Questa breve storia della narrativa per l’infanzia, volutamente imperfetta e piena di omissioni, giunge finalmente al secolo che vide la nascita vera e propria della letteratura dedicata ai ragazzi: l’Ottocento.
Jean Jacques Rousseau, filosofo e scrittore ginevrino vissuto a fine Settecento, fu il primo a mettere il bambino al centro dell’attenzione scrivendo anche un trattato di pedagogia "Emile", ancora oggi apprezzato e oggetto di studio.
Finalmente il bambino è compreso e non è più considerato un adulto imperfetto ma un essere in formazione che necessita di cure adeguate per un regolare e valido sviluppo. Grazie a lui e dopo di lui, tanti si interessarono alla salute psicofisica del fanciullo e finalmente degli scrittori hanno iniziato a realizzare opere ad hoc destinate ai fanciulli.
In Italia dopo l’unità d’Italia, tra gli altri due scrittori si sono interessati all’universo infantile lasciando dei capolavori ancora oggi amati e ricordati malgrado la loro sostanziale diversità, ma entrambi caratterizzati da una visione laica della società tesa a sviluppare nel bambino l’idea di futuro suddito del regno:
- Carlo Collodi, autore dell’immortale Pinocchio, amatissimo in tutto il mondo e protagonista nel 1940 di un cartone animato firmato da Walt Disney;
- Edmondo De Amicis con il suo "Cuore", un libro che voleva formare la coscienza dei piccoli italiani in un afflato comune di studio, lavoro, onore e e patria.
Da allora molto si è fatto per la narrativa infantile ma, nonostante tutto, i vecchi libri scritti nel lontano XIX secolo continuano ad avere un loro fascino.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La narrativa per l’infanzia nell’Ottocento: Rousseau, Collodi e De Amicis
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