Quali sono i migliori libri sul lavoro, i saggi e le narrazioni che possono aiutarci a comprendere i rapidi cambiamenti che stanno investendo la società e il nostro modo di vivere? A questa domanda, tra le altre, hanno risposto i relatori di Nobìlita, il primo Festival di cultura del lavoro italiano, tenutosi all’Opificio Golinelli di Bologna il 23 e il 24 Marzo scorsi.
Organizzato da Fiordirisorse, la business community che in dieci anni di attività ha raccolto intorno a sé oltre seimila professionisti che ogni giorno, su un effervescente gruppo di Linkedin, si scambiano opinioni, consigli, competenze e buone pratiche aziendali, il Festival Nobìlita ha coinvolto oltre sessanta relatori che si sono avvicendati in otto sessioni divulgative alternate da sei monologhi di cultura manageriale.
Restituiamo il lavoro alle persone: questo il tema della prima edizione del Festival Nobìlita che si è proposta di creare un nuovo ponte tra cittadini, imprese ed istituzioni, raccontando buone pratiche e competenze affinché possano diventare patrimonio comune.
Molti gli aspetti dell’attuale scenario socio-economico italiano e internazionale indagati per cercare di comprendere le tante trasformazioni che, complice la rivoluzione digitale, stanno investendo i luoghi e le modalità di lavoro, le aziende come organizzazioni e le persone che operano dentro, intorno e al di fuori di esse. Le otto sessioni del festival hanno concentrato l’attenzione su tematiche quanto mai attuali, come la generazione dei freelance e i falsi miti dell’innovazione (come le start-up), il terzo settore e le B-Corp, il welfare ancora troppo assente nelle scelte imprenditoriali aziendali, le buone pratiche da mettere in campo in momenti cruciali come quelli della selezione e della formazione e le fragilità e le discriminazioni che colpiscono particolari fasce di lavoratori come gli under 30, gli over 40 o le donne.
Nei loro interventi molti dei relatori hanno segnalato uno o più libri sul lavoro, strumenti utili per comprendere ed orientarsi nello scenario attuale. Ecco quali sono.
I migliori libri sul lavoro consigliati a Nobìlita Festival: la saggistica
Tra gli interventi che ho apprezzato maggiormente quello del giornalista Giorgio Meletti che ha consigliato “La grande trasformazione” di Karl Polanyi. È un sintesi di ampio respiro, capace di attingere alla quasi totalità delle scienze umane, scritta allo scopo di dimostrare che i rapporti mercantili sono tutt’altro che naturali e che il mercato non ha alcuna capacità di autoregolarsi. Meletti ha citato questo testo mentre sintetizzava la teoria del plusvalore di Marx (viva dio qualcuno che in un festival di cultura del lavoro ne parla ancora - altro che rimorsi, rimpianti, baci, abbracci, cuoricini e like), per spiegare che nelle società attuali i mercati protetti tendono a scomparire determinando sempre più profonde disuguaglianze (tra l’altro Giorgio Meletti ha scritto, alcuni anni fa, insieme a Gianni Dragoni, un libro intitolato “La paga dei padroni” proprio per spiegare il fenomeno dei maxi stipendi dei manager pubblici e privati). Questo fenomeno, secondo Meletti, ha tra i suoi principali responsabili due criminali come Ronald Reagan e Margaret Thatcher e la maggior parte di coloro che lo subiscono sono tutt’altro che affascinati da quella tanto acclamata autoimprenditorialità che viene vista sempre di più come la panacea di tutti i mali (le strutture, le agenzie, gli evangelisti che la promuovono proliferano meglio dei batteri). Chapeau.
Altra analisi di scenario indispensabile, per comprendere come gli attuali cambiamenti scientifici e tecnologici stiano impattando sulla società attuale, modificandola irrimediabilmente e velocemente è “La fine del lavoro” dell’economista e sociologo Jeremy Rifkin che ha pubblicato numerosi volumi su questi tematiche e che è da anni impegnato nella promozione di politiche economiche responsabili. Lo ha consigliato il già citato Dragoni, insieme a “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert Pirsig.
Un libro di cui si molto parlato al momento della sua uscita, pochi mesi fa, è “Sapiens. Da animali a dèi: Breve storia dell’umanità”, altro saggio interdisciplinare dove l’autore Yuval Noah Harari, con l’abilità del grande oratore, intreccia sapientemente storia, economia, psicologia, biologia e religione, per spiegare i grandi cambiamenti che hanno segnato la storia dell’umanità, fin dalle sue origini. Libro consigliato da Massimo Cerofolini, conduttore di Eta Beta, su Radio1.
Tra i libri sul lavoro consigliati al Festival Nobilita troviamo anche altri saggi di sicuro valore: “L’uomo artigiano” di Richard Sennett (consigliato da Vincenzo Moretti) e “Marinaio e Gentiluomo” di Norbert Elias (consigliato da Ylenia Curzi), sull’affermazione della figura di Francis Drake nella marina inglese.
Alle conseguenze nefaste della rivoluzione tecnologica e dei cambiamenti climatici, che danno luogo a numerose mitologie dell’Apocalisse è dedicato “Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine” di Déborah Danowski e Eduardo Viveiros de Castro; libro segnalato da Giorgio Di Tullio (peccato non averlo potuto ascoltare).
Nella sezione dedicata alla scomparsa del welfare Frediano Finucci ha consigliato “Age in the welfare state” di Julia Lynch mentre dai relatori della sezione dedicata a imprese sociali e terzo settore sono stati segnalati “Pappagalli verdi” di Gino Strada e “Reinventare le organizzazioni” di Frederic Laloux.
Non sono mancati neanche i consigli sui saggi dedicati alla comunicazione interpersonale, alla autostima e alla motivazione e all’empowerment, eccone alcuni: “La legge del contrario” di Oliver Burkeman (Paolo Vergnani), “Quel pollo di Icaro” di Seth Godin (Cristiano Carriero) e “Il miglior discorso della tua vita” (Alberto Maestri).
Tra i relatori del Festival Nobilita avrebbe dovuto esserci anche Marta Fana (peccato non averla potuta ascoltare). Il suo libro, “Non è lavoro, è sfruttamento”, un bestiario del lavoro contemporaneo diventato in poche settimane un caso editoriale, offre un quadro realistico e impietoso delle magnifiche sorti progressive della new economy; un volume indispensabile che andrebbe consigliato più di qualunque altro per capire come davvero sta cambiando il mondo del lavoro, e non solo.
I migliori libri sul lavoro: narrativa e poesia
Tra i libri sul lavoro va per la maggiore la saggistica, e non potrebbe essere altrimenti, tra i consigli di lettura dei relatori del Festival Nobilita non sono però mancati neanche i titoli di narrativa e di poesia, generi che permettono di apprezzare con maggiore immediatezza i versanti più concreti di questo tema.
Lo dimostra bene “Donnarumma all’assalto” di Ottiero Ottieri (consigliato da Toni Muzi Falconi), un classico della letteratura industriale (dove confluiscono gli intellettuali che negli anni Sessanta furono cooptati da industriali illuminati, come Adriano Olivetti, nelle gestione delle fabbriche), un genere di cui oggi si trovano pochi esempi nelle novità editoriali ma che rimane di grande attualità. La storia narrata da Ottieri è quella di un direttore del personale, impegnato nelle selezioni delle maestranze da impegnare in un nuovo stabilimento che un’azienda del nord sta aprendo a Pozzuoli; tra i temi portanti del romanzo l’umanizzazione del lavoro, l’assistenzialismo, il diritto al lavoro e la questione meridionale, tornata di stringente attualità dopo il voto del 4 marzo.
Altro classico segnalato è “L’altrui mestiere” di Primo Levi (indicato da Luca Vignaga) una sorta di autobiografia che mostra tanti sconfinamenti letterari dell’autore, a suo agio nella chimica, nella biologia, nella botanica, nella zoologia.
Infine “E poi, Paulette” di Barbara Constantine (segnalato da Elisabetta Zanarini) storia del cambiamento repentino avvenuto nella vita di Ferdinand che, prima solo, si ritrova in compagnia di strambi personaggi che popoleranno la sua cascina.
Quello compiuto da Francesca Del Moro ne “Gli obbedienti” (consigliato da Fabio Franzin) è lo sforzo di dare misura, ritmo e stile alla rabbia per l’indegnità in cui è scivolato l’uomo contemporaneo: sono versi di una raccolta compatta, che descrivono una pervasiva condizione di sub-umanità.
Nelle “Settantacinque poesie” di Konstantinos Kavafis (consigliato da Stefania Zolotti) ritroviamo invece un concentrato della storia e della cultura greca dove compaiono rappresentazioni pregnanti della società e della quotidianità antiche.
Concludo con una citazione:
“I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”.
È una proposizione del “Tractatus Logico-Philosophicus” di Wittgenstein, un libro che non si occupa di lavoro e dal quale è sempre molto rischioso estrapolare finanche le virgole, dal momento che il senso di ogni singolo frammento si comprende - se si comprende - solo attraverso lo svolgimento dell’intero percorso. Il professor Luciano Floridi ha utilizzato questa frase durante il suo monologo di cultura manageriale (uno degli interventi che da soli valevano la partecipazione al Festival) per sottolineare che una delle competenze fondamentali per affrontare le sfide del prossimo futuro sarà la conoscenza di linguaggi differenti (non solo le lingue propriamente dette ma anche il coding o il C++).
Con quella stessa frase si potrebbe sintetizzare anche quanto detto da Anna Maria Testa (altro intervento che da solo valeva la partecipazione a Nobilita): avere a disposizione un lessico quanto più ricco di parole (della nostra lingua madre, prima, e di altre lingue, poi) permette non solo di illustrare ma anche di enucleare concetti differenti e complessi, e quindi di esplorare meglio la realtà che ci circonda. Per questo mi è sembrato utile appuntare i libri sul lavoro consigliati al Festival Nobilita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Libri sul lavoro: consigli di lettura dal Nobilita Festival
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