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Lo scorso 7 Agosto compariva sul sito web del Ministero dell’Istruzione e del Merito un comunicato stampa che annunciava le principali novità introdotte dalle nuove linee guida per l’Educazione Civica 2024.
Dopo un mese esatto (7 settembre), sentito il parere non vincolante del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), il ministro Giuseppe Valditara firma il decreto (DM 183/2024) che rende effettive e operative, già per l’anno scolastico in corso, le nuove linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica.
Cerchiamo di capire quali sono i contenuti del testo e cosa c’è di nuovo nelle linee guida, senza dimenticare come funziona l’insegnamento dell’educazione civica nella scuola superiore italiana e cosa, all’atto pratico, comporti il decreto ministeriale recentemente emanato.
Le nuove competenze di Educazione Civica per il 2024
Nelle nuove Linee Guida sull’Educazione Civica troviamo vistose novità non solo riguardo ai principi e ai nuclei concettuali ma, soprattutto, ai traguardi e alle competenze che dovrebbero essere educate mediante l’insegnamento della disciplina. Concentriamoci su quel che c’è di nuovo per la scuola superiore, senza dimenticare che lo schema di decreto recante le nuove linee guida ha ricevuto, alla fine dell’Agosto scorso, parere negativo da parte del CSPI.
Già nel paragrafo riguardante i principi della disciplina troviamo chiari riferimenti a quelli che sono i valori portanti della compagine di Governo: viene sottolineata la centralità dell’individuo, “l’appartenenza alla comunità nazionale che è comunemente definita Patria”, fino alla valorizzazione delle “varie eccellenze produttive che costituiscono il Made in Italy”, solo per fare qualche esempio. Tutto legittimo, per carità: la centralità dell’individuo è un principio proprio di ogni stato di diritto e anche la nostra Costituzione cita espressamente il concetto di Patria (a proposito della sua difesa, ad esempio) o di unità nazionale (rappresentata dal Presidente della Repubblica). C’è da chiedersi, però, se fosse così indispensabile dettagliare in modo certosino quelli che sono i principi di una disciplina.
Alcune delle novità più controverse riguardano, invece, i tre nuclei concettuali ovvero i tre filoni sui quali dovrebbe articolarsi l’insegnamento dell’Educazione civica: lo si vede bene fin dalla loro nuova denominazione. Mentre per quanto riguarda l’ultimo si continua a parlare di Cittadinanza digitale, a proposito del primo nucleo, in luogo di Costituzione, diritto (nazionale e internazionale) legalità e solidarietà troviamo un più semplice Costituzione. Nel paragrafo dedicato a questo primo nucleo l’estensore del decreto non manca di sottolineare quanto sia importante conoscere i principi e le leggi che regolano tanto le istituzioni nazionali che sovranazionali, come la necessità di contrastare qualsiasi forma di criminalità e di illegalità ma non troviamo quasi alcun riferimento alla solidarietà sociale.
È, però, il secondo nucleo concettuale ad aver sollevato le maggiori perplessità: qui, infatti, da Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio (delle vecchie linee guida) si passa a Sviluppo economico e sostenibilità. Di questo slittamento semantico non se ne sentiva proprio la necessità: come ha giustamente rilevato il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione si tratta di una rivisitazione che lascia in sordina l’Agenda 2030 (richiamata solo in una nota) e che si avventura in tematiche e argomenti che non erano contemplati neanche dalla Legge istitutiva dell’insegnamento dell’Educazione Civica.
I valori portanti della nuova Educazione Civica versione Valditara li ritroviamo declinati nelle competenze e negli obiettivi di apprendimento definiti per le scuole superiori, nella parte finale del documento.
Accanto ad essi c’è, ad esempio, anche una grande attenzione ai diritti delle donne e alla violenza contro le donne, tematica ancora una volta tanto sacrosanta quanto parziale, perché trascura quella più onnicomprensiva della violenza di genere.
La stessa parzialità è evidente riguardo alla libertà di iniziativa economica privata e alla tutela della proprietà privata: valori costituzionali, sì, ma stante il limite (che non viene adeguatamente sottolineato) di non porsi in contrasto con l’utilità sociale. Sempre su questo punto, poi, c’è da chiedersi se il riconoscimento del valore dell’impresa individuale e l’incoraggiamento dell’iniziativa economica privata possano davvero essere considerati degli obiettivi di apprendimento: sembra risuonare la retorica del “diventa imprenditore di te stesso”, un mantra che purtroppo circola già da qualche anno nelle scuole italiane, non si capisce bene perché.
Scarica le nuove Linee Guida di Educazione Civica per l’anno scolastico 2024/2025
L’insegnamento dell’Educazione Civica nella scuola superiore
Introdotto con la Legge 92/2019 dall’allora ministro dell’Istruzione e della ricerca Marco Bussetti, in quota Lega nel Governo Conte I, l’insegnamento dell’Educazione Civica, tanto apprezzabile in linea teorica, è stato, in questi ultimi anni, sempre fonte di affanno per il corpo docente. Ciò per la sua particolare strutturazione: la legge prevede, infatti, che si eroghino un minimo di 33 ore annue di Educazione Civica, da reperire e ripartire all’interno del monte ore delle diverse discipline curriculari. In sede di programmazione di inizio anno i consigli di classe, che nominano anche un tutor o coordinatore per l’Educazione civica per ciascuna classe (negli indirizzi in cui viene insegnato Diritto è il docente di questa disciplina a svolgere funzioni di tutor), stabiliscono il numero di ore che tutte le materie, o solo alcune, devono dedicare alla disciplina. L’insegnamento, quindi, viene impartito in modo trasversale: ogni insegnante, tra quelli designati dal consiglio, deve realizzare lezioni di educazione civica nelle proprie ore e prevedere prove di verifica che, poi, alla fine del primo periodo didattico o dell’anno scolastico, consentiranno di definire la valutazione di ogni alunno.
L’intempestività delle nuove Linee Guida sull’Educazione Civica
La scuola italiana, ça va sans dire, è un carrozzone ormai impazzito: oltre all’Educazione Civica – in linea di principio un insegnamento nobile, ribadisco – nelle ore mattutine, quelle che dovrebbero essere dedicate alle cosiddette discipline curriculari, la scuola e gli insegnanti in primis, devono spesso dedicare tempo e energie anche alle più diverse iniziative dedicate all’ampliamento dell’offerta formativa, all’orientamento, ai progetti finanziati dal PNRR e chi più ne ha più ne metta.
Le nuove linee guida sull’Educazione Civica arrivano, e pretendono applicazione, in un momento dell’anno in cui, al di là delle varie questioni stagionali, come la copertura delle cattedre, le scuole sono già molto prese dalla programmazione annuale e dall’impostazione dell’anno scolastico. Chiedere agli insegnanti di adottare nuovi parametri per l’insegnamento di una disciplina che già di per sé è frazionato, appare fuori luogo ma soprattutto fuori tempo. Meglio sarebbe stato recepire con calma i congrui rilievi del CSPI, approntare un testo definitivo più rispettoso di quel parere e prevedere la sua applicazione nel prossimo anno scolastico. Non dimentichiamo che per ciascuno degli obiettivi di apprendimento nei quali si declina una competenza, l’insegnante, ammesso e non concesso che conosca abbastanza a fondo la tematica (ho qualche dubbio che un letterato o un biologo, ad esempio, siano così esperti di educazione finanziaria, autoimprenditoria e affini) deve predisporre e realizzare attività efficaci, accattivanti e interessanti. Le capacità manageriali della scuola italiana, però, sia nel micro che nel macro, non finiscono mai di stupire, pur di complicare la vita di chi ci lavora questo e altro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Linee Guida Educazione Civica 2024: cosa c’è di nuovo?
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