguire e va da sé che l’intera vicenda non è altro che un espediente chiarissimo per denunciare la mentalità comunista della vecchia URSS.
"La dottrina di Marx è onnipotente perchè è giusta. E’ esattamente l’opposto, mio caro: è ingiusta e perciò onnipotente. Purtroppo, le dottrine giuste non sono onnipotenti a ogni stagione".
La trama è presto detta. Il protagonista Fan Fanyč è un viveur poco di buono soprannominato, tra gli altri, Signor Eccetera, che si ritrova a raccontare all’amico Kolja la propria assurda vicenda iniziata con l’accusa di aver brutalmente assassinato e stuprato la cangura Gemma allo zoo di Mosca (omicidio “consumato nell’improbabile notte tra il 14 luglio 1789 e il 9 gennaio 1905”). Fan Fanyč si ritrova incapace di difendersi e durante i suoi immaginari vaneggiamenti mette in scena un circo satirico in cui ridicolizza e scompone politici, intellettuali, uomini di potere dell’epoca social-soviet, ritrovandosi alla fine imprigionato e condannato alla fucilazione per questo supposto efferato crimine.
Di seguito un passaggio decisivo dell’inizio del suo processo, in cui compaiono nella giuria le più alte eminenze politiche dell’ex Unione:
“Ma lo spettacolo è piuttosto interessante. Nelle prime file siedono i rappresentanti delle nostre repubbliche sovietiche in costumi nazionali. Turbanti, colbacchi caucasici di astrakan, fazzoletti da testa, mantelli di feltro, bluse russe, stivali di renna, cappellini a calotta, patte o caffettani, e pugnali a iosa. Dietro, operai in tuta.”
La fucilazione verrà poi negoziata per un
“lager speciale per i nemici più pericolosi del potere sovietico, quelli che avevano preso il Palazzo d’Inverno, i compagni di lotta di Lenin, acciuffati nel ‘37”.
Tuttavia, come precisa l’autore:
“Non è mai tardi per fucilare qualcuno, ma bisogna temporaneamente sospendere questa cosa, perché i sovietici sono i primi al mondo a costruire il comunismo, ma non sono abituati a lavorare. Arrivano in ritardo, disertano il lavoro. Rubano in tutti i settori del cantiere nazionale".
“La cangura” è un romanzo allucinatorio e grottesco, in cui prevale la sfacciata satira politica piuttosto che la vicenda narrata. Purtroppo nell’edizione di Voland mancano completamente le note esplicative ai numerosissimi riferimenti a personaggi storici e letterati citati nel romanzo. Va persa in questo modo parte dell’acuta ironia di Juz.
La cangura
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