Il racconto Le mura di Anagoor di Dino Buzzati, appartenente alla raccolta Sessanta racconti, è una rappresentazione simbolica del viaggio alla ricerca della felicità e della sua continua attesa.
Ecco nel dettaglio il riassunto della trama e un commento al racconto.
Il riassunto de Le mura di Anagoor
Nel racconto Le mura di Anagoor, Dino Buzzati ci presenta la storia di un uomo che, trovandosi nel deserto del Tibesti (Sahara), viene invitato da una guida indigena a visitare le città di Anagoor, di cui non si trova traccia sulle carte geografiche, né nelle guide turistiche.
Accettato l’invito, il protagonista parte all’alba in macchina con la guida alla volta della città, attraversando il deserto caldo e assolato. Giunto sotto le mura di quella che sembra sia la città, scorge una folla eterogenea di gente che, accampata ai piedi delle mura, mostra di attendere con ansia l’aprirsi di una grande porta di ferro massiccio.
Il protagonista è assalito dal dubbio che al di là delle mura non esista realmente una città, ma la guida Megaloon lo rassicura della sua esistenza, portando come prova l’esistenza di fumi che di tanto in tanto dalla città salgono al cielo e la notizia che almeno una volta la porta è stata aperta. Quando ciò è accaduto, però, non è in grado di precisarlo, potrebbe risalire a poco tempo o addirittura a tre secoli prima.
L’improvvisa apparizione, dopo pochi minuti dall’arrivo, di alcuni anelli di fumo mette in agitazione l’accampamento. L’evento più che convincere il nostro protagonista gli sollecita perplessità e riflessioni sulla stranezza del fenomeno.
Dopo aver saputo dalla guida che almeno un uomo, un viandante ignaro, era stato fatto entrare, decide di restare e aspettare.
La vicenda si conclude quando il protagonista, stanco di aspettare per 24 lunghi anni, decide di abbandonare l’accampamento, nonostante gli altri pellegrini gli rimproverino la sua impazienza e la sua presunzione verso la vita.
Le mura di Anagoor: commento al testo
Il titolo del racconto Le mura di Anagoor si giustifica perché le mura sono tutto quello che della città in cui si vive felici l’uomo è in grado di godere, ma che lo separano per sempre dal raggiungere il bene a cui aspira.
L’autore nel racconto, più che una storia realmente accaduta, vuole rappresentare in modo simbolico il viaggio dell’uomo alla ricerca della felicità di cui tutti parlano, molti di ogni condizione sociale aspettano fiduciosi e si illudono un giorno di raggiungere.
L’atteggiamento del protagonista, che possiamo desumere riveli il pensiero dell’autore, è disincantato e non troppo disposto a cadere nelle illusioni, anche se per un lungo periodo di tempo riconosce di essersi abbandonato all’attesa di qualcosa che doveva accadere.
Anch’io, come l’autore, penso che spesso viviamo nell’attesa di vedere realizzati i nostri sogni, che ci promettono una felicità di cui vediamo solo i contorni – come le mura di Anagoor – ma che non possiede la concretezza della vita.
Il ritmo narrativo veloce (frequente alternanza di dialoghi brevi e sommari narrativi) rende con efficacia l’ansia del vivere e della ricerca della felicità, ma, al tempo stesso, suggerisce un pizzico di malinconia e pessimismo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le mura di Anagoor: riassunto e commento del racconto di Dino Buzzati
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