I lettori appassionati sanno bene che entrare in una libreria ricca di titoli, non necessariamente nuovissimi, è letteralmente un sogno che si avvera, soprattutto se si ha il tempo di scovare tra le centinaia di libri a disposizione qualcosa di diverso che smuova la curiosità e spinga a intraprendere una nuova appassionante lettura.
Esistono però luoghi come la libreria di Cobble Hill a Brooklyn che hanno fatto della grandissima varietà di volumi a disposizione dei potenziali acquirenti un fatto decisamente curioso e fuori dall’ordinario. Lontano da ogni forma di archiviazione elettronica e distinzione dei vari generi in appositi scaffali tra loro riconoscibili, la famosa libreria Community Bookstore di John Scioli è diventata un vero e proprio caso mediatico al punto da essere oggetto di articoli da parte di numerose testate giornalistiche come The Wall Street Journal ed il New York Times.
Ma cos’è che ha reso Community Bookstore così famosa negli anni e perché il suo proprietario ha avuto così tante difficoltà nel chiuderla definitivamente? Scopriamolo insieme.
Community Bookstore: la libreria più disordinata al mondo
La storia di Community Bookstore a Cobble Hill nasce da una separazione, quella tra il suo gestore, il signor John Scioli, e la moglie, Susan. I due avevano aperto quando ancora sposati la loro prima libreria nel 1971 nel quartiere di Park Slope, a Brooklyn. Per sua stessa ammissione, John ha sempre affermato quanto quella della letteratura fosse una passione quasi esclusiva di sua moglie Susan, ex insegnante. Prima di approdare al mondo dei libri, infatti, John Scioli aveva lavorato come tassista e nel commercio al dettaglio. L’apertura della loro prima libreria, però, aveva conquistato anche John che, circondato com’era dai libri praticamente tutto il giorno, aveva iniziato a leggerli e appassionarsi.
La piccola opportunità data da questa prima libreria aveva dato ai coniugi Scioli una nuova idea per ampliare il loro business dei libri. Fu così che nel 1974 nacque il secondo punto vendita della famiglia italo-americana con una nuova apertura a Montague Street, sempre a Brooklyn.
Nel 1980 le vite di John e Susan si separarono. A quel punto anche la gestione delle librerie venne divisa e a John rimase quella a Montague Street, la più recente. Una serie di vicissitudini e problemi legali costrinsero John a cercare una nuova ubicazione per la sua attività, trovando il suo posto ideale nel vicino quartiere di Cobble Hill dove la libreria rimase aperta dal 1985 al 2016.
È qui che la storia di Community Bookstore assume un carattere decisamente bizzarro e fuori dal comune.
La libreria di John Scioli andava via via riempiendosi sempre di più di volumi che il gestore non aveva neanche necessità di acquistare. La comunità, infatti, iniziò a fare sempre più spesso donazioni di decine e decine di nuovi libri che occupavano il locale fino praticamente ad intasarlo. Come lo stesso Scioli ha più volte ammesso, infatti, nessun titolo veniva archiviato in maniera digitale, come ormai da tempo è in uso per le librerie, e pile di libri da terra fino al soffitto rendevano il posto una sorta di strano labirinto a metà tra il magico e l’inquietante dove bibliofili e persone con tanto tempo libero a disposizione avrebbero potuto scovare tra le centinata di titoli disponibili il libro perfetto per la loro prossima lettura.
Il disordine della libreria che diventa un successo
Il caso di Community Bookstore non è certo passato inosservato al punto che testate nazionali e media si sono più volte interessate alla strana libreria super affollata di libri conservati in maniera quantomeno atipica. In un’intervista rilasciata al New York Times, John Scioli ha affermato di aver realmente notato un vero caos nella sua libreria solo dopo la morte dell’ormai ex moglie Susan, nel 2002. Senza mezzi termini, il proprietario della libreria di Cobble Hill ha ammesso di essere con molta probabilità un accumulatore seriale e di aver pensato in più di un’occasione di morire letteralmente sepolto da una delle tante pile di libri senza che nessuno se ne rendesse conto.
Dal carattere aspro, scostante, col suo fare bizzarro e l’attribuzione dei prezzi arbitrati ai libri, senza dare alcun consiglio ai clienti e spesso seduto su una sedia fuori dal locale a fumare e guardare l’andirivieni della città, la libreria di Scioli aveva anche orari di apertura piuttosto bizzarri. Negli ultimi anni, infatti, Community Bookstore apriva spesso non prima delle 17 per chiudere anche dopo mezzanotte.
La chiusura della libreria più disordinata al mondo
Sebbene abbia provato a chiudere l’attività almeno due o tre volte prima di riuscirci definitivamente nel 2016, la libreria che gestiva era sempre molto apprezzata dal pubblico, contrariamente ad ogni aspettativa. Il carattere decisamente strambo dell’ambiente e del suo proprietario, uniti al piacere della ricerca di titoli o a quello di farsi sorprendere da un libro al quale non si era pensato prima, hanno reso celebre questo luogo, rendendo la libreria stessa e il suo gestore sopra le righe memorabili.
Quando nel 2016 Scioli ha però sciolto ogni riserva decidendo di chiudere definitivamente la libreria, la buona sorte ha voluto per lui un’ottima “buona uscita” dal lavoro svolto in maniera così stramba per tutti quegli anni. Il locale sede della libreria, infatti, è stato venduto a 5,5 milioni di dollari, 10 volte in più del prezzo pagato per acquistarla. Non si può certo dire che tutti quei libri non gli abbiano portato fortuna, anche se in disordine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La libreria più disordinata al mondo: ecco dov’era e perché ha chiuso
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