Lo stato di emergenza. Riflessioni critiche sulla pandemia
- Autore: Andrea Zhok
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Adesso che il governo Draghi ha assaggiato il sangue degli italiani testandone il grado di sopportazione, difficile possa mollare la presa. Ultimato senza gloria lo stato di emergenza, perdura infatti il ricatto per fasce anagrafiche di cittadini e lavoratori. Con la spada di Damocle aggiuntiva di un plausibile ritorno al passato restrittivo e alla vaccinazione urbi et orbi, per combattere (?) le varianti d’autunno. Tra l’assordante silenzio dei molti e l’accanito sanfedismo dei media di regime, la gestione pandemica (secondo le direttive di sorveglianza e punizione paventate da Foucault) sancisce in Italia il definitivo tramonto della democrazia. Nel tempo insano del globalismo liberista, la dittatura si propaga anche nel resto del mondo attraverso sottospecie da fare invidia al virus. Con il tratto comune delle armi di persuasione di massa (social, stampa e televisioni) incidenti sulla coscienza critica del cittadino-medio più degli arsenali a disposizione degli stati. Il metodo utilizzato dal presidente del consiglio Draghi ripristina il più viscido revanscismo democristiano: la fede in Dio surrogata dalla fede irrazionale in inutili quanto sinistri vaccini; il Verbo di Dio, dalla finta-scienza millantata da Big Pharma. In questo scenario da “mondo nuovo”, può esserci di conforto una bibliografia filosofica antagonista in crescita esponenziale. Saggi e pamphlet affatto genuflessi alla narrativa propagandata da ventriloqui e intellettuali (insomma) al soldo del potere.
Dal saggio di Andrea Zhok Lo stato di emergenza. Riflessioni critiche sulla pandemia (Meltemi, 2022) (alla (s)cortese attenzione dei convinti assertori della solidità scientifica dei diktat governativi):
“Nonostante quasi due anni di balletti imbarazzanti, di dichiarazioni e smentite e giravolte, gli organismi sanitari alle dipendenze del governo esigono l’assoluta acquiescenza dell’intero comparto sanitario. Questa obbedienza […] è stata richiesta da chi nel corso di un anno ha sostenuto in serie: immunità di gregge con il 70% di vaccinati; anzi no, con l’80%; anzi no, obiettivo impossibile; efficacia dei vaccini al 97%, anzi al 67%; copertura dei medesimi di sei mesi, anzi nove; anzi dodici, o forse tre o quattro mesi; loro conservabilità a -80°, anzi no, anche in un frigo normale; loro scadenza estendibile di tre mesi che nemmeno lo yogurt; inoculazioni di coktail di vaccini diversi mai sperimentati insieme, che una mia zia ha detto che fan benissimo; protocolli sanitari congelati per mesi su “tachipirina e vigile attesa”, senza considerare nessun trattamento con farmaci riconvertiti (ampiamente usati altrove)…E sulla base di questa performance cristallina poi li vediamo minacciare di radiazione, sanzioni o morte professionale chiunque non si allinei con posizioni che […] sono anche le più gradite alle multinazionali del farmaco”. (pag.111)
L’estratto è copioso ma è difficile non appassionarsi (e non riflettere) sulla legittimità critica degli articoli monografici raccolti da Zhok per la sua recente pubblicazione. Fra questi, un paio richiesti all’autore da importanti quotidiani nazionali, quindi cassati in seconda battuta per la scomodità delle tesi sostenute. La connivenza delle testate giornalistiche e televisive con i folli (in quanto elusivi del piano di realtà) provvedimenti del governo, rappresenta un’evidenza ulteriore della deriva antidemocratica in atto in Italia.
Scrive ancora Andrea Zhok, a pagina 71:
“Lo scorso 8 settembre è morta in provincia di Udine G.L., una ragazza di sedici anni, per un arresto cardiaco all’indomani della seconda dose di Pfizer. Cinque giorni dopo, il 13 settembre, è morta all’ospedale di Bari M.E.A. di quattordici anni, entrata in coma un mese prima, all’indomani della seconda dose del vaccino. In altri periodi, quando un adolescente moriva all’improvviso in questo modo […] la notizia diventava subito nazionale. Si cercava il motivo di questo evento scioccante e contro natura. Non nell’anno II dell’era Covid, dove la pluralità di casi di inspiegabili malori improvvisi piovuti quest’anno in soggetti insospettabili (atleti, giovani, ecc.) non ha praticamente mai raggiunto la Libera Stampa Nazionale, rimanendo eventi relegati alla cronaca locale o a trafiletti evasivi”.
Come spergiurano le star della virologia televisiva, con il sostegno di macchiette e soubrettine — in ispecie del PD (e certo ce ne vogliono di coscienza sporca e faccia tosta per rinnegare a tal punto la storia e le radici ideologiche da cui provengono) - quella alla pandemia è “una guerra” in corso. Ne consegue che anche l’informazione- su Covid & Vaccini è informazione “di guerra”: cioè informazione bugiarda, cioè omertosa, cioè strumentale e vigliaccamente di parte, persino al cospetto delle incongruenze più apodittiche, e delle prevaricazioni sui cittadini attuate a forza di decreti governativi (e i diritti costituzionali? E il parlamento? Che fine ha fatto il parlamento italiano, presidenti Draghi & Mattarella?). Possibile che tutto questo sfugga, o lasci indifferente, la maggior parte dei sudditi italiani? (Ed è vero che, come sosteneva Luther King “alla fine, ricorderemo non le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici”.) Come non accorgersi che i veri rischi – per le libertà individuali prima ancora che per la salute fisica e mentale dell’individuo — non vengono dal Covid ma dalla sua gestione discriminatoria (via green pass), fallimentare e malgrado ciò ancora ostinata e partigiana? Se la stampa nazionale abdica unanimemente dal suo dovere informativo è legittimo o no (dati i mala tempora) denunciare in Italia la sospensione dello stato di democrazia?
Lo stato di emergenza è un libro nero che solleva questione di portata capitale, sollecitando a ragionare secondo ottiche e prospettive ulteriori da quelle propinate dal pensiero unico di Stato. Si tratta di un saggio parcellizzato in articoli di riflessioni critiche sulla pandemia. Un saggio rivendicativo, articolato, fuori dai denti, leggibile, politico, pensabile come disalienante, in quanto rivelatore sopra e sotto-traccia del grande pericolo democratico, anticipato dal dogmatismo, dall’arroganza, dalla censura sviluppati nei confronti della riflessione e/o del dissenso.
Ogni catastrofe comincia quasi sempre in sordina. È stato così per il tracimare catastrofico di un capitalismo dalla maschera democratica e il volto disumano. Bisogna costringersi a non perdere la speranza, in Italia continuare a denunciare (come fa il saggio di Andrea Zhok) le malefatte di un pool di sedicenti salvatori della patria, trasformatosi sotto copertura pandemica da “governo dei migliori” in élite di potere artefice di un “golpe bianco”.
Lo stato di emergenza. Riflessioni critiche sulla pandemia
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