Tra la fine del Seicento e i primi del settecento l’avvento del romanzo scritto da borghesi e destinato a borghesi richiese agli autori la necessità di ricorrere a un certo realismo per incentivare l’attenzione dei lettori. D’uopo scegliere luoghi esistenti per l’ambientazione delle storie e di qui il ricorso a Londra.
Daniel Defoe, padre del romanzo inglese ed europeo è stato uno dei primi a trattare di Londra in opere letterarie. Si pensi al Diario dell’anno della peste nel quale l’autore narra di quanto accadde nella capitale inglese in occasione dello scoppio dell’epidemia. Anche in Moll Flanders le descrizioni di Londra sono abbondanti e particolareggiate, tanto da avere l’impressione di passeggiare in certe strade londinesi.
Pur non essendo centrale nella storia, Londra torna e occupa una buona parte della vicenda in Tom Jones. A un certo punto tutti i protagonisti del romanzo convergono verso Londra che così diventa protagonista oltre che ambientazione. La scelta della capitale indica il cambiamento socio-economico inglese: non più terra di proprietari terrieri che quindi hanno base nelle contee e nelle campagne ma anche nazione di scambi commerciali (simboleggiati dalla metropoli che vede aumentare non a caso in maniera esponenziale la sua popolazione).
Jane Austen guarda essenzialmente alla gentry di campagna, ma anche con lei Londra assurge a protagonista in quanto accade spesso che i personaggi delle sue storie si rechino in città. Si pensi ad esempio alle due sorelle di Ragione e Sentimento che proprio a Londra vengono a conoscenza del fidanzamento dello spasimante della più giovane e romantica sorella Marianne.
La centralità di Londra soprattutto come simbolo anche negativo assume un’ulteriore valenza in epoca vittoriana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Londra nella letteratura: dal Seicento al primo Ottocento
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