Le amiche del cuore di Fay Weldon

Le amiche del cuore è stato scritto nel 1974 da un’autrice che a quel tempo aveva già pubblicato romanzi e racconti e già scritto sia per il teatro che per la televisione, avendo lavorato anche nel settore della pubblicità.
Fay Weldon è dunque perfettamente in grado di padroneggiare la sua penna che si intinge nell’inchiostro corrosivo e smagliante del suo stile personale e ironico, che oscilla tra l’eleganza formale e l’appassionata partecipazione alle vicende narrate.

Sono tre le protagoniste di questo romanzo: Marjorie, rifiutata per tutta la vita da una madre vanesia ed egoista che svolazza per il mondo in svariate compagnie maschili per vendicarsi del marito, partito volontario in guerra; Chloe, che vive e assorbe un’educazione pesantemente sessista e repressiva da parte della madre vedova che si consumerà tutta la vita nell’illusione e nella vana attesa dell’amore; Grace, che non ha mai accettato i suoi genitori, preferendo fantasticare sulla possibilità di essere stata scambiata nella culla.
Ecco, tre bambine che si trovano per caso insieme, le prime due arriveranno evacuate con altri sessanta bambini su di un treno che ha sbagliato binario e si ferma in una stazione sbagliata: da qui può partire la storia.
Ed è la storia della loro adolescenza e dei loro diversi giovani amori, le cattiverie e le follie, gli infiniti errori degli anni a seguire, i matrimoni e le separazioni, i figli nati e quelli abortiti, le recriminazioni e le speranze.
Ah, le speranze di queste donne, nutrite dai film e dai romanzi rosa e delle riviste: con che cuore, la loro anima grida, grida sempre all’uomo davanti a loro "abbi cura di me, amami, proteggimi, nel sonno e nella veglia", così come fa dire Fay Weldon a una delle sue protagoniste.

L’autrice parteggia vistosamente per le sue donne: gli uomini entrano ed escono dalle loro vite portando bagagli di inconsistenza, di arrogante egoismo e di sottile crudeltà, la loro forza sta nel loro potere maschile di ferire - in tutti i sensi.
E poi di ritornare chiedendo cura, amore, compassione; e case accoglienti, focolari accesi, figli accuditi e pace.
Mentre le donne, abbandonati i sogni, diventate adulte, si dibattono fra le molteplici difficoltà: e i figli, così amati, sono sempre ai primi posti, così come dice l’autrice:

"Oh amiche, amiche mie, come siete state sagge a non avere avuto figli o ad averli abbandonati. Meglio abortirli, farsi sterilizzare o farsi chiudere le tube. Partorisci e concedi ad altri il potere di distruggerti, di moltiplicare mille volte le tue ferite, di farti soffrire."

Eppure la vita va avanti, va sempre avanti: le sue donne, le donne di tutti i giorni, quelle ci stanno a fianco in treno o in metro, sono come noi: "noi che spazziamo e spolveriamo, facciamo del nostro meglio per noi e per i nostri famigliari. Non siamo solidali tra noi. Deve essere così, se vogliamo sopravvivere."
Il libro si chiude con un appello diretto alle lettrici, cui viene rivolto l’invito a vivere il presente perchè "i giorni presenti possono essere felici e quelli futuri forse no."
E quindi, attenzione, ponete attenzione ai giorni, alle ore, ai minuti: sono solo quelli che abbiamo e su cui possiamo influire.
Le tesi caldeggiate nel libro possono trovarci più o meno concordi, ma lo stile assolutamente personale, elegante, brillantissimo dell’autrice ne fa un piccolo gioiello da non mancare.